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Marco Caldara
19 September 2018

Tsonga: quattro tornei per meritarsi la Davis

Tornato in campo a 7 mesi dall'infortunio al ginocchio sinistro, Jo-Wilfried Tsonga ha perso all'esordio a Metz, ma è sembrato in buone condizioni. I francesi puntano a recuperarlo in vista della finale di Davis, e lui spera di convincere Noah: "Vorrà dire che avrò vinto tante partite". Per farcela ha quattro tornei: Orleans, Anversa, Vienna e Bercy.
Potenzialmente, per capitan Yannick Noah è una grande notizia. Solo due giorni dopo il trionfo di Lilla, che ha consegnato ai “galletti” la seconda finale consecutiva in Coppa Davis, si è rivisto nel circuito Jo-Wilfried Tsonga, il tennista francese più competitivo dell’ultimo decennio. L’ex numero 5 del mondo era fermo dallo scorso febbraio per un infortunio – con conseguente intervento chirurgico – al ginocchio sinistro, accusato durante il torneo di Montpellier, che l’ha tenuto lontano dai campi per sette mesi, facendolo scivolare al numero 71 del mondo, ma il suo ritorno è stato positivo. Ha perso all’esordio al Moselle Open di Metz, torneo vinto ben tre volte in precedenza, ma ha battagliato per tre set col campione uscente Peter Gojowczyk, mostrando di essere sulla strada giusta. “Sono ancora molto lontano dal mio miglior livello – ha ammesso senza girarci troppo intorno –, ma sono già molto felice di essere tornato nel circuito dopo un periodo difficile. Sono stati mesi complicati, perché non potevo fare la cosa che più amo al mondo: giocare a tennis. Ritrovare il gusto della competizione era importante: uno si può allenare quando vuole, ma noi tennisti siamo fatti per competere, vogliamo confrontarsi l’uno con l’altro. Il mio corpo non è ancora pronto per competere a certi livelli, e sento che ci vorrà ancora del tempo, ma sono qui per migliorare di giorno in giorno”. La partita di martedì sera gli ha dato sicuramente tante indicazioni positive, anche per superare quel pizzico di timore di farsi male di nuovo, spesso presente dopo un infortunio così delicato. “Per ora il ginocchio rimane fragile, e anche se ho lavorato tanto c’è ancora un po’ di paura. È normale. Ho bisogno di ritrovare fiducia nei movimenti, ma sono sicuro che ce la farò. Mi piace pensare che dopo un periodo particolarmente negativo possa arrivarne uno positivo. La vita è così”.
LA FINALE DI DAVIS COME OBIETTIVO
Tsonga non si trovava fuori dai primi 25 giocatori del mondo da oltre dieci anni, da quando nel febbraio del 2008 arrivò a sorpresa in finale all’Australian Open, arrendendosi solo a Novak Djokovic. Non è riuscito a riportare in Francia quel titolo Slam che attendono dal 1983, ma è stato comunque l’unico top-5 da parecchi anni a questa parte, nonché uno degli artefici della Coppa Davis vinta lo scorso anno, grazie a due punti in semifinale e uno in finale. Quest’anno, invece, complice l’infortunio non è ancora sceso in campo, ma per mostrare il suo attaccamento alla nazionale – e anche per inviare un messaggio a capitan Yannick Noah – lo scorso week-end era sugli spalti a Lilla, a sostenere i compagni nel duello contro la Spagna. “Sarei felice di far parte del quintetto che disputerà la finale – ha ammesso – ma ciò significherebbe che da qui a fine stagione avrò vinto tante partite, e ritrovato la condizione fisica necessaria per giocare partite al meglio dei cinque set. Possono essere necessarie settimane, mesi, persino un anno intero perché un giocatore possa tornare al top. In più, il livello della nostra nazionale è piuttosto alto, quindi per farne parte è necessario dimostrare di poter competere al massimo. Per il momento non sono ancora in questa situazione, quindi non mi monto la testa. Giocare un’altra finale sarebbe bello, ma se non troverò posto in squadra non sarà la fine del mondo. Sarò presente per incoraggiare i miei compagni, come ho sempre fatto”. Noah lo osserverà molto da vicino, perché se al 100% resta il suo giocatore più pericoloso, specie in una finale che si annuncia davvero da 50 e 50, e lui – ginocchio permettendo – ha quattro tornei per convincerlo. Salterà la trasferta asiatica, ma giocherà il ricco Challenger di Orleans e poi i tornei di Anversa, Vienna e Parigi Bercy. La buona notizia è che dei suoi 16 titoli ATP, quasi metà (7) sono arrivati nel post Us Open: un periodo dell’anno che gli piace particolarmente.
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