Ci parli del Lori privato?
«Sono un tipo tranquillo. Esco con gli amici, mi rilasso, non faccio pazzie. E passo molto tempo con la mia fidanzata, Alice, che studia per diventare nutrizionista».
Quindi ti tiene a stecchetto…
«No, ma cucina bene e sano, non mi fa mangiare schifezze. Il mio piatto preferito sono le lasagne».
Eri una promessa delle giovanili del Torino: perché hai scelto il tennis?
«L’ambiente del calcio non faceva per me. Troppi litigi, anche fra i genitori. Non tanta correttezza. Io amo un clima più sereno, per questo ho preferito l tennis».
Che calciatore eri?
«Tecnico, ma piccolo: giocavo sulla fascia, e mi buttavano sempre giù. Il mio idolo era Ronaldinho, perché sorrideva sempre».
Il Toro ce la fa ad arrivare in Europa League?
«Perché no? Napoli, Milan, Cagliari non mi sembrano fortissime. Lo seguo come posso, sul telefonino, in giro per il mondo, ma allo stadio non riesco ad andare. Nel 2020 è partito bene con la doppietta del ‘Gallo’ alla Roma, ma quando pensi che arrivi il risultato, non arriva, e viceversa. E’ nel dna del Toro».
Facciamo insieme l’11 del tennis mondiale? Partiamo dal modulo…
«Direi 4-3-3, In porta Herbert, che copre bene la rete… terzini, Thiem e De Minaur, che corrono tanto. Al centro una ‘bestia’ come Kyrgios e Isner, che è bello alto…».
Due metri e 7, di testa chi lo batte. A centrocampo?
«Federer. E uno di grinta, alla Gattuso: Nadal. Poi un fantasista come Dimitrov. In attacco Berrettini, che è grosso e quindi va bene da prima punta. Sulla fascia io che gli pennello i cross…».
Seconda punta?
« Djokovic: uno così come si fa a tenerlo in panchina?»
Allenatore?
«Ovviamente il mio coach Gipo Arbino».