
La differenza fra un giocatore vero, che qualcuno pronostica fra i vincitori Slam del futuro, e uno che del giocatore vero ha tanto, ma non sempre riesce a mettere al loro posto ogni tasselli del suo tennis, si è vista lì, in quel maledetto terzo set. Sia nelle occasioni buttate da Fognini, sia in quelle difese con i denti da Pouille, che in tanti passaggi del match ha giocato meno bene, ma – primo set a parte – è riuscito a tenere un buon livello medio, alzandolo alla bisogna, quando era il momento di mostrare gli artigli. Sul primo set-point (sul 5-4 per Fabio) ha sparato un ace esterno a 211 all’ora, sul secondo ha seguito la stessa tattica e Fognini l’ha toccata appena, mentre sul terzo la fortuna ha provato ad aiutare Fabio, ma il francese non si è fatto spaventare da una deviazione del nastro e l’errore l’ha commesso l’azzurro, punendo un’incolpevole racchetta. Una reazione che col set a due soli punti pareva eccessiva, invece ha sfogato anche la frustrazione per la successiva fuga di Pouille. Il francese ha scollinato nel tie-break, aperto da un doppio fallo di Fognini e deciso da altri tre errori del ligure (tutti col diritto), e poi ha lasciato l’azzurro a distanza di sicurezza nel quarto, fuggendo subito sul 3-0. Non è finita lì e nemmeno sul 4-1, perché Fognini ci ha messo l’orgoglio ed è riuscito a rifarsi sotto, andando a servire per impattare sul 4-4, ma il suo tennis era troppo figlio del momento e dell’entusiasmo. Si è acceso e spento in continuazione, da un secondo all’altro, senza trovare la continuità necessaria per vincere un match così importante. Un diritto steccato ha mandato Pouille a servire per la semifinale, e cinque minuti dopo sul campo c’era il bandierone rosso bianco e blu, mentre la nazionale azzurra rientrava a testa bassa negli spogliatoi.

In conferenza stampa, Fognini ha detto di essere contento del livello espresso e ha ripetuto due volte di non avere nulla da rimproverarsi, guardando il bicchiere mezzo pieno. Le tante chance avute per vincere la partita contro un top-10 (o quasi: questa settimana è numero 11), secondo il trentenne di Arma di Taggia, sono un buon segnale del suo stato di salute, da provare a far fruttare nei prossimi tornei sulla terra battuta. Tutto vero, ma una visione più onesta il bicchiere lo vede mezzo vuoto, perché il Pouille di oggi era battibile, e di chance per vincere ce ne sono state eccome. Tuttavia, la partita se l’è presa Pouille, e non solo per meriti suoi. La vittoria del 24enne di Grande Synthe ha sigillato un week-end nel quale tutti i cinque incontri sembravano apertissimi, invece sono andati esattamente come dovevano andare. Pouille era il giocatore più forte presente a Genova, e ha regalato a Yannick Noah i due punti che i francesi si aspettavano; Fognini ha fatto il suo contro Chardy nella prima giornata e il doppio francese si è confermato fra i più forti del mondo. Per tanti motivi, compreso un pizzico di patriottismo, era lecito attendersi qualcosa di diverso, ma nello sport il vince (quasi) sempre il più forte. Semmai, bisognerebbe interrogarsi su come mai sia sufficiente una Francia arrangiata per l’occasione, costretta a tenere fuori Tsonga, Monfils e Gasquet, per sbarrare la strada alla miglior Italia. Ma questa è tutta un’altra storia.
COPPA DAVIS 2018 – Quarti di finale
ITALIA VS FRANCIA 1-3
Valletta Cambiaso, Genova, terra rossa outdoor
Lucas Pouille (FRA) b. Andreas Seppi (ITA) 6-3 6-2 4-6 3-6 6-1
Fabio Fognini (ITA) b. Jeremy Chardy (FRA) 6-7 6-2 6-2 6-3
Herbert/Mahut (FRA) b. Fognini/Bolelli (ITA) 6-4 6-3 6-1
Lucas Pouille (FRA) b. Fabio Fognini (ITA) 2-6 6-1 7-6 6-3
