LA GEOPOLITICA DEL TENNIS
Le domande sono principalmente tre:
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Che sarà della nuova Coppa Davis? Continuerà davvero a giocarsi nel 2021?
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Se sì, si giocherà a Indian Wells come promesso a Larry Ellison? E in che periodo?
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Come si saranno evoluti i rapporti tra ITF e ATP?
Se la nuova Davis dovesse superare lo scoglio delle prime due edizioni e continuare a giocarsi a fine anno, quanto converrebbe giocare il Masters in Europa con le Davis Cup Finals in programma subito dopo, a 10.000 km di distanza? Difficile a dirsi. Molto dipenderebbe dai rapporti tra ATP e ITF: fossero pessimi, il sindacato giocatori potrebbe avere interesse – quasi per dispetto – a collocare il Masters il più lontano possibile dalla sede della Davis. In caso contrario, una collaborazione potrebbe portare a una logistica più comoda. Il discorso cadrebbe se la Davis dovesse spostarsi a settembre (come auspica Gerard Piqué) oppure se dovesse esserci un clamoroso ritorno alla formula attuale. Tornando al Masters, i giocatori più influenti del momento, Roger Federer e Novak Djokovic, hanno visioni opposte. Lo svizzero vedrebbe bene la continuità di Londra, a suo dire “una formula vincente”. “SI tratta di una città che conosce il tennis e c'è un grande seguito, inoltre è comodo arrivarci dopo Parigi: quando il Masters era a Houston o Shanghai non era così semplice. Non vedo particolari motivi per cambiare, a meno che non ci sia chi voglia investire fortemente”. Da parte sua, il serbo ritiene che il Masters debba conservare la sua natura itinerante, e sarebbe il momento di farlo dopo 12 edizioni a Londra. “Credo che sia un grande opportunità per promuovere il tennis in tutto il mondo e penso che non si possa tenere un torneo nello stesso posto per più di 3-4 anni: sento che dieci anni siano un po' troppi. Non è un questione di Londra perché è un evento di grande successo, anche per me, quindi dovrei essere l'ultimo ad augurarsi lo spostamento. Allo stesso tempo, tuttavia, penso che si debba cambiare”. Ed è quello che sperano gli organizzatori italiani per quello che sarebbe, come vi abbiamo già detto, l'ultimo lascito della FIT di Angelo Binaghi, la cui presidenza non potrà andare oltre il 2024.