Marco Caldara
15 March 2018

Il prestigiatore con la racchetta

Stefan Bojic, 27 anni, non è riuscito a fare del tennis "pro" la sua vita, ma ha comunque trovato il modo di frequentare i tornei più importanti del mondo, creando degli spettacoli di freestyle con racchette e palline. Uno show che lascia a bocca aperta anche i professionisti, ed è sempre più ambito dai tornei. E secondo lui non è solo intrattenimento.
Per una volta anche Mansour Bahrami, più famoso oggi rispetto a quando giocava grazie ai siparietti portati nelle esibizioni di tutto il mondo, deve guardare e applaudire. Il tennis di “maghi” ne aveva già conosciuti, alla francese per Fabrice Santoro o alla spagnola per Guillermo Coria, ma mai nessuno aveva pensato di trasformare racchette e palline in un vero e proprio gioco di prestigio, come sta facendo Stefan Bojic. Chi? Un perfetto sconosciuto che grazie a un’intuizione un po’ strampalata, e un canale YouTube dove mostrare tricks e numeri di freestyle, gira il mondo con la racchetta nel borsone proprio come i professionisti, frequentando tornei via via sempre più importanti. Riesce a fare cose impressionanti, regalando un attimo di divertimento extra al pubblico. I tornei hanno capito che il prodotto funziona e così i suoi spettacoli sono diventati molto molto ambiti. Solo negli ultimi mesi Bojic si è esibito alla finale di Coppa Davis di Lilla, poi al WTA di San Pietroburgo, all’ATP di Marsiglia e all’accademia di Patrick Mouratoglou in Costa Azzurra, mentre in questi giorni è al BNP Paribas Open di Indian Wells, dove ha raccontato all’Equipe la genesi di un mestiere tutto nuovo, nato quasi per caso. In passato il 27enne serbo di Novi Sad col tennis ci aveva provato seriamente, riuscendo a conquistarsi una classifica ATP ad appena 18 anni, ma è stato al massimo numero 1.392 del mondo e appena capito che difficilmente sarebbe riuscito a vivere di tennis giocato ha cambiato aria. È andato al college negli Stati Uniti, e una volta terminati gli studi si è dedicato all’insegnamento, ed è in quel periodo che ha conosciuto uno skater specializzato nel freestyle, ideando il suo “freestyle tennis”. “Mi è sempre piaciuto fare qualche trick – racconta –, ma il progetto è nato seriamente nel 2015, e da allora lo porto in giro per il mondo. Non sono ancora arrivato nei tornei del Grande Slam, ma mi auguro che possa succedere presto”.
LA FUNZIONE FORMATIVA DEL FREESTYLE
Su YouTube circola un video di Novak Djokovic che resta senza parole dopo aver visto una sua esibizione, e poi lo abbraccia. Vedendo ciò che Bojic riesce a fare è difficile non rimanere impressionati, per la velocità di esecuzione dei suoi “trick”, in campo e soprattutto fuori, la sua vera specialità. “Si crea una relazione speciale tra me, la racchetta e la pallina. Il freestyle fa parte del mio modo