TRE SET, TRE VOLTI
Avevano 2 ore e 52 minuti di tempo per chiudere la partita: 2 ore e 54 sono bastate, a malapena, per completare tre set. Si va al riposo, al giro di boa virtuale con Djokovic avanti 6-4 3-6 7-6 e in posizione migliore rispetto al suo avversario, specie dopo avergli annullato tre setpoint in un pirotecnico tie-break, terminato alle 23.02, un paio di minuti oltre il limite. Una partita bellissima, profondamente diversa da Isner-Anderson (che pure si era lasciata vedere, tenendo conto dello stile dei due giocatori). Consapevoli di avere uno “shot-clock” virtuale sulle proprie teste, i due hanno giocato con pizzico di aggressività in più, sia pure senza snaturare le loro caratteristiche. In due parole: spingevano al quinto-sesto colpo, non al decimo. Abbiamo visto un match a tre facce, da pugilistica parità. Djokovic è stato favoloso nel primo set, quasi perfetto, parente molto stretto del dominatore che fu. Nadal ha ritrovato la dovuta aggressività nel secondo, quando ci sono stati tre break consecutivi tra il quarto e il sesto gioco. È consapevole, Rafa, di non poter difendere ad oltranza. Le quasi cinque ore di due giorni prima hanno inevitabilmente un peso nelle sue gambe, straordinarie, ma pur sempre da 32enne. E allora ha usato con più frequenza il dritto lungolinea, intascando un buon numero di punti, e “spezzando” a sua volta le gambe a Djokovic con il sapiente uso della palla corta. Nel terzo, il match è tornata battaglia pura. I sono rivisti gli scambi che – a decine – hanno riempito Youtube di filmati con antologie varie. Equilibrio impressionante, granitico, come se nessuno fosse capace di spezzarlo. Nadal ha rimontato da 0-30 sul 2-3, mentre Djokovic ha fatto altrettanto sul 5-5. Inevitabile l'epilogo al tie-break.