NIENTE E' IMPOSSIBILE
Nadal era incontenibile: nel Risiko della partita, aveva piazzato le sue bandierine in troppe zone del campo. Nel primo set aveva i piedi 2, 3, 4 metri dietro la riga. Nel quarto, ero lui a pestare la linea bianca mentre Del Potro muoveva i suoi 90 chili senza speranza. Finiva con un passante di rovescio e Rafa si accucciava, agitando il pugno come ai vecchi tempi: per lui sarà la 23esima finale Slam, la quarta a Flushing Meadows, dove vanta un bilancio di due vittorie (2010 e 2013) e una sconfitta 2011. Inutile dire che partirà nettamente favorito contro Kevin Anderson, sempre battuto nei quattro scontri diretti. Il sudafricano proverà a bloccare sul nascere i discorsi che fioccherebbero in caso di successo nadaliano: si parlerebbe di restaurazione, con tutti gli Slam incassati da Federer e Nadal, come era accaduto nel 2006, nel 2007 e nel 2010. Lo Us Open di Nadal è stato perfetto: qualche incertezza nei primi turni, poi ha messo il turbo nella seconda settimana, approfittando di uno spogliatoio che assomiglia a un'infermeria. A 31 anni, il fisico è meno esplosivo ma sempre brillante, tirato a lucido. Da quando ha messo piede nel professionismo, lo spagnolo ha giocato 1.044 partite (vincendone 861), con buona pace di chi pensava che il suo motore andasse in cortocircuito dopo pochi anni. Un fenomeno, uno dei più grandi di sempre, il secondo più titolato alle spalle di Roger Federer. Ma non gli basta: le sue scarpe rosso fuoco avevano la griffe “10” e “13”, simbolo dei suoi successi newyorkesi. C'è ancora tanto spazio, sul tallone, per scriverci ancora qualcosa. “Se l'anno scorso mi avessero detto che oggi sarei stato qui, avrei ringraziato ma avrei pensato che sarebbe stato quasi impossibile”. “Impossibile”, tuttavia, è un vocabolo che non gli hanno mai presentato.
US OPEN 2017 – Semifinale Uomini
Rafael Nadal (SPA) b. Juan Martin Del Potro (ARG) 4-6 6-0 6-3 6-2