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Marco Caldara
07 March 2018

Tommy Haas dice basta, stavolta sul serio

La notizia che ci si attendeva al termine del BNP Paribas Open è arrivata alla vigilia: Tommy Haas, direttore del torneo, lascia ufficialmente il tennis giocato, alla soglia dei 40 anni. "Potrò sempre dire che la mia ultima vittoria è stata contro Federer", ha scherzato l'ex n.2 ATP, recordman di infortuni. Continuerà a giocare solo nelle PowerShares Series, il Champions Tour USA.
La sua bio di Twitter recita ancora “still tennis player”, ma stavolta la carriera di Tommy Haas è finita sul serio. Il tennista di Amburgo, che compirà 40 anni il prossimo 3 aprile, non disputava un match ufficiale dallo scorso agosto, e già nella passata stagione aveva annunciato il ritiro a fine anno. Tuttavia, la conferma definitiva non era mai arrivata e meno di un mese fa il giocatore aveva smentito una sua stessa dichiarazione di qualche giorno prima, lasciando aperta almeno una piccola porticina per il doppio. “Voglio mantenere viva questa possibilità”, si leggeva nel comunicato della sua agenzia di management, che annunciava delle dichiarazioni più concrete al termine del BNP Paribas Open di Indian Wells, che nella prima parte della stagione rapisce tutta l'attenzione dell'ex numero 2 del mondo, diventato direttore del torneo nella passata edizione. Invece, la frase che era nell’aria da un po’ è arrivata proprio alla vigilia del torneo, durante il sorteggio del tabellone principale. “Mi ritiro – ha detto Haas al microfono del presentatore Andrew Krasny –, felice perché potrò dire per sempre che la mia ultima vittoria è stata contro Roger Federer”. Haas si riferisce all’incredibile successo del 2017 a Stoccarda, contro un Federer al rientro dopo la lunga pausa dalla terra battuta. Il match ATP più anziano dal lontano 1982 sembrava destinato a trasformarsi in una passeggiata, invece Haas rimontò un set di svantaggio, cancellò un match-point e la spuntò al terzo, regalandosi davanti alla sua famiglia uno dei successi più importanti di una carriera che l’ha visto arrivare al n.2 ATP, vincere quindici tornei del circuito e conquistare almeno i quarti di finale in tutti i quattro tornei del Grande Slam, con tre “semi” a Melbourne e una a Wimbledon.
GIOCHERÀ IL CHAMPIONS TOUR AMERICANO
Come accennato l’addio di Haas non sorprende: anzi, è quasi incredibile che sia riuscito a giocare fino a 39 anni compiuti, vista l’infinita collezione di infortuni accusati in carriera. In una ventina d’anni abbondanti di attività è andato sotto i ferri la bellezza di nove volte, soprattutto per la maledetta spalla destra, prima avversaria di un tennis meraviglioso. Ma ha avuto problemi anche al gomito, alle anche, alle caviglie, e chi più ne ha più ne metta. Sempre da Indian Wells il tedesco – che da anni ha anche la cittadinanza americana – ha confermato che continuerà comunque a giocare nel circuito per leggende “PowerShares Series”, l’equivalente americano dell’ATP Champions Tour, fondato nel 2005 da un’idea di Jim Courier. Dando una sbirciata al programma della competizione, che vede in gara quattro giocatori per ogni mini-torneo, Haas ha già dato la propria disponibilità per le prime quattro tappe del circuito (sulle dieci totali): il 7 aprile a Charleston, il 5-6 maggio a Kohala Coast, il 17 maggio a Toronto e il 22 luglio a Newport. Con lui, si alterneranno Roddick, Philippoussis, Chang, Fish, Courier, McEnroe e Hewitt. Tuttavia, il suo vero impiego ora è in California, dove dopo le dimissioni di Raymond Moore per le burrascose dichiarazioni anti-WTA di un paio di stagioni fa, il magnate Larry Ellison gli ha consegnato le chiavi di uno dei tornei che funzionano meglio al mondo, anche più di alcuni degli eventi del Grande Slam. I giocatori hanno apprezzato immediatamente il suo innesto, che l’ha messo di fronte a una sfida tanto affascinante quanto difficile, perché se c’è un torneo che cresce ogni anno quello è proprio il BNP Paribas Open. Per continuare a migliorarsi dopo aver raggiunto certi standard serve un mezzo miracolo, ma con le finanze di Ellison e l’attenzione di Haas si può fare. A maggior ragione ora che ha messo via per sempre le velleità agonistiche.
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