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10 volte Nadal, ma non solo

IL ROLAND GARROS IN 10 FOTO - Il miracolo di Jelena Ostapenko, il crollo di Simona Halep, un altro anno di attesa per la Francia, Djokovic che non vince più, la differenza fra un circuito maschile particolarmente chiuso e uno femminile mai così aperto, l'Italia che va e viene, e non solo. Oltre alle "decima" di Rafael Nadal, il Roland Garros è stato anche altro.
4 ITALIANE, UNA VITTORIA
Buio pesto tra le donzelle, tutte perdenti all’esordio eccezion fatta per Sarita Errani che, nel torneo che l’ha vista inerpicarsi fino alla finale, ha dovuto superare – brillantemente – la trafila del tabellone cadetto per artigliare il suo posto in tabellone. Fuori all’esordio Vinci, Giorgi e Schiavone, con la sola Paolini a partecipare quantomeno alle qualificazioni. Dietro una generazione d’oro c’è il baratro.
BENEDETTO DERBY
​Dopo la sbornia azzurra del pokerissimo (al maschile) del primo turno, è tutto scemato secondo pronostico. L’unico ad arrampicarsi fino al terzo turno è stato Fabio Fognini che, tuttavia, era opposto a Seppi al secondo. Il ligure, dopo aver disputato un set sublime contro Wawrinka (perdendolo), si è poi sciolto in breve, ma non gli si poteva chiedere tanto di più.
NOAH 1983. POI IL VUOTO.
​Deludono in massa i francesi che, proprio in massa, si erano presentati ai nastri di partenza. Ben 19 nel main draw maschile – tra aventi diritto, qualificati e wild card – e 13 dei quali eliminati all’esordio, tra cui Jo-Wilfried Tsonga. Un superstite agli ottavi – Monfils – e nessuno ai quarti. Noah, l’ultimo galletto a vincere un Major oltre trent’anni fa, è ancora lontano.
DA IMBATTIBILE A BATTIBILISSIMO
È Novak Djokovic la faccia triste dell’edizione degli Open di Francia appena trasmessa agli archivi. Nole viene tramortito dallo stesso Thiem steso al Foro Italico due settimane prima e – non onorando la cambiale della vittoria – sprofonda nel ranking abbandonando quella top-2 dove risiedeva ininterrottamente da 325 settimane. Il serbo non detiene nessuno degli ultimi quattro Slam, oggi un anno fa li deteneva tutti.
NEGLI SLAM NON SI PASSA
Davvero impressionante la regolarità del circuito maschile al punto da essere tacciato di immobilismo. Sette delle prime teste di serie ai quarti, con l’eccezione di Carreno Busta – ormai lanciato verso il ruolo di secondo alfiere di Spagna – ai danni di Raonic. Tre dei primi quattro in semi, tre semifinalisti su quattro identici allo scorso anno, con Nadal al posto di Djokovic.
ANARCHIA FEMMINILE
Il Roland Garros 2017 fornisce la polaroid dei circuiti odierni: nel femminile c’è una disarmante facilità di inserimento per l’underdog di giornata. Un circuito senza gerarchie, caotico, anarchico. Nel maschile l’esatto opposto: il banchetto è strettamente riservato a pochissimi commensali che divorano con appetito ancora intatto le tappe più prestigiose.
COSÌ VICINA, COSÌ LONTANA
Mediaticamente accecati dalla favola della piccola Ostapenko, è probabilmente passato sottotraccia il disastro di Simona Halep che riesce nell’impresa tutt’altro che trascurabile di gettare alle ortiche una partita sostanzialmente vinta. La rumena – avanti 6-4 3-0 e chance di 4-0, e 3-1 nel terzo – cicca un’altra volta a un metro dal traguardo ma, se tre anni fa era legittimo a chinare il capo di fronte a Maria Sharapova, questa è imperdonabile.
WAWRINKA SHOW, MA NON BASTA
Il rovescio della medaglia maschile è Stan Wawrinka, primo fra gli umani. Allo svizzero, a cui l’aria degli Slam funge da eccitante, il merito d’aver regalato – con la preziosa partecipazione di Murray – l’unica grande partita in un torneo da sbadigli. Spettacolare la semifinale da 87 colpi vincenti, esattamente 30 in più rispetto alla finale 2015, ma nella domenica conclusiva si ritrova a giocare contro un mostro che lo disinnesca con agio.
DA UN ITF AL ROLAND GARROS
Il pronostico pro-Nadal era facile quanto era difficile azzeccare la vincitrice femminile. Vince Jelena Ostapenko, una che in carriera aveva trionfato al massimo in un ITF da 50mila dollari. All’ottavo Slam giocato in carriera, la lèttone si fa largo e – senza alcun timore reverenziale soprattutto nei confronti del torneo – a suon di badilate diventa regina a vent’anni.
DOMINATOR
Gli si potrebbero dedicare tutte le 10 cartoline della kermesse parigina, una per ogni sigillo. Semplicemente irreale assommare 10 volte lo stesso Major, di più: Rafa non si è limitato a vincere, ma ha impresso un dominio talmente asfissiante da risultare noioso, togliendo quel pathos di cui un torneo deve nutrirsi. La vittoria 2017 – con 35 game smarriti in 7 partite e 19 set – è il manifesto di una carriera intera sul rosso: una cosa mai vista e che non passerà più.
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