"ARRIVAVA IN RITARDO AGLI ALLENAMENTI"
Già che c'era, ha smentito una possibile collaborazione con Boris Becker: “È stato un grande malinteso. Boris è il responsabile del settore maschile del tennis tedesco. Lo vedrete negli Slam, ovviamente ci sarà in Davis ed è sempre il benvenuto. Può venire a ogni mia partita e sarà sempre ben accolto, ma non sarà il mio allenatore”. La faccenda Zverev-Ferrero, tuttavia, si è arricchita di un altro capitolo: dopo aver letto le parole di Zverev, il valenciano (che dirige un'accademia a Villena, nei pressi di Alicante) ha voluto dare la sua versione dei fatti, ricordando quali erano gli accordi iniziali. “Sin dal primo giorno gli ho chiesto il rispetto del team. Tra le varie cose, gli avevo chiesto di essere un po' più puntuale. Non sta bene arrivare ogni volta agli allenamenti con 20-30 minuti di ritardo. Gli ho detto che un po' di disciplina in più gli sarebbe servita per migliorare tennisticamente”. Ripensando a questi otto mesi, JCF ha ottimi ricordi degli inizi. “Nei primi mesi è stato più disciplinato e rispettoso. Ma quando ha preso confidenza, ha smesso di rispettare i punti che avevo segnalato al principio”. Tuttavia, Ferrero si dice riconoscente per aver potuto allenare uno dei migliori giocatori del tour. “Posso dire di avergli dato una mano nel vincere i suoi primi due Masters 1000: durante Roma l'ho consigliato telefonicamente, poi ero presente a Montreal e anche a Washington. Per me è stata una grande gioia. Inoltre lo ringrazio perché, fino a poco tempo fa, aveva detto pubblicamente che sono un gran lavoratore. È quello che mi hanno insegnato fin da piccolo: lavoro, disciplina, umiltà e rispetto per gli altri”. Ferrero non lo dice, ma è chiaro che il comportamento di Zverev lo ha deluso. E così, Becker o non Becker, la carriera di Sascha riparte senza una guida. E difficilmente i suoi prossimi coach arriveranno dalla Spagna, dove – a suo dire – c'è quel “culto” dei coach che proprio non gli va giù.