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Marco Caldara
01 February 2017

Lo sfogo di Napolitano: “niente rabbia, ma compassione”

Stanco degli insulti e delle minacce ricevute sui social dopo le sconfitte, da parte di scommettitori seccati per una puntata non andata a buon fine, il ventunenne azzurro ha pubblicato un messaggio di sfogo. “Scommettitori poveri di alcun tipo valore morale. Spero che la vita vi possa insegnare rispetto ed educazione”.

La notizia è che… ormai non faccia quasi più notizia. Ogni settimana, praticamente a ogni match e soprattutto a chiunque, dai top-10 a chi insegue un sogno tennis che mai raggiungerà, ogni giocatore riceve puntualmente minacce e insulti sui social dopo le sconfitte, da parte di scommettitori arrabbiati per una giocata andata male. Con una diffusione sempre maggiore di Facebook, Twitter, Instagram e affini, il fenomeno è sempre all’ordine del giorno e continua a crescere, come se puntare dei soldi su un tennista garantisse anche il diritto di digliene quattro (e magari fossero solo quattro…) se il risultato non soddisfa lo scommettitore. A fine 2016 ne ha parlato l’australiano Sam Groth, raccontando di essere stanco di dover leggere minacce di morte dopo ogni sconfitta, e di trovarsi costretto a chiudere il proprio account Facebook. Ma i casi sono centinaia e centinaia. Uno degli ultimi riguarda Stefano Napolitano, numero 172 del mondo, una delle principali speranze del nostro tennis, che nel pomeriggio ha pubblicato proprio sui suoi social un messaggio di sfogo in risposta a tutti gli insulti ricevuti. A occhio e croce gli è capitato spesso, ma ha sempre fatto finta di nulla. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è qualche messaggio arrivato dopo la sconfitta di oggi contro il russo Karatsev al Challenger francese di Quimper, dove peraltro il 21enne biellese aveva ottenuto un gran bel successo all’esordio contro Jurgen Melzer, capace di impegnare Federer all'Australian Open.
Dopo aver elencato una lunga serie di parole a lui indirizzate da sconosciuti, che evitiamo di riportare, l’azzurro ha scritto: “A tutti voi scommettitori, maleducati e poveri di alcun tipo di valore morale, auguro con tutto il cuore che la vita vi possa insegnare a stare al mondo in un modo migliore, nel rispetto delle persone, con quel pizzico di gentilezza oramai dimenticata, semplicemente con educazione… Io se sbaglio qualche diritto in più o perdo una partita di tennis sono una persona a posto lo stesso e grazie ai miei genitori capisco il valore di ciò che è importante. Oramai in pochi valutano il percorso, la dedizione, la passione di un qualsiasi ragazzo che prova a darsi un’opportunità nel mondo dello sport o nella vita in generale. Così tanti oramai sono solo attaccati al risultato, ai trofei, ai soldi, al nulla. Non provo rabbia, ma solo tanta compassione per tutti voi. Scusate ma io faccio la mia strada comunque. Ciao”. Parole che, oltre a confermare i grandi valori (e l’intelligenza) del piemontese, bravo a non averne troppo a male ma anche a dar voce a un problema comune alla stragrande maggioranza dei colleghi, fanno riflettere sul peso che certe minacce possano avere per un giocatore. Specialmente perché non è detto che tutti siano capaci di lasciar correre e non dargli peso.
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