Chi ha seguito l'attività internazionale di Elisabetta Cocciaretto nella scorsa stagione sa che un risultato del genere non è estemporaneo ma frutto di una splendida ascesa, letteralmente esplosa nella seconda parte del 2019. Un dato su tutti: la marchigiana aveva aperto l'anno da numero 710 al mondo, adesso invece è abbondantemente tra le prime 200 del ranking. Oltre cinquecento posizioni scalate con una sequenza di risultati importante iniziata con la wild card per gli Internazionali ottenuta nelle Prequalificazioni, seguita a stretto giro di posta dal titolo in doppio all'Antico Tiro a Volo. Poi l'affermazione nel 25k di Trieste e la qualificazione per il main draw del rinato Wta di Palermo. Nell'ultimo mese di stagione, poi, Elisabetta è volata in Sud America e compie un altro salto di qualità: due titoli in due settimane nei 60k di Asuncion (contro l'amica e spesso compagna di allenamenti Errani) e Colina. A questo punto la fiducia nei propri mezzi per la Cocciaretto non è stata scalfita neppure dall'esordio amaro nel 2020 nelle qualificazioni di Auckland. "Quando sono arrivata in Nuova Zelanda era un po' spaesata perché l'ambiente Wta è diverso a quello a cui ero abituata - ha detto - Ho capito quanto avrei dovuto lavorare per raggiungere quel livello. Adesso voglio godermi il momento, consapevole di essermi guadagnata questa qualificazione con il lavoro". Elisabetta ha imparato col tempo a imparare anche dalle sconfitte, lasciandosi alle spalle diversi anni difficili per un infortunio alla schiena tra 2015 e 2016 e la paura al rientro di non tornare sui propri livelli dopo aver fatto incetta di titoli tricolori fino all'under 14. Adesso la Cocciaretto è nel main draw degli Australian Open assieme ai suoi miti di un'infanzia non troppo lontana: lei, fan di Halep, Wozniacki e ovviamente di Federer, attesa dalla Kerber al primo turno.