Marco Caldara - 10 July 2018

Ostapenko: dalle stalle alle stelle in 44 giorni

L'eliminazione all'esordio al Roland Garros, dove difendeva il titolo del 2017, poteva uccidere moralmente Jelena Ostapenko, invece è servita a scuoterla. Si vedono gli effetti a Wimbledon: grazie alla vittoria contro Dominika Cibulkova, la quinta in due set del suo torneo, la ventunenne lettone è in semifinale. "Punto a vincere un altro Slam".

In soli 44 giorni possono cambiare un sacco di cose. Domenica 27 maggio Jelena Ostapenko era negli spogliatoi del Roland Garros, a testa bassa, a chiedersi come avesse fatto a perdere al primo turno dopo il trionfo di dodici mesi prima. Un mese e mezzo più tardi, invece, ha un sorriso a trentadue denti e lo spogliatoio è quello dell’All England Club, che giovedì sarà popolato solamente dalle quattro semifinaliste di Wimbledon. Una sarà proprio lei, che grazie al successo per 7-5 6-4 contro Dominika Cibulkova resta in lizza per la possibilità di vincere i Championships sia da juniores sia da professionista, come riuscito solamente a due giocatrici nella storia: Martin Hingis e Amelie Mauresmo. Per provare a emularle dovrà prima battere una Angelique Kerber che sembra in condizioni simili a quelle del 2016, ma intanto si è appena regalata un altro risultato di spessore, facendo uno step in più rispetto a dodici mesi fa, quando si era fermata ai quarti. Segno che invece che abbatterla il tracollo parigino le ha fatto bene: mollato David Taylor ha deciso di puntare su Glen Schapp, l’uomo che ha aiutato Anett Kontaveit ad arrivare in alto, e ha subito trovato la spinta che desiderava, diventando la prima tennista lettone ad arrivare in semifinale a Church Road. Dopotutto, il suo tennis non è cambiato: è lo stesso di quanto ha vinto la Coupe Suzanne Lenglen sparando 299 colpi vincenti in sette incontri, ma il problema è saperlo far funzionare a dovere. Ci sta riuscendo alla grande a Londra, dove ha vinto cinque incontri in due set, con un carattere di ferro. “Non ho paura di sbagliare”, aveva detto alla vigilia del duello contro la Cibulkova, e le stesse sicurezze mostrate al microfono le ha portate anche sul Court 1 dell’AELTC, non dando all’avversaria la possibilità di fare gioco.

ORA PUÒ VINCERE ANCHE LEI
Nemmeno la voglia di rivalsa per la testa di serie negata è bastata alla Cibulkova: nel complesso è inferiore, e malgrado sia stata chirurgica sulle palle-break, convertendone tre su tre, è quasi sempre stata costretta a inseguire. Dicono tutto i numeri: la Ostapenko ha colpito 33 vincenti, lei appena sei. E la metà dei gratuiti rispetto all’avversaria è servita a poco. “Non mi ha permesso di fare il mio gioco – ha detto la Cibulkova davanti ai giornalisti –, ed è stata sempre molto aggressiva fin dalla risposta, mettendomi una pressione enorme. Avrei potuto servire meglio, ma semplicemente oggi non sono riuscita a seguire i piani che avevo in mente, per merito della mia avversaria”. Sembra proprio che l’essersi tolta il peso del Roland Garros abbia aiutato la lettone a trovare un approccio migliore, più rilassato. “Credo sia uno dei pochi Slam – ha detto in conferenza stampa – in cui non sento alcuna pressione. A Parigi ne avevo tantissima, ora zero. Vado in campo senza pensare troppo e provo a godermi il momento”. Il fatto curioso è che è di gran lunga la più giovane fra le semifinaliste, visto che anagraficamente la più vicina a lei è Julia Goerges, nata ben nove anni prima. Può vincere il torneo? Secondo la Cibulkova, che l’ha provato sulla propria pelle, il tennis di Jelena può essere ancora più insidioso sull’erba che sulla terra, quindi sì, il bis sembra possibile, anche con la Kerber da battere in semifinale e Serena Williams possibile (o probabile) avversaria in finale. “Dal punto di vista morale – ha continuato – mi sento alla grande, perché non ho ancora perso un set. E avere già uno Slam in bacheca può essere un vantaggio. Ho già giocato questo genere di partite, e anche se questo è un torneo completamente differente sono motivata per provare a vincere un altro Slam”. Giunti a questo punto un incredibile doppietta Parigi-Wimbledon nell’arco di tredici mesi non sembra affatto impossibile.

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