Marco Caldara
31 March 2018

Addio Agassi-Djokovic: «spesso in disaccordo»

È terminata dopo meno di un anno la collaborazione fra Novak Djokovic e Andre Agassi, mai realmente decollata. I problemi di "Nole" e la carenza di risultati l'hanno resa l'ennesimo tentativo di rinascita andato male. "Ci ho provato, ma ci siamo trovati spesso in disaccordo", ha detto Agassi a ESPN. Col loro addio tramonta la moda dei supercoach.
Ci si aspettava fosse la chiave per la rinascita, invece la collaborazione con Andre Agassi è diventata solo uno dei tanti tentativi andati male degli ultimi mesi di Novak Djokovic. Dopo l’addio allo storico coach Marjan Vajda, “Nole” aveva provato a giocarsi una carta di spessore, convincendo il Kid di Las Vegas a dargli una mano dallo scorso Roland Garros, ma i risultati non sono arrivati e la loro collaborazione è durata meno di un anno. A dare la notizia dell’addio è stato lo stesso Agassi, con un paio di frasi regalate al broadcaster ESPN. “Ho provato ad aiutare Novak con le migliori intenzioni, ma pur comprendendo entrambi le rispettive posizioni ci siamo trovati troppo spesso in disaccordo”, ha spiegato la leggenda statunitense, lasciando intendere che l’addio sia arrivato di comune accordo, per una questione di scarsa compatibilità. Sicuramente l’assenza di risultati – dovuta anche ai problemi al gomito presenti fin dall’inizio della loro collaborazione – ha influito sulla qualità del rapporto, così come l’incompatibilità fra le esigenze dei due. Agassi, infatti, non ha mai lasciato volentieri gli Stati Uniti, tanto che l’accordo fra i due prevedeva la sua presenza solamente nei tornei del Grande Slam e in pochissime altre occasioni, mentre in un periodo così delicato della sua carriera Djokovic ha bisogno di un riferimento stabile, trovando in Radek Stepanek. Una situazione che ha reso difficile cementare il rapporto con l’ex campionissimo americano, portando a una rottura quasi annunciata.
IL RAPIDO TRAMONTO DEI SUPERCOACH
L’addio con Agassi segna l’ennesimo cambiamento nel team Djokovic, che solo negli ultimi sedici mesi ha visto uscire due supercoach (prima c’era stato Becker), l’allenatore, il preparatore atletico e il fisioterapista, sostituiti con un gruppo di lavoro tutto nuovo. Senza dimenticare che per un brevissimo periodo “Nole” aveva chiesto un aiuto anche a Mario Ancic, poi abbandonato a causa degli impegni lavorativi extratennis del croato. Una situazione decisamente atipica per un campionissimo come lui. Per ora, quindi, l’ex numero uno del mondo resta con il solo Radek Stepanek, chiamato al difficilissimo compito di guidarlo verso quella rinascita che, ormai si è capito, dipende solo in una piccola parte dei problemi al gomito. Una volta ritrovata la salute ci sono da scovare nuove motivazioni, c’è da ricostruire un fisico di ferro e soprattutto una mentalità vincente che ha avuto pochissimi eguali nella storia della racchetta. L’addio fra Djokovic e Agassi senza anche il definitivo tramonto della fenomeno dei supercoach, o almeno della moda lanciata da tutti i big di provare ad attingere dall’esperienza dei campionissimi del passato, per provare a scovare quella piccola differenza che a certi livelli può diventare determinante. Nel giro di poco tempo avevano (ri)trovato un’occupazione tecnica personaggi come Ivan Lendl, Boris Becker, Andre Agassi, Stefan Edberg e per poco anche John McEnroe, tutti affiancati dai big ai loro rispettivi coach, ma uno dopo l’altro sono stati tutti tagliati fuori. Figure troppo ingombranti per un ruolo che richiede la capacità di stare sempre in secondo piano?
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