Riccardo Bisti
20 October 2018

Una (brutta) modifica che non serve a nulla

Negli ultimi vent'anni, soltanto 14 partite di Wimbledon avrebbero richiesto il tie-break sul 12-12. Una percentuale irrisoria, sia sul totale dei match che su quelli giunti al quinto set (meno del 3%). La pressione dei giocatori ha portato a una decisione nonsense. Se proprio si volevano accorciare gli incontri, sarebbe stato più corretto il tie-break sul 6-6.

“Per arrivare a questa conclusione, il comitato dell'All England Club ha tenuto in considerazione i feedback dei giocatori e degli ufficiali di gara, ha analizzato i dati degli ultimi vent'anni e ha considerato altri fattori: la complessità della programmazione e l'esperienza degli spettatori”. Con queste parole, Philip Brook (presidente AELTC) ha spiegato le ragioni che hanno spinto Wimbledon a scavalcare la tradizione e istituire il tie-break sul 12-12 nei set decisivi. Tre righe che non spiegano nulla... ma spiegano tutto: la verità è il club si è piegato ai capricci dei giocatori, che non vogliono correre il rischio di giocare match troppo lunghi. Non ci sono altre spiegazioni. A parlare, in modo inequivocabile, sono i numeri. Già tre mesi fa, nel cuore delle polemiche per la lunghezza della semifinale Isner-Anderson, avevamo dimostrato come i quinti set a oltranza rappresentassero un numero trascurabile sul totale degli incontri. Stavolta abbiamo voluto fare di più, prendendo in esame lo stesso periodo che Wimbledon ha detto di aver analizzato: le ultime venti edizioni. Emerge un quadro chiarissimo: non c'era alcun bisogno di mettere il tie-break sul 12-12. Paradossalmente, avrebbe avuto più senso farlo sul 6-6, visto il numero ben superiore di episodi. La scelta di Wimbledon sembra il classico colpo al cerchio, bilanciato da quello alla botte. Da una parte, non hanno resistito alla pressione dei giocatori (sempre più convinti di poter dettare le regole del gioco), dall'altra hanno cercato di non svilire la tradizione. Le dichiarazioni di Richard Lewis, amministratore delegato di Wimbledon, sono chiarissime: ha ammesso che ci sono pochissimi match “incriminati” e che c'erano pareri contrastanti. Ovvio: i numeri non mentono.

STATISTICHE IMBARAZZANTI
Nelle ultime venti edizioni di Wimbledon, si sono giocate 2.540 partite. Di queste, meno del 20% (480) sono giunte al quinto set. Bene. Soltanto 94 si sono chiuse con un punteggio che va dall'8-6 fino al 13-11 (il 3,70% del totale). Al contrario, soltanto quattordici incontri hanno scavallato la soglia del 12-12. Si tratta dello 0,55% del totale. Mantenendo la metafora elettorale, andiamo ben oltre l'irrilevanza. Per intenderci, una percentuale inferiore rispetto a quella raccolta alle ultime elezioni dai neofascisti di CasaPound Italia, e appena superiore a quella del Partito Comunista (creatura politica di ispirazione marxista-leninista fondato nel 2009). Statistiche che non giustificano in nessun modo un intervento sui regolamenti. Ciò che sorprende è che Wimbledon è storicamente lo Slam più restio ai cambiamenti. Fu l'ultimo adottare il tie-break, peraltro turandosi il naso (per anni fu utilizzato soltanto sull'8-8). Oggi, pressato da chissà quali argomentazioni, si piega e non è da escludere che Australian Open e Roland Garros possano essere condizionati. Ma se i dati relativi al totale dei match sono impressionanti, anche limitandoci a quelli giunti al quinto set non si trova una ragione statistica per effettuare modifiche. Come detto, soltanto 108 volte su 480 i giocatori si sono trovati sul 6-6. Quattro volte su cinque (per l'esattezza il 77,5%) un quinto set si chiude regolarmente, entro i dodici game. Con numeri del genere (e non si è mai andati oltre i nove episodi in una singola edizione), non c'era nessun motivo per cambiare le regole. A Wimbledon lo sanno benissimo.

