di Tommaso Vitali - 25 June 2022

Novak Djokovic: "La classifica non è più una priorità. US Open? Mi piacerebbe partecipare, ma non spetta a me decidere"

Nella conferenza stampa di avvicinamento alla 135ª edizione dei Championships, il serbo ha parlato dell'emozione di tornare a Wimbledon, della questione punti e della possibile esclusione dagli US Open

Dopo la sconfitta subita da Rafael Nadal nei quarti di finale del Roland Garros, Novak Djokovic è pronto a tornare in campo a Wimbledon, dove da favorito andrà a caccia dello Slam numero 21. "Finora sta andando tutto bene. Non ho giocato nessun torneo prima di Wimbledon, ma ho avuto successo qui in passato senza giocare partite o tornei ufficiali prima. Nel corso degli anni, sono riuscito ad adattarmi rapidamente alla superficie, quindi non c'è motivo di pensare che non possa farlo di nuovo" - ha dichiarato il serbo in conferenza stampa.

Il sei volte vincitore ai Championships ha poi continuato: "Sono molto felice di tornare nel torneo che è sempre stato il mio sogno d'infanzia, quello che ho sempre voluto vincere. I ricordi delle ultime tre edizioni di Wimbledon sono meravigliosi per me e spero di poter continuare questa serie di vittorie".

Sulla questione punti, Djokovic ha confessato: "Probabilmente è qualcosa che colpisce gli altri giocatori più di me. Non voglio dire che per me i punti non siano importanti, certo che lo sono, ma non come lo erano fino a poco tempo fa. Ora non inseguo la classifica tanto quanto facevo prima per battere il record di più settimane come numero 1 del mondo. Dopo di che, non è una priorità per me. Capisco che più del 90% dei giocatori che giocano, e anche quelli che non giocano, saranno più colpiti dalla questione dei punti. Ovviamente quest'anno non ho avuto l'opportunità di difendere 4.000 punti, 2.000 in Australia e 2.000 qui. Questo influisce sulla mia classifica, ma le mie priorità sono diverse".

Agli US Open il serbo rischia di essere escluso per l'impossibilità degli stranieri non vaccinati di entrare negli Stati Uniti: "Ad oggi non mi è permesso entrare negli Stati Uniti, ne sono consapevole, quindi ho una motivazione in più per fare bene qui. Dovrò aspettare e vedere cosa succede. Mi piacerebbe andare negli Stati Uniti, ma oggi non è possibile. Non posso fare molto, è qualcosa che dipende dal governo degli Stati Uniti indipendentemente dal fatto che consenta o meno alle persone non vaccinate di entrare nel Paese".

Sul momento di Nadal ha poi commentato: "Ha subito un intervento chirurgico nella seconda metà dello scorso anno, è tornato da quell'intervento e ha vinto il primo Slam dell'anno. Poi il Roland Garros, ovviamente, il torneo dove storicamente ha vinto più titoli. Non resta che togliersi il cappello per quello che ha realizzato, per quello che continua a fare su un campo da tennis. Un grande spirito combattivo. Campione incredibile. Sta cercando di creare un'eredità ancora più vincente, è qualcosa da ammirare e rispettare, anche se sono uno dei suoi più grandi rivali e abbiamo giocato partite incredibili nel corso della nostra carriera. Non ho altro che rispetto per lui e per quello che ha ottenuto".

Infine, sulla decisione relativa ai tennisti russi e bielorussi: "Capisco la frustrazione del popolo ucraino nei confronti della Russia e di quello che sta succedendo. Da figlio della guerra, so cosa si prova ad essere al loro posto. D'altra parte, non sono d'accordo con il divieto ai tennisti russi di gareggiare a tempo indeterminato. Non vedo come abbiano contribuito a tutto ciò che sta succedendo. È un argomento molto delicato. Tutto ciò che dici come persona che viene da un Paese o dall'altro può essere giudicato in un modo diverso. Capisco entrambe le parti, ma vietare loro di giocare non è giusto".

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