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Venus-Muguruza tra corsi e ricorsi storici

Come nel 1994, la finale di Wimbledon femminile vede in campo una 37enne americana e una giovane spagnola. Allora vinse Conchita Martinez, oggi all'angolo della Muguruza. “Ma se sono qui è merito del lavoro fatto prima” dice Garbine. Difficile indicare una favorita: nonostante la differenza d'età, le due adottano un tennis simile.

23 anni fa, Martina Navratilova è arrivata a un passo dal decimo titolo a Wimbledon. A quattro anni dal nono successo (in finale contro Zina Garrison, ricordate?) tutto sembrava apparecchiato per il trionfo. Aveva 37 anni e il sogno si incagliò contro Conchita Martinez, spagnola nata e cresciuta sulla terra battuta. Sembra un deja-vu: la finale di Wimbledon 2017 vedrà in campo una 37enne americana (Venus Williams) e una giovane spagnola, Garbine Muguruza. La suggestione è alimentata dalla presenza della stessa Martinez nel box Muguruza. Ragioni personali hanno costretto l'head coach Sam Sumyk a disertare Wimbledon. Sarà un caso, ma senza di lui abbiamo visto la migliore Muguruza stagionale, su livelli molto simili a quelli che le avevano fatto vincere il Roland Garros 2016. In finale batté Serena Williams e non fu una vittoria banale, poiché la superò sul suo terreno: le botte da fondocampo. Dopo tante difficoltà, è di nuovo in palla. Venus non è Serena, l'erba non è la terra battuta, ma che partita sarà? I bookmakers non hanno le idee troppo chiare: privilegiano Garbine, ma con un margine ridottissimo. Nonostante i 13 anni di differenza e un background profondamente diverso, Venus e Garbine sono due giocatrici simili: tanta aggressività, un buon equilibrio tra i due fondamentali e tanta voglia di comandare. Venus è più incisiva con la prima palla (ma può andare in difficoltà con la seconda), mentre Garbine ha una freschezza atletica superiore. I precedenti non contano granché, ma è giusto citarli: 3-1 per la Williams, ma la Muguruza ha vinto l'ultimo (due mesi fa a Roma). Tuttavia, due sono molto datati e non hanno mai giocato sull'erba. Per questo, non riteniamo che siano un indicatore importante. C'è il fattore esperienza: per Venus sarà la sedicesima finale in uno Slam, mentre per Garbine la terza. Tuttavia, nelle due precedenti (anche in quella perduta), non ha mostrato particolari ansie o tremori.

VENUS CHIEDE AIUTO A SERENA
“Devo scendere in campo, pensare che voglio vincere e crederci – ha detto alla vigilia – in questo momento, entrambe abbiamo le stesse possibilità, però credo di essere messa meglio rispetto a cinque giorni fa”. Ripensando alla finale del 2015, ha ammesso di essere scesa in campo troppo concentrata e di non essersi goduta il clima. “Stavolta voglio farlo e cambiare le cose. Ho capito qual è la differenza tra vincere e perdere una finale. Sul piano tattico, semplicemente, devo evitare di lasciarle troppe palle deboli e a metà campo”. Da parte sua, Venus ha già fatto sapere che chiederà qualche consiglio alla sorella Serena. Nessuna conosce certe situazioni meglio di lei. E poi, qualche parere in più sarà prezioso per una giocatrice che – al di là dell'esperienza – ha un approccio un po' naif. “Con la Muguruza ho giocato qualche volta, non ricordo quante. Però mai sull'erba, il che sarà un fattore. Non ho mai visto i suoi match, onestamente, neanche l'ultimo. Non sono sicura di quello che stia facendo”. Oltre a quelli di David Witt, insomma, i suggerimenti di Serena saranno molto importanti. Dovesse esserci il lieto fine, magari parlerà più volentieri con i giornalisti: è notizia di queste ore la multa di 7.500 dollari per non aver adempiuto a tutti gli obblighi dopo la vittoria nei quarti contro Jelena Ostapenko. Inoltre, le è capitato di negarsi a qualche intervista con la BBC. Anche la Muguruza ha un rapporto di amore-odio con l'informazione. C'è da capirla: le grandi pressioni sopportate quando doveva scegliere se rappresentare Spagna o Venezuela l'hanno inevitabilmente provata. Al punto che a volte risponde un po' così, come quando ha preferito non dare troppi meriti alla Martinez. “Sono in finale perché ho fatto un duro lavoro nelle precedenti settimane. La magia non accade solo perché qualcuno arriva e cambia tutto. Conchita mi sta aiutando a gestire il torneo, perché dura due settimane e non è facile. Lei ha grande esperienza. Ma se sono qui è la somma del lavoro attuale con quello fatto in precedenza”. Sam Sumyk sarà stato ben felice di ascoltare queste parole. Sarà ancora più felice se Garbine dovesse spuntarla. Appuntamento alle 15, diretta su Sky Sport 1.

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