IL TENNIS È ANCHE RESISTENZA
Tuttavia, per accontentare i giocatori, hanno inventato una soluzione ibrida che eviterà una circostanza statistica che negli ultimi anni si è verificata nel 2,91% delle occasioni, considerando i SOLI match giunti al quinto set. Ma c'è di più: volete sapere quanti di questi si sono verificati nella seconda settimana? Tre. Oltre al famigerato Isner-Anderson di quest'anno, è successo l'anno scorso per Nadal-Muller (ottavi) e nella finale del 2009 tra Federer e Roddick. Per il resto, match di secondo piano. È onesto ricordare che nella seconda settimana ci sono molte meno partite, quindi c'era una probabilità statistica inferiore, ma il principio non cambia. Ma c'è di più: a parte lo storico Isner-Mahut e la semifinale del 2018, nessuna partita è andata oltre il 20-18 (Philippoussis-Schalken del 2000). In altre parole, le dita di una sola mano sono più che sufficienti per catalogare i match davvero infiniti. Non si tratta di preferenze personali, ma di numeri: se i britannici avessero voluto davvero tagliare la durata degli incontri, sarebbe stato più onesto inserire il tie-break sul 6-6: il 22,5% dei quinti set a oltranza è una percentuale bassa ma non trascurabile. Se ne sarebbe potuto discutere. Andare a tagliare una fetta di match così piccola è chiaro segno di incertezza, o meglio, di cerchiobottismo. È vero che alcuni match non sono stati esaltanti e nemmeno divertenti, ma il tennis è così. Da sempre. Ed è risibile (anzi, nulla) la tesi secondo cui chi vince una maratona arriva troppo stanco al match successivo. Beh? È un problema? Il tennis è bello perché è un mix di fattori: tecnica, tattica, velocità, riflessi... ma anche resistenza. E se qualche volta è decisiva proprio la resistenza, non c'è nulla di male. Ciò che dispiace è che tale rivoluzione non sarebbe mai avvenuta se Isner-Anderson non fosse stata una semifinale e non avesse spezzettato l'atteso Djokovic-Nadal. Si fosse giocato anche soltanto nei quarti, nessuno si sarebbe lamentato. Ma ormai – pare assodato – la tradizione ha un'importanza sempre minore nel tennis. E non è bello.

WIMBLEDON E IL QUINTO SET


1999
Quinti Set totali: 27
Non a oltranza: 22
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 5
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 0

2000
Quinti Set totali: 22
Non a oltranza: 14
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 7
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 1
Philippoussis b. Shalken (3T, 4-6 6-3 6-7 7-6 20-18)

2001
Quinti Set totali: 31
Non a oltranza: 26
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 5
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 0

2002
Quinti Set totali: 28
Non a oltranza: 22
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 6
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 0

2003
Quinti Set totali: 20
Non a oltranza: 16
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 4
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 0

2004
Quinti Set totali: 20
Non a oltranza: 13
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 6
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 1
Tursunov b. Sargsian (2T, 6-3 7-6 3-6 4-6 15-13)

2005
Quinti Set totali: 22
Non a oltranza: 18
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 3
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 1
Popp b. Arthurs (2T, 6-3 6-7 3-6 7-6 14-12)
2006
Quinti Set totali: 24
Non a oltranza: 17
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 6
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 1
Galvani b. Waske (1T, 4-6 7-6 6-4 3-6 16-14)

2007
Quinti Set totali: 21
Non a oltranza: 17
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 4
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 0

2008
Quinti Set totali: 23
Non a oltranza: 18
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 5
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 0

2009
Quinti Set totali: 28
Non a oltranza: 21
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 6
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 1
Federer b. Roddick (F, 5-7 7-6 7-6 3-6 16-14)

2010
Quinti Set totali: 29
Non a oltranza: 21
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 6
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 2
Isner b. Mahut (1T, 6-4 3-6 6-7 7-6 70-68)
De Bakker b. Giraldo (1T, 6-7 6-4 6-3 5-7 16-14)
Wimbledon 2010: Isner e Mahut giocano il match più lungo di sempre
2011
Quinti Set totali: 17
Non a oltranza: 16
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 1
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 0

2012
Quinti Set totali: 27
Non a oltranza: 19
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 7
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 1
Cilic b. Querrey (3T, 7-6 6-4 6-7 6-7 17-15)

2013
Quinti Set totali: 18
Non a oltranza: 17
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 1
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 0

2014
Quinti Set totali: 23
Non a oltranza: 20
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 2
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 1
Tsonga b. Querrey (2T, 4-6 7-6 6-7 6-3 14-12)

2015
Quinti Set totali: 31
Non a oltranza: 22
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 9
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 0

2016
Quinti Set totali: 26
Non a oltranza: 19
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 4
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 3
Muller b. Giraldo (1T, 4-6 6-7 7-6 6-3 15-13)
Barton b. Olivetti (1T, 6-7 7-6 6-3 6-7 14-12)
Tsonga b. Isner (3T, 6-7 3-6 7-6 6-2 19-17)


2017
Quinti Set totali: 21
Non a oltranza: 18
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 2
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 1
Muller b. Nadal (4T, 6-3 6-4 3-6 4-6 15-13)

2018
Quinti Set totali: 22
Non a oltranza: 16
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 5
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 1
Anderson b. Isner (SF, 7-6 6-7 6-7 6-4 26-24)

TOTALE QUINTI SET
Quinti Set totali: 480
Non a oltranza: 372
Che avrebbero avuto il tie-break sul 6-6: 94 (19,58%)
Che avrebbero avuto il tie-break sul 12-12: 14 (2,91%)

RIEPILOGO
TOTALE MATCH GIOCATI: 2540
TOTALE MATCH GIUNTI AL QUINTO SET: 480 (18,89%)
TOTALE MATCH CHE AVREBBERO AVUTO IL TIE-BREAK SUL 6-6 AL QUINTO: 94 (3,70%)
TOTALE MATCH CHE AVREBBERO AVUTO IL TIE-BREAK SUL 12-12 AL QUINTO: 14 (0,55%)
Anderson-Isner, semifinale del 2018: la rivoluzione è partita da qui
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