di Lorenzo Ercoli - 04 September 2020

Pepe Rigamonti sulla riforma dello sport: "Se la rivoluzione deve essere questa, meglio che non avvenga"

Pepe Rigamonti commenta la nuova bozza del Testo Unico per lo sport

Dopo il decadimento della bozza iniziale, il Movimento 5 stelle ha redatto un nuovo testo unico per la riforma dello sport. La questione riguarda da vicino il mondo del tennis, in ballo c’è infatti la regolamentazione della professione di maestro ed istruttore. La nuova opera però non sembra sorridere alle racchette, come ha spiegato ai nostri microfoni Pepe Rigamonti, maestro che si occupa anche di tennis management e corsi di formazione professionale per PTR. “In primis mi ha colpito che questa bozza riporti esclusivamente il pensiero del Movimento 5 stelle e che le altre forze di governo non abbiano partecipato alla redazione. Allo stesso tempo confermo lo stupore per il mancato intervento di federazioni ed associazioni che avrebbero come dovere morale quello di intervenire a seconda della loro logica sportiva - rimarca subito Rigamonti che prima dell’analisi fa un’ulteriore critica a chi ha redatto il nuovo testo - Le persone che si sono occupate della bozza sono sicuro non siano mai state in carica come presidenti o consiglieri di associazioni sportive, è visibile che non sanno di cosa stiano parlando. Se così non fosse, sarebbe bello avere delle sport e capire i loro ragionamenti logici”.

Prima di evidenziare i passaggi che lo preoccupano, il maestro “festeggia” la rimozione del termine di “ausiliario sportivo”, con il quale maestri ed istruttori furono classificati nella bozza iniziale. Questo però svela un nervo scoperto: La depennazione del termine di ausiliario sportivo è una delle poche note positive, ma in contrapposizione non è stato individuato un nuovo riconoscimento specifico che ci inquadri. Quindi rimaniamo personaggi fluttuanti - spiega Rigamonti - Noi ci eravamo ipoteticamente messi in testa di poter creare un albo, ma a differenza di altre figure come maestri di sci o guide alpine, non siamo stati presi in considerazione”. Rimasti invece invariati rispetto alla prima proposta i termini del contratto di collaborazione, un lusso per dipendenti statali e forze dell’ordine: Questa esclusività crea una situazione discriminante, perché qualcuno che lavora in una ditta privata non ha lo stesso di un dipendente statale quando si tratta di svolgere una seconda attività? - l’interrogativo di Rigamonti che va ad ampliare il discorso - Noi maestri di tennis dovremo avere partita Iva o avere contratti assoggettati a contributi, ma se chi svolge l’attività come secondo lavoro può avere un contratto di collaborazione, c’è il serio rischio che le associazioni sportive decidano di rivolgersi a loro per non avere costi aggiuntivi. Con tutto il rispetto per i "secondi lavoristi", però a me sembra evidente che chi fa questo mestiere per professione abbia delle competenze in più e delle logiche lavorative diverse. Questo potrebbe avere ripercussioni sulla qualità delle scuola tennis”. Chiude la parentesi Rigamonti evidenziando come seconda opzione il rischio che maestri ed istruttori possano ricevere parti di stipendio in nero per permettere ai circoli di abbattere i costi illegalmente.

“Pensando alla mia situazione ho poi fatto un ulteriore ragionamento. Perché maestri di 60 anni, che hanno sempre lavorato con un contratto di collaborazione, adesso dovranno pagare i contributi, a cosa gli servirà farlo per pochissimi anni, che pensione possono ricevere?”. Un’altra critica di Rigamonti che come molti altri colleghi eventualmente dovrà fronteggiare questa situazione: “Razionalmente, avrei designato una soglia intorno ai 40 anni e chi è al di sotto paga i contributi sapendo di poter realmente maturato una pensione. Ma gli over cosa faranno? O smetteranno di insegnare o lavoreranno in nero. Se questa deve essere la rivoluzione del sistema gestionale dello sport, meglio che non avvenga mai”.

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