Il successo su John Isner non è una sorpresa, ma i numeri spaventano. Scippare un punto su tre all'americano quando mette la prima di servizio è clamoroso. A un certo punto, quando Novak Djokovic ha risposto con precisione a un paio di bordate sopra i 220 km/h, Paolo Bertolucci – al microfono per Sky Sport – ha esclamato: “Basta, chiudete tutto, io me ne vado”. Incredibile dimostrazione di superiorità, che va oltre il 6-4 6-3 che spinge Nole al comando del Gruppo Kuerten. Il Masters è appena cominciato, ma sembra difficile che qualcuno possa anche solo impensierirlo. Ce l'aveva fatta Roger Federer a Parigi Bercy, favorendo l'exploit di Karen Khachanov in finale. Ma a Londra è tutto diverso: il russo non c'è, mentre Federer ha mostrato una versione di sé molto negativa, quasi irriconoscibile, nel match d'esordio. E allora Djokovic sembra un uomo solo al comando, peraltro con la benedizione di Cristiano Ronaldo. Dopo aver contribuito al successo della Juventus contro il Milan, la stella portoghese si è concessa una serata di distrazione alla 02 Arena. In verità, non c'è stato troppo spettacolo. O meglio, c'è stato per chi sa apprezzare i dettagli, perché vedere Djokovic rispondere ai missili di Isner è straordinario. “Sono riuscito a togliergli il servizio per tre volte, quando di solito è una missione impossibile” ha detto Nole, che domenica era stato premiato dall'ATP con il trofeo di numero 1 di fine anno. È la quinta volta che accade dopo il 2011, 2012, 2014 e 2015. “Non credo che sia la ragione per cui ho giocato così bene – ha detto il serbo – mi sono semplicemente preparato a dovere e ho giocato un'ottima partita. Tuttavia ho avvertito meno pressione del solito. Sapevo che il numero 1 non sarebbe stato in ballo”. L'assenza di pressione si è vista lungo i 74 minuti di gioco. Prima di questo match, Isner aveva l'81,4% di trasformazione con la prima palla nel 2018: bene, contro Djokovic ha raccolto un banale – misero per lui – 64%.