di Mario Boccardi - 10 September 2021

US Open, dramma Sabalenka: Leylah Annie Fernandez è la prima finalista

Leylah Annie Fernandez vince l'ennesima battaglia del suo straordinario US Open: Aryna Sabalenka, immersa in uno psicodramma senza fine, si arrende sotto i suoi innumerevoli errori non forzati. La canadese, che gioca meglio nei momenti importanti, raggiunge la prima finale Slam della sua carriera

Leylah Annie Fernandez è la prima finalista degli US Open: la canadese batte una fallosissima Aryna Sabalenka con lo score di 7-6 4-6 6-4, al termine di una battaglia durata 2 ore e 20 minuti. Prestazione meno brillante delle altre, eppure Fernandez è stata bravissima nello sfruttare al meglio gli oltre 50 errori non forzati della numero 2 del mondo, giocando meglio della sua avversaria nei momenti importanti. Per lei si tratta della terza vittoria contro una top 5 nello stesso torneo (in precedenza aveva eliminato Naomi Osaka ed Elina Svitolina). La canadese, grazie a questa finale, si issa al 27° posto del Ranking e, in caso di trionfo, entrerebbe tra le prime 20 tenniste del mondo.

L’inizio del match è bruciante da parte di Sabalenka: la bielorussa fa valere la sua straordinaria potenza e, grazie ad un parziale di 12 punti a 2, scappa subito sul 3-0. Fernandez, allora, entra sempre più in partita, ma Sabalenka, nei suoi turni di servizio, è ingiocabile. È solo nel settimo game, infatti, che la semifinalista di Wimbledon perde i primi punti alla battuta: questi punti, però, arrivano tutti insieme e, in un attimo, la tennista di Minsk si ritrova sotto 0-40. Alla terza occasione, il controbreak, da possibile, diventa reale ed è proprio un doppio fallo, il secondo del game, a condannare la bielorussa alla lotta in questa prima frazione. Nel gioco successivo, Sabalenka prova a rifarsi aggressiva e si procura una palla break, ma Fernandez ora è in partita e reagisce bene, agganciando l’avversaria sul 4-4. Le difficoltà aumentano sempre di più, ma, nel dodicesimo game, arriva un set point per la campionessa di Madrid, non sfruttato a causa di una brutto errore con il dritto, colpo che, in situazioni di tensione, tende a perdere un po’ troppo spesso. Alla fine, è un tiebreak a decidere le sorti del primo set, vinto da Fernandez per 7 punti a 3. Tra i dati del set, sorprende quello della resa con la seconda di servizio: 59% per la canadese, 22% per la numero 2 del mondo.

La tigre, animale che la rappresenta e che porta tatuato sul suo braccio, reagisce e inizia il secondo set proprio come fatto nel primo, conquistando un break in apertura. Anche stavolta, tuttavia, il controbreak arriva: 2-2. Sabalenka appare sempre più agitata e infatti, nel quinto game, affossa in rete un rovescio che avrebbe potuto riportarla in vantaggio di un turno di risposta. In questo momento, il pubblico è tutto schierato per la canadese e la bielorussa prova, con gesti plateali, a chiamare applausi sui suoi colpi vincenti. Nel nono game, ecco la svolta: Sabalenka riesce a scuotersi e a procurarsi due palle break, la seconda delle quali manda la tennista di Minsk a servire per il set. Un turno di battuta tenuto a zero le regala il parziale per 6-4: si va al terzo.

Nella frazione decisiva, è Sabalenka la prima ad andare in difficoltà: la bielorussa rimonta da 0-30 nel quarto game e si trascina sul 2-2. Fernandez, però, è bravissima a non scoraggiarsi e continua a tenere la battuta con scioltezza. La numero 2 del mondo, sempre più immersa nel suo dramma, annulla una palla break nel suo successivo turno di servizio, ma, nella seconda occasione, sparacchia un rovescio fuori di metri: Fernandez è a soli due game dalla finale. Reagirà Sabalenka? Risposta affermativa: perso il servizio, si porta subito 0-40, e, nonostante alcuni errori grossolani, una risposta vincente con il dritto le regala l’immediato controbreak. Sotto 5-4, la più esperta delle due va a servire per restare nel match, eppure la tensione si fa sentire: due doppi falli consentono alla canadese di giocarsi tre match point. Il primo è quello buono: Leylah Annie Fernandez è in finale agli US Open.

© RIPRODUZIONE RISERVATA