C’è chi dice che un buon bicchiere di vino non fa mai male… e chi, ligio alle regole ferree della medicina sportiva, non si lascia tentare da un calice nemmeno se si tratta di un vino pregiato e pluripremiato.
Eppure è praticamente impossibile soggiornare in Alto Adige senza lasciarsi tentare da uno dei suoi grandissimi vini. Perché qui il “nettare degli Dei” è nel suo regno. Chiunque abbia attraversato il territorio in sella a una bicicletta, oppure lo abbia ammirato dall’alto di uno dei sentieri più panoramici, non ha faticato certo a rendersi conto che i filari dei vigneti, che siano a spalliera o a pergola, formano di fatto la sua spina dorsale. Sebbene le vigne rappresentino solamente lo 0,7 per cento della produzione nazionale, la loro collocazione è concentrata per oltre l’80 per cento nel fondovalle, nell’area che più di tutte risente di un inimitabile connubio tra clima alpino e mediterraneo, e che costituisce una perfetta via del vino.
Vino, cucina, cultura e sport si incrociano lungo la “Strada del Vino”, che si estende per quasi 150 chilometri e rappresenta una meta turistica a se stante. Una delle strade ciclabili più affascinanti e semplici da pedalare, che regala scorci, storie e curiosità ad ogni chilometro. L’abbiamo percorsa in bicicletta partendo da Cortaccia, attraversando l’area del lago di Caldaro, densa di cantine e impregnata di storia, luogo significativo anche per gli appassionati di tennis dato che per decenni è stata la base operativa di coach Sartori e di Andreas Seppi, che proprio a Caldaro, dove la famiglia risiede, si divertiva a produrre vino per gli amici.
Altra storia riguarda la tenuta Tiefenbrunner Castel Turmhof a Niclara. In un castello di stile medioevale perfettamente conservato, la famiglia Tiefenbrunner cura la vinificazione di alcune delle bottiglie più pregiate e titolate della regione. La sua cantina incastonata nella pietra rappresenta un salto indietro nella storia. I suoi metodi di produzione, che ad esempio sfruttano l’acqua di un torrente e di una cascata per produrre energia elettrica, sono un perfetto equilibrio di sostenibilità ambientale. Non a caso qui nasce il celebre Müller Thurgau doc “Feldmarschall von Fenner”, coltivato a oltre mille metri di altitudine.
La ciclabile che porta a Bolzano è una tentazione continua. Qui la vinificazione è una vera arte, come dimostrano le innumerevoli cantine pluripremiate. L’Alto Adige vanta una produzione piuttosto piccola ma di elevatissima qualità. Una tradizione che dal 2007 ha trovato forza nella costituzione del Consorzio Vini Alto Adige che riunisce tutti i vignaioli e che ne guida la crescita, la spinta verso una filosofia sempre più sostenibile e naturale, e la promozione nel mondo. Uno splendido esempio di quanto il vino in Alto Adige sappia essere al tempo stesso industria virtuosa e realtà attenta al territorio, lo abbiamo incontrato nel cuore di Bolzano nella nuovissima sede della Cantina Bolzano, nel quartiere di San Maurizio. Architettura modernissima, per un format assolutamente geniale e “clima sostenibile”. Si pensi che la cantina è quasi completamente ricoperta di terre coltivate a vigneti sperimentali. Il cuore però è piuttosto antico. Lo si intuisce dalle etichette dei vini, che raccontano la tradizione delle cantine di Gries e di Santa Maddalena che vantano una storia centenaria e che qui si sono riunite per scrivere un nuovo capitolo. Su per la Valle Isarco, lungo una ciclabile in leggera salita, si giunge infine a Bressanone e alla vicina Abbazia di Novacella. Convento millenario, che al suo interno cela una biblioteca storica di rara bellezza, ma anche un produzione vitivinicola di assoluta eccellenza che dà vita al rinomato Sylvaner.
Per informazioni: vinialtoadige.com