Riccardo Bisti
01 October 2016

WTA: in arrivo punto secco e match tie-break?

IL CASO – Forte presa di posizione di Steve Simon, CEO della WTA: a suo dire, per attirare sempre più pubblico, i match dovrebbero durare al massimo 60-90 minuti. “Per questo bisognerebbe allargare al singolare il punteggio del doppio”. Consapevole delle resistenze a cui va incontro, dice che non succederà nulla prima del 2019-2020. “Bisogna partire dai tornei piccoli”. E vuole mettere mano anche al calendario.

Si attendevano da tempo le prime dichiarazioni “da leader” di Steve Simon, CEO WTA da esattamente un anno (è stato nominato il 5 ottobre 2015). Eccole: un po' a sorpresa, da Wuhan, l'americano ha sganciato le sue bombe. E' emerso un dirigente ben più rivoluzionario di quel che sembrava. Parlando del futuro, ha tracciato due linee guida piuttosto importanti: la prima è una riorganizzazione del calendario. E fin qui ci siamo. Ma la vera rivoluzione sarebbe nel sistema di punteggio: con l'obiettivo di accorciare lo spettacolo, vorrebbe portare in singolare la formula di punteggio del doppio: punto secco sul 40-40 e match tie-break al posto del terzo set. Secondo il capo dell'Associazione Giocatrici, l'attuale format è un limite e bisognerebbe pensare a cambiamenti per attirare più pubblico. “Il formato del doppio consente di ipotizzare la durata delle partite, non si va mai oltre i 60-90 minuti. E questo è ottimo” ha detto a Wuhan nelle dichiarazioni raccolte da Sport 360. Secondo Simon, un format più breve aiuterà ad avere una migliore copertura TV, nonché più pubblico sugli spalti. “Il no-advantage crea situazioni interessanti anche nel bel mezzo di un set. Quando si iniziò col doppio ci furono critiche, ma poi è diventato la normalità”.





SE UN VIDEO DI 20 SECONDI E' TROPPO...
Simon sa che i suoi progetti incontreranno una certa resistenza, però...”Se cominciassimo dai tornei più piccoli, poi diventerebbe tutto normale e con il passare delle generazioni la cosa si potrebbe normalizzare. E' qualcosa da fare per poi trovarci in una condizione migliore”. Secondo le statistiche ATP, prodotte dal guru Greg Sharko, le nuove regole (in vigore dal 2006) hanno ridotto la durata media dei doppi di circa 16 minuti, passata da 87 a 71. Simon è consapevole che sarà una rivoluzione difficoltosa e ammette che non ci saranno cambiamenti prima del 2019 o 2020, ma per lui è fondamentale lanciare il dibattito e magari aprire una breccia, in modo che la novità possa poi essere accettata a tutti i livelli. A suo dire, oggi la gente è meno disposta a stare seduta per 2-3 ore. “Molte persone rifiutano addirittura di guardare un video che vada oltre i 20 secondi...il tennis è pieno di tradizionalisti che non vogliono cambiare niente, ma bisogna guardarsi allo specchio ed essere onesti con se stessi. La verità è che la fetta di pubblico da conquistare guarda le partite sul telefonino e non è disposto a seguire una partita di tre ore”. Le parole di Simon sono state riferite a Svetlana Kuznetsova. “Non sono d'accordo, penso che sarebbe una scelta orribile – ha detto la russa - la regola funziona per il doppio, ma è per far giocare i migliori singolaristi. Potrebbe essere una buona idea per le partite al meglio dei cinque set. Gli uomini dicono che non dovremmo guadagnare come loro, ma io non guardo mai una partita di cinque set dall'inizio alla fine. Però un match di tre set...no, penso che oggi sia molto interessante, fisico e tutto il resto. In doppio si vince spesso anche grazie alla fortuna”.

COMUNICARE MEGLIO


Sarà interessante ascoltare e leggere ulteriori reazioni: con ogni probabilità, il mondo del tennis si spezzerà in due. Più facili da condividere le sue opinioni sul calendario. In effetti, oggi ci sono troppe categorie: Slam a parte, il circuito WTA è diviso in:

Premier Mandatory (Indian Wells, Miami, Madrid, Pechino)

Premier Five (Doha-Dubai, Roma, Canadian Open, Cincinnati, Wuhan)

WTA Premier (dodici tornei)

WTA International (il resto del circuito)

Per un non appassionato, in effetti, non è semplice afferrare l'importanza dei vari tornei.

Simon ne è fortemente convinto, sostenendo che l'attuale formula non è “fan-friendly”. “Vorrei dare una ripulita e trovare una migliore definizione per i nostri tornei. C'è molta confusione: qual è il livello del torneo che stai guardando? Qual è la sua importanza nel tour? Credo che andrebbe definita meglio”. L'idea è aumentare il numero dei tornei definiti “Premium”: a suo dire sono troppo pochi. Qualcuno sussurra che si potrebbe imitare l'ATP, dove ci sono nove super-tornei (i Masters 1000) decisamente avanti rispetto agli altri. “Dobbiamo offrire il meglio del meglio per creare nuove rivalità, nuovi personaggi, un sistema che permetta di raccontare storie in modo migliore”. Curiosamente, nel circuito ATP ci sono i “pruriti” di alcuni tornei (in particolare Indian Wells e Shanghai), che vorrebbero staccarsi dai Masters 1000 per creare una sottocategoria di “Super Masters”, più vicina agli Slam. Simon ha una visione più complessiva. “Semplicemente va creata una categoria che sia immediatamente riconoscibile come il nostro massimo”. Insomma, si va verso l'obbligatorietà assoluta per un numero maggiore di tornei, e secondo Simon non sarà un problema convincere le giocatrici. “Anzi, ci saranno una mano perché amano i grandi eventi, i grandi montepremi e i punti WTA in palio”. A ben vedere, non sarebbe una vera e propria rivoluzione: in questo momento, le top-player sono comunque obbligate a giocare otto dei nove supertornei. Oltre ai Premier Mandatory, infatti, devono partecipare a quattro dei cinque Premier Five. Ma su un punto Simon ha ragione: il “brand” dei tornei Premier è un po' sfumato, non così chiaro. Una riverniciata ci starebbe bene. Se poi ci sarà qualche vantaggio anche per gli Internazionali BNL d'Italia, beh, anche meglio.

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