IL DIETROFRONT NEL CASO BOLELLI
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Sono cosciente che sarà un impegno difficile – ha detto sempre la Garbin al Corsera –
e che per ricostruire il tennis femminile italiano ci vorrà del tempo, forse anni... Ma per me è una grande sfida, non ho paura, nemmeno delle critiche se non arriveranno risultati”. Nell’intervista radiofonica, Binaghi ha rivelato anche che Barazzutti continuerà a starle a fianco negli incontri di Fed Cup, oltre che nei tornei in giro per il mondo. Ma ora la guida è di “Tax”, come il lavoro delicato di convincere le migliori a scendere in campo.
L’unica garanzia sembra Sara Errani, ripartita con motivazioni tutte nuove. La Vinci è – probabilmente – all’ultima stagione della sua carriera: avrà voglia di sacrificarsi ancora per una nazionale con cui ha vinto tanto e difficilmente vincerà altro? E se decidesse di esserci, sarà disponibile per il doppio con l’ex compagna da Slam? Idem (senza il probabilmente) per la Schiavone, che per dedicarsi al singolare ha rinunciato addirittura a una Olimpiade. La Garbin ha confessato di volerla coinvolgere, ma sembra uno scenario complesso. Perciò torna importante Karin Knapp, anche se il meglio pare alle spalle anche per lei.
E visto che, anche qualora Vinci e Schiavone giocassero nel 2017 non lo faranno nel 2018, forse conviene già iniziare a gettare le basi della squadra del futuro. Coinvolgendo proprio la Paolini, o anche Martina Trevisan, che le sta appena dietro in classifica. La Garbin le ha seguite a lungo, le conosce benissimo: tentar non nuoce. Ma sono ancora troppo lontane per pensare di ricostruire grazie a loro qualcosa di anche lentamente simile a quanto fatto negli anni scorsi. E qui torna inevitabilmente in gioco il nome della Giorgi. Binaghi è stato chiaro: “capitolo chiuso”. Ma lo era stato anche nel 2008 col caso Bolelli. Disse che, fin quando sarebbe stato in carica, Simone non avrebbe più trovato spazio nella nazionale di Coppa Davis, poi sappiamo come è finita.
Tornerà sui suoi passi anche stavolta?
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