Sia benedetta la mano di Peter Polansky. È stato proprio lui,
il perdente più fortunato di tutti i tempi, a effettuare sabato pomeriggio il sorteggio dei lucky loser. Prima si è regalato un improbabile Grande Slam dei ripescaggi, e poi ha estratto il nome di Lorenzo Sonego,
offrendo all’azzurro una seconda chance dopo la sconfitta al turno decisivo delle qualificazioni. Il torinese l’aveva già avuta anche a Wimbledon, ma l’aveva fallita, mentre due mesi dopo si è fatto trovare pronto, raccogliendo un successo di grinta e carattere contro Gilles Muller. Il 35enne lussemburghese ha scelto lo Us Open per mettere fine a un’ottima carriera, che proprio a New York l’aveva visto raccogliere nel 2008 il primo dei suoi due quarti Slam (il secondo a Wimbledon, lo scorso anno), e
sul suo addio al tennis giocato rimarrà la firma di Sonego, che sul Campo 15 l’ha spuntata per 7-6 6-7 5-7 7-6 6-2 dopo una battaglia di 4 ore e 16 minuti, destinata a rimanere una delle più lunghe dell’intero torneo. È servita a capire i motivi che hanno spinto Muller a dire basta, in una stagione che l’ha visto vincere appena una decina di partite in venti tornei, ma anche a confermare le qualità da guerriero di Sonego, ragazzo nato con la predisposizione a giocare bene i match importanti, nei tornei importanti. Una qualità che non si compra e si fa fatica ad allenare, che
gli tornerà utile quando riuscirà a entrare a tempo pieno nel tennis dei grandi, passaggio ormai a un passo, visto che si è appena garantito un balzo avanti fino al numero 102. Punti sudati, che parevano sfuggiti quando dopo un buonissimo primo set ha perso per 11-9 al tie-break uno secondo parziale dai mille rimpianti, su tutti i tre set-point che avrebbero ammazzato la partita, oppure quando dopo aver accusato il colpo ha ceduto anche il terzo ed è finito sotto di un break nel quarto.
Col Muller di una volta sarebbe stato un punto di non ritorno, ma con quello attuale, a corto di condizione e di ambizioni, la chance per rientrare c’è stata, e l’azzurro l’ha colta al volo.