"L'ultima volta che ho giocato così bene era prima dell'operazione". Wawrinka è consapevole della portata del risultato ottenuto e, senza aver paura di essere smentito, afferma di aver disputato la miglior partita degli ultimi suoi due tormentati anni di carriera. Dopo la finale al Roland Garros raggiunta nel 2017, Stan aveva salutato il Tour per il resto della stagione andando sotto i ferri per un ginocchio malconcio. Il rientro sul circuito, però, ha gettato molte ombre sulla sua carriera tra riacutizzarsi del dolore e risultati che non potevano essere all'altezza di un giocatore capace di vincere tre prove dello Slam nell'epoca dei cannibali Federer, Nadal e Djokovic. Lo svizzero ha avuto pazienza, accettando una stagione maledetta e tornando a buoni livelli nel 2019, annata che lo ha riportato nei quarti al Roland Garros dopo un match epocale contro Tsitsipas durato oltre cinque ore e nuovamente tra i primi venti giocatori al mondo. Le fondamenta di un 2020 che si preannuncia importante per Wawrinka sono state piazzate in off-season: "Mi sono preso alcuni giorni per pensare a cosa volessi. Sono momenti importanti in cui non puoi nasconderti o mentire a te stesso. Poi per ottenere determinate cose, devi lavorare ed ecco cosa sto facendo - ha spiegato Stan, l'amore per il tennis mai svanito nonostante qualche periodo buio - Per me resta un piacere enorme: giro il mondo, gioco davanti a tantissima gente e mi emoziono. Non so quanti anni mi restano ma non sono molti, voglio dare il massimo". Ne sono passati sei, invece, dal primo dei tre Slam in bacheca: agli Australian Open nel 2014 Wawrinka si prese la rivincita su Djokovic, superò Berdych in semifinale e fu bravo nell'approfittare di un Nadal con la schiena a pezzi nell'atto conclusivo. Che non sia stata una congiunzione astrale lo hanno confermato il Roland Garros del 2015 e gli Us Open 2016, ora il quasi trentaquattrenne di Losanna proverà a riprendere il filo. E nel caso non ci riuscisse, sarà comunque consapevole di averci tentato come recita la citazione di Samuel Beckett scolpita sul suo avambraccio. "Ho provato. Ho fallito. Non importa. Riproverò. Fallirò meglio".