“Sono veramente incazzato, voglio andare a casa”. E giù un sorriso. Visto che Alexander Zverev sarà un punto di riferimento ancora a lungo, dovremo abituarci al suo senso dell'umorismo. Non è brillantissimo, non passerebbe un provino per entrare in una compagnia teatrale, però si sforza di essere simpatico. E allora ha risposto così a chi gli chiedeva quanto fosse contento di aver finalmente centrato i quarti in una prova del Grande Slam, salvo poi condividere la sua soddisfazione, che però non è appagamento. Nella partita che lo ha issato tra i primi otto, Sascha ha mostrato qualità interiori importanti, ancor più che tecniche. Per la terza volta di fila, si è trovato in svantaggio due set a uno. Fosse stato un torneo del circuito, sarebbe già tornato a casa. Invece siamo al Roland Garros e finalmente è protagonista. Ancora Europa dell'est nel suo destino: prima Dusan Lajovic (serbo), poi Damir Dzumhur (bosniaco), stavolta il russo Karen Khachanov. Poca eleganza, tanta grinta, bava alla bocca, un dritto che fa disperare i puristi della tecnica, ma che va molto di fretta. Col senno di poi, è stato decisivo il tie-break del secondo parziale. Già sotto di un set, Zverev aveva preso un break, ha servito sul 5-4 ma si è fatto riacchiappare. Lì poteva scappargli via il match, invece si è aggiudicato il set e ha potuto contenere la batosta incassata nel terzo. In verità, ha rischiato grosso anche nel quarto: sul 2-2, Khachanov si è trovato sul 15-40. Anche lì, Sascha ha saputo tenere duro e ha preso in mano il gioco. Meno rischi nel quinto, tabellone che segna il punteggio di 4-6 7-6 2-6 6-3 6-3. Scherzi del tabellone, nei quarti pescherà il suo amico Dominic Thiem. Onestamente, una partita da semifinale. Senza Nadal, addirittura da finale, come peraltro già accaduto a Madrid.