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Marco Caldara
04 September 2018

Il miracolo del ragazzo che ci ha sempre creduto

Approfittando di un Federer sprecone e in grandi difficoltà per il caldo, John Millman si regala sull'Arthur Ashe l'impresa che vale una carriera, portando la classe operaia in paradiso. Doma l'umidità, la spunta in 4 set e conquista i quarti di finale allo Us Open, alimentando i dubbi sul futuro di Federer. Il caldo ha fatto la sua parte, ma c'è di più.
Il tennis non è una scienza esatta, ma ci sono comunque risultati difficili da pensare e altri semplicemente ai limiti dell’impossibile. Come che John Millman possa battere Roger Federer negli ottavi di finale dello Us Open, nella sessione serale, in un Arthur Ashe Stadium colmo di quasi 24.000 persone, tutte o quasi schierate dalla parte del più forte. “Ma il bello del nostro sport è che c’è sempre una piccola possibilità, e io sono stato bravo a coglierla”. Parola del 29enne di Brisbane, numero 55 della classifica ATP, che l’impresa l’ha firmata sul serio, spuntandola per 3-6 7-5 7-6 7-6 e causando una delle più grandi sorprese della stagione, che fa venire seri dubbi sul futuro sportivo del campione di Basilea. Perché, pur con tutto il rispetto che si deve a un giocatore dall’enorme determinazione (tanto che lo stesso Federer l’ha in qualche modo paragonato a David Ferrer), stavolta la partita l’ha prima persa lo svizzero, poi vinta l’australiano. Era capitato ancora di vedere Roger dilapidare occasioni su occasioni, ma stavolta è andato oltre, messo al tappeto dall’afa, dopo 3 ore e mezza a fare a cazzotti con l’umidità all’83% di una giornata che aveva già creato problemi a tanti altri, ma proprio non pensava di fare una vittima così illustre. Invece lo Us Open di mister 20 Slam è terminato prima dei quarti di finale, per la seconda volta nelle ultime quattordici edizioni, dopo quella del 2013 quando perse da Tommy Robredo. Ma cinque anni fa c’erano i problemi alla schiena che l’avevano fatto scivolare al numero 7 del mondo, dopo un’estate da dimenticare, mentre stavolta di noie particolari non ce ne sono, e quella che sembra una buona notizia in realtà non lo è affatto. Perché 77 errori gratuiti per qualche motivo sono arrivati, come un rendimento a rete non da Federer, cause principali della sconfitta contro uno che di top-10 ne aveva affrontati dieci e battuti zero, e non poteva proprio immaginare che la sua prima volta sarebbe arrivata nell’occasione più preziosa.
FEDERER MANCA QUINTALI DI CHANCE
La storia di Millman, fatta di viaggi difficili, varie operazioni (spalla in primis) e persino qualche notte fra stazioni e aeroporti, ve l’abbiamo già raccontata alla vigilia della partita più importante della sua carriera, e c’è da scommettere che le difficoltà passate e superate gli siano servite per dare al match il giusto peso, senza lasciarsi troppo spaventare dall’avversario. Il suo obiettivo pre partita l’ha confessato in conferenza stampa: controllare il controllabile, ovvero il suo tennis e la sua voglia di combattere. Non ce l’ha fatta per la prima parte del match, ma ci è riuscito benissimo quando Federer ha mostrato di essere umano come lui, mancando due set-point consecutivi sul 6-3 5-4 40/15, e rimettendo in discussione una partita che fino a lì stava andando esattamente secondo pronostico, ed era pronta a essere ammazzata. Invece, un altro break nel dodicesimo game, di nuovo da 40/15 per Federer, consegnava a Millman il secondo set e ne raddoppiava consapevolezza e solidità, con buona pace di un diritto che al cospetto del capolavoro stilistico di Federer sembra uscito da un torneo amatoriale. Ma l’importante è che funzioni e ha funzionato, aiutandolo a raddoppiare il vantaggio nel tie-break del terzo set. Federer sprecone ha mancato il vantaggio di 3-1 e poi un nuovo set-point sul 6-5, non riuscendo a incidere sulla seconda di servizio dell’australiano, e il set l’ha chiuso lui, per 9-7, mostrando al pubblico che l’exploit si poteva fare sul serio. Per completarlo ha avuto bisogno di un altro tie-break, dopo che Federer aveva tentato l’allungo scappando sul 4-2, salvo però restituire immediatamente il break. I due doppi falli di fila sul 2-1 Millman, il nono e decimo del match, hanno segnato la fine della partita, chiusa qualche punto dopo dall’ennesimo diritto spedito fuori dalle righe. “Le mie aspettative per questo torneo erano piuttosto basse – ha confessato il tennista del Queensland –, e pensavo che l’Ashe l’avrei calcato solo per allenarmi con Murray”. Invece ci ha battuto Federer, senza nemmeno esultare dopo il match-point. “È uno dei miei miti, e per lui ho tantissimo rispetto. Oggi non era al meglio, ma ne ho approfittato, iniziando a giocare meglio nel secondo set e riuscendo a capitalizzare la sua giornata senza servizio”.
TANTI DUBBI, SEMPRE MENO CERTEZZE
Sul campo da tennis più grande del mondo Millman ci tornerà mercoledì, per affrontare Novak Djokovic e tentare un nuovo exploit. “Battere anche lui? Perché no. Dovrò crescere parecchio rispetto all’ultima volta che ci siamo affrontati, anche perché sta vivendo un grande momento di forma. Ma credo di potercela fare. Se andassi in campo senza pensare di poter vincere mancherei di rispetto a me stesso e a tutto il lavoro che faccio ogni giorno”. Una frase, l’ultima, che andrebbe insegnata a tanti colleghi, ed è alla base di imprese come quella appena conquistata. Dal canto suo, invece, Federer ha parlato di un solo unico problema, che l’ha accompagnato per tutto l’incontro: l’umidità. “Stanotte era veramente caldo – ha spiegato –, mi sembrava che mancasse l’aria, qualcosa che non mi era quasi mai successo. Avevo giocato anche di giorno, in condizioni ancora più calde, ma oggi non era giornata. Ci sono volte in cui il corpo reagisce in maniera diversa. Ho iniziato a sudare, sempre di più, sempre di più, perdendo tante energie e perdendo anche la partita. Ma John è stato bravissimo a gestire meglio la situazione. Viene da Brisbane, che credo sia uno dei posti più umidi del mondo, quindi sapevo che sarebbe stata una partita difficile. Poi ho iniziato a mancare varie occasioni, è stato frustrante. A un certo punto sono stato persino felice che il match fosse finito”. Sicuramente il caldo ha fatto la sua bella parte, ma le chance per vincere secondo, terzo e quarto le ha costruite nelle stesse condizioni in cui le ha sprecate, e se già c’erano seri dubbi sulle sue condizioni prima di questo torneo, ce ne sono ancora di più adesso. Chi si è affrettato a darlo (di nuovo) per finito dimentica che Federer ha pur sempre vinto il suo ventesimo Slam solo meno di otto mesi fa, e a giugno era ancora numero uno del mondo. Ma insomma, ultimamente sta arrivando più di un segnale negativo, e non solo dal campo. Che il suo addio sia davvero vicino?

US OPEN UOMINI - Ottavi di finale

John Millman (AUS) b. Roger Federer (SUI) 3-6 7-5 7-6 7-6
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