"NON C'È NIENTE DI PEGGIO DI UN CATTIVO CAMPO IN ERBA"
In effetti, alla crescita tecnologica dell'attrezzatura (racchette, corde, palline) non si è accompagnata una corretta evoluzione delle superfici, ad eccezione della scomparsa della festuca perenne. Il gioco è più potente, i giocatori restano a fondocampo e questo crea un impressionante consumo del campo intorno alla linea di fondo: normale pensare a qualcosa di nuovo, anche perché attualmente sono necessari 51 milioni di piante per tenere in vita il solo Centre Court, il quale – ovviamente – viene utilizzato soltanto durante le due settimane di Wimbledon. Come detto, esistono varie opzioni di lavorazione dei campi: la percentuale in erba sintetica può variare. “Ci stiamo avvicinando a uno scenario in cui metteremo una superficie ibrida su uno dei campi di allenamento – ha concluso Henman – sappiamo che un campo sintetico al 100% non è il massimo, ma noi guardiamo al 3, al 5, al 10%: quali saranno le sensazioni sotto i piedi? Come ci si muoverà? Non c'è niente di meglio di un buon campo in erba, ma non c'è niente di peggio di un cattivo campo in erba. In generale, la gente ha la percezione che una caduta su un campo artificiale può fare male, ma se funziona nel rugby...”. In effetti, con l'evoluzione del tennis verso una battaglia da fondocampo, l'usura dei campi di Wimbledon si è concentrata solo su alcune zone del campo, con effetti pratici (ed estetici) non sempre piacevoli. Se un campo in erba sintetica sarebbe un attentato alla tradizione, una piccola percentuale potrebbe rappresentare una soluzione. Quantomeno, un'idea. Vedremo.