Marco Caldara
05 September 2018

Osaka, la semifinale di chi non si accontenta

"Sarebbe triste se dopo aver dedicato anni e anni a questo sport mi accontentassi di un quarto di finale Slam", diceva Naomi Osaka dopo il successo su Aryna Sabalenka. E infatti non si ferma: rifila un doppio 6-1 a una menomata Tsurenko e riporta il Giappone in una semifinale Slam, 22 anni dopo Kimiko Date. Magari non adesso, ma la sua ora arriverà.
Non sapremo mai quanto Lesia Tsurenko stesse male davvero nell’ottavo di finale dello Us Open contro Marketa Vondrousova e quanto fosse invece frutto di una strategia per deconcentrare l’avversaria, come da “denuncia” della ceca, che le ha apertamente dato dell’imbrogliona. Tuttavia, sembra ormai certo che qualche problema ci fosse sul serio, perché la giocatrice ucraina se l’è portato anche nel quarto di finale contro Naomi Osaka, ma senza la stessa fortuna. Troppo forte la giapponese di padre haitiano – e cresciuta negli Stati Uniti – per lasciarsi sorprendere da un’avversaria menomata, tanto che il duello che ha aperto il programma dell’Arthur Ashe è finito con un doppio 6-1 in 57 minuti, finendo dritto dritto nel’elenco delle sette partite del torneo durate meno di un’ora. Curiosamente, in ben tre la vincitrice è stata la giapponese, che ha agguantato la sua prima semifinale Slam con il minimo sforzo, riportando la sua bandiera così avanti in un Major femminile dal 1996, quando Kimiko Date si giocò contro Steffi Graf l’accesso alla finale sui prati di Wimbledon. Dopo il suo successo negli ottavi contro Aryna Sabalenka, l’unico impegnativo del suo torneo, il sito web dello Us Open poneva ai lettori una domanda: Naomi Osaka è pronta per vincere uno Slam? Per avere una risposta è ancora presto, ma la 20enne nata a Osaka (!) ha già vinto a Indian Wells, il torneo che più si avvicina ai Major, e intanto al successo di due giorni fa se n’è aggiunto un altro, con il minimo sforzo. Della partita c’è davvero poco da dire: stavolta il body language della Tsurenko non era nemmeno così male, ma tutto il resto non è stato all’altezza di un quarto Slam.
A INDIAN WELLS I PRIMI SEGNALI
La 30enne di Vladimirec, allenata dal romano Adriano Albanesi, arrivava spesso in ritardo sulla palla, sbagliava sempre per prima e ha chiuso con 31 errori gratuiti, regalando all’avversaria oltre la metà di tutti i punti raccolti nel corso del match. Alla Osaka è bastato stare in campo, anche se nell’unico momento in cui la situazione ha richiesto un pizzico di impegno in più ha risposto presente, dimostrando di essere prontissima anche per combattere. È successo sul 6-1 4-1, a partita finita e strafinita, quando la Tsurenko ha azzeccato un paio di soluzioni rischiose e ha vinto in un solo game gli stessi punti (tre) che fin lì aveva raccolto in risposta nell’intera partita. È salita a sorpresa 0-40, ma con tre servizi vincenti e un paio di “come on” la giapponese ha evitato inutili pericoli, chiudendo la partita nel game successivo e agguantando un risultato che una col suo tennis meritava, anche se da Indian Wells in avanti aveva vinto solo una partita su due: un po’ poco per una top-20. Insomma, non si può dire che la semifinale Slam fosse nell’aria, ma di certo non sorprende. Fino a qualche mese fa, alla vigilia degli Slam, i giornalisti giapponesi le domandavano sempre quando sarebbe andata oltre il terzo turno, visto che in cinque tentativi non ce l’aveva mai fatta. Poi ci è riuscita a Melbourne e l’asticella si è alzata di uno step, e adesso si augura che non le chiedano più nulla, visto che il prossimo passo si chiama finale. Per agguantarla, domani dovrà battere una fra Keys e Suarez Navarro.
ZERO VOGLIA DI ACCONTENTARSI
Una delle chiavi della sua cavalcata a New York è la capacità di scegliere la soluzione giusta al momento giusto. “Sto imparando a costruire il punto. Prima – ha spiegato – sentivo la necessità di colpire ogni palla al massimo, mentre ora so meglio cosa fare e quando farlo. Tuttavia, anche se non voglio sembrare negativa, penso si possa sempre fare meglio. Non sono mai soddisfatta, e visto che mi accorgo che il mio tennis sta facendo progressi, punto a farne altri”. Il merito di tutto questo è (anche) di Sascha Bajin, l’ex sparring di Serena, Azarenka e Wozniacki che dopo una lunga esperienza a fianco di alcune delle migliori del mondo ambiva a un ruolo da coach a tempo pieno. Lei ha deciso di dargli una chance, e ci ha visto lungo, visto che il salto di qualità è avvenuto proprio da quando sulla sua panchina c’è il giovane coach tedesco. E il bello deve ancora venire, anche perché sembra che ci sia la predisposizione a giocare bene i match importanti, nei campi più importanti. “Sono crescita vedendo le migliori giocatrici del mondo giocare negli stadi più famosi, quindi ho sempre desiderato di poterci un giorno arrivare anche io. Ora che ho queste possibilità, voglio sfruttarle al massimo”. Quando le hanno chiesto cosa significasse per lei il primo quarto Slam in carriera, ha dato una risposta ben diversa da quella che i presenti si aspettassero. Non ha usato le parole sogno, traguardo e via dicendo, ma tutt’altro. “Sarebbe triste – ha risposto –, dopo aver giocato per anni e anni a tennis, se il mio obiettivo fosse soltanto un quarto di finale. Ognuno gioca questi tornei con l’obiettivo di vincere il titolo”. Magari non è ancora la sua ora, ma prima o poi arriverà.

US OPEN DONNE – Quarti di finale
Naomi Osaka (JPN) b. Lesia Tsurenko (UKR) 6-1 6-1
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