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Anderson: «fiero di quanto fatto, e crescerò ancora»

PAROLA AL FINALISTA - Non è stata la finale che Kevin Anderson si augurava, e resta qualche rimpianto per il terzo set ("se l'avessi vinto..."), ma il sudafricano può essere comunque molto felice del suo torneo. Anni fa col suo team aveva creato un gruppo WhatsApp chiamato top-five Kev, e ora i primi 5 i ha raggiunti davvero. "Un grande traguardo: ora so di poter lottare per vincere anche gli Slam".
Il suo tennis potrà non piacere, ma Kevin Anderson merita di stare dove è arrivato. Negli anni ha compiuto dei miglioramenti enormi, e quella finale allo Us Open che sembrava un po’ frutto del caso è stata bissata meno di dodici mesi dopo, con un successo sul grande favorito Roger Federer seguito da una maratona di oltre sei ore e mezza. È da lì che il sudafricano deve ripartire, per cancellare una finale in cui – vuoi per la superiorità di Djokovic, vuoi per la fatica di venerdì ancora da smaltire – è stato competitivo solo nel terzo set, ma senza riuscire a vincerlo. “Naturalmente avevo grandi aspettative per questa partita – ha detto in conferenza stampa – ma ho avuto un brutto inizio e non sono riuscito a trovare il ritmo che desideravo. Fisicamente non mi sentivo bene, mentre sono riuscito a fare qualcosa di meglio nel terzo. Ho avuto qualche opportunità per vincerlo, specialmente in un paio di set-point, sui quali Novak è riuscito a mettere la palla sulla riga. Mi sarebbe piaciuto portare la partita al quarto set, ma non è successo. Sono dispiaciuto, non è ovviamente il risultato che desideravo, ma provo comunque a coglierne tutti gli aspetti positivi. Secondo Anderson il terzo set poteva dar vita a una nuova partita, anche se comunque con qualche interrogativo. “Stavo giocando molto meglio. Una delle grandi qualità che separano i top player da tutti gli altri è la capacità di giocare il loro miglior tennis nelle partite più importanti. Io non ci sono riuscito nei primi due set, ma nel terzo si, e penso che se l’avessi vinto, continuando a giocare in quel modo magari avrei avuto una chance. Lui sarebbe comunque stato favorito, e non sono sicuro che fisicamente sarei riuscito a resistere fino alla fine, ma almeno avrei gettato un interrogativo nella sua metà campo. Gira e rigira, si torna sempre alla faticaccia di venerdì, troppa per pensare di essere al 100%. “Alla vigilia – ha continuato – avevo tanti dubbi. Quando non ti senti come vorresti, i dubbi affiorano. Venerdì notte non sono praticamente riuscito a dormire, mentre ieri ho giocato non più di 15 minuti, dopo aver visto i medici, il fisioterapista e il podologo. Non è stato facile essere pronto per una finale così”.
“ORA PENSO DI POTER VINCERE ANCHE GLI SLAM”
Dopo il successo su Inser, il sudafricano aveva invocato il tie-break al quinto set, e anche dopo la finale ha ribadito la sua posizione. “Mi auguro – ha detto – che si possa almeno avere un dialogo. Gli Slam sono separati dal Tour, quindi su determinati aspetti non abbiamo la stessa voce. Lo Us Open, per esempio, ha introdotto lo shot clock e noi non siamo stati consultati. Si parla della possibilità di passare a 16 teste di serie, e noi non ne abbiamo mai parlato. Spero che anche con i tornei del Grande Slam si possa avere una conversazione: ne va della salute dei giocatori”. Nonostante il KO, Anderson può comunque consolarsi con un risultato di grande spessore, che lo porta fra i primi 5 del mondo. “Un paio d’anni fa, col mio team, abbiamo creato un gruppo di WhatsApp chiamato top-five Kev. Era quello l’obiettivo. Sono estremamente fiero di esserci riuscito, ed è un risultato che mi dà tanto, specialmente se guardo come ero messo solo 15 mesi fa, attorno all’ottantesima posizione della classifica. La cosa che mi dà più fiducia è notare i passi avanti che sto compiendo. Se ne sono accorti tutti, e penso ci siano ancora alcune piccole cose da migliorare. Ora credo di avere il gioco per vincere questo genere di tornei, cosa che solo un anno fa non avrei mai immaginato. Ora ci credo, so che ci posso riuscire. Non significa che ce la farò, ma è comunque un grande punto di partenza. Ci è voluto molto per arrivare fino a qui”. Lui ci è appena arrivato, mentre Djokovic ci è appena tornato, cancellando tutti i dubbi degli ultimi mesi. “Non sono sorpreso che sia tornato. Credo che nella sua testa la partita di ieri contro Nadal abbia rappresentato un bel punto esclamativo sulle sue condizioni fisiche. Prima dell’infortunio ha avuto una delle stagioni più a senso unico di tutti i tempi, se dovesse riuscire a ripetere certi risultati sarebbe qualcosa di incredibile. Tutti gli top player devono aspettarsi di trovarlo spesso dall’altra parte della rete”. Se ne sono accorti tutti.
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