I RESPIRI PROFONDI DI STEVE
Bellucci era giunto in finale vincendo tutti i match in tre set. Avesse superato anche Johnson, sarebbe diventato il primo ad aggiudicarsi un titolo ATP giocando quindici set dal 2004 (quando ci riuscì Martin Verkerk ad Amersfoort). “Non avevo i crampi, ma ero così stanco che non pensavo di poter vincere – ha esalato il brasiliano – lui stava un po' peggio di me sul piano fisico, ma ha giocato in modo incredibile. Sono un po' triste perché a un certo punto ho pensato di farcela, ma sono comunque felice di aver centrato un'altra finale”. Subito avanti di un break, Bellucci si faceva riprendere e poi commetteva un disastro sul 4-5 del primo set, commettendo due doppi falli consecutivi e sparando un dritto lungo che spingeva avanti Johnson. Nel secondo, tuttavia, migliorava il rendimento al servizio e non rischiava nulla. Il break decisivo arrivava sul 4-4 (stavolta il dritto lungo era di Johnson), poi nel terzo saliva 2-0. Sul 4-2, tra l'altro, Johnson ha iniziato ad avvertire un principio di crampi. A quel punto, ha accorciato gli scambi picchiando a tutta forza con il dritto. Il piano ha funzionato, permettendogli di trovare il break del 4-4. Gli ultimi game erano un corrida tennistica. “Quando vivo un momento difficile, so cosa devo fare – ha detto Johnson alludendo ai crampi – sapevo di dover fare alcuni respiri profondi e dare al mio corpo la possibilità di restare in campo altri 5-10 minuti”. Tanto è bastato per vincere il tie-break, suggellato da alcuni colpi vincenti, i gentili omaggi di Bellucci e l'incredibile dritto sul matchpoint. Gli ultimi game di questa finale entreranno di diritto nel repertorio degli psicologi sportivi. Quando dovranno spiegare ai pazienti cosa NON fare quando l'avversario è menomato, mostreranno l'atteggiamento di Thomaz Bellucci nella finale del torneo ATP di Houston. Tanto umano quanto incomprensibile.
ATP 250 HOUSTON – Finale
Steve Johnson (USA) b. Thomaz Bellucci (BRA) 6-4 4-6 7-6