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Rublev e Tsonga, gli esclusi dalla Atp Cup: «Così non va, bisogna cambiare regole»

Sono il numero 23 e il numero 30 del mondo, ma il regolamento li taglia fuori. Mentre in campo contro Bautista Agut è sceso l’uruguaiano Roncadelli, uno ‘0’ in classifica…

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Wawrinka e Tsonga a Doha palleggiano davanti al bellissimo Museo Nazionale del Qatar, progettato dall’architetto francese Jean Nouvel. Foto Tonelli/Zimmer

A Perth, in Atp Cup, Roberto Bautista Agut, numero 2 della Spagna di Nadal e numero 10 del mondo, batte 6-2 6-1 l’uruguaiano Claudio Roncadelli, che al massimo in carriera è stato numero 1657, e che adesso un ranking da pro in singolare neppure ce l’ha.

Facile capire perché da Doha i ‘reietti’ della Coppa, Andrey Rublev e Jo-Wilfried Tsonga, non l’hanno presa bene.

«Certo che mi piacerebbe poter giocare l’Atp Cup», dice Andrey, che comunque a Doha, dove proverà a migliorare la finale dell’anno scorso, si trova benissimo. «E’ una bella gara, ci sono i migliori, distribuisce punti e montepremi importanti. E con la mia classifica, numero 23 del mondo, sarei il numero 1 di metà delle squadre che stanno giocando, e numero 2 di molte altre». Però alla Atp Cup ci si qualifica con la classifica del numero 1 del paese e la Russia, al momento, è fornitissima. «In compenso - ironizza Andrey - a lottare per Il montepremi e per i punti c’è il 900 del mondo…». Anche peggio, come si è visto.

«Che dire? E’ il nostro Tour, la nostra Coppa, ma sicuramente c’è qualcosa che non funziona», ammette pacato Tsonga. «La Coppa vale come il 19esimo torneo nel ranking, insomma è ingiusto. Ma sono sicuro che l’Atp lavorerà per risolvere il problema e troverà una soluzione». Il francese, dopo un 2018 del terrore in cui per colpa del ginocchio, operato ad aprile, era scivolato fuori da primi 200, nel 2019 è riemerso. E non si rassegna. «Voglio tornare ai miei livelli, il numero 30 non è la mia posizione. Ma con i giovani che si stanno facendo avanti per me è sempre più dura, ogni match è una battaglia».

Stan Wawrinka invece punta a tornare fra primi 10 del mondo («è per quello che mi alleno ogni giorno») e alla Atp Cup non ci pensa troppo. «Non è che mi sono cancellato, non mI sono proprio iscritto. Troppe due gare a squadre in un anno? Be’, per la nuova Davis a settembre è stata la prima volta, come ora per l’Atp Cup. Aspettiamo a vedere cosa succede e poi si deciderà che fare, se sarà il caso di creare un unico evento o no».

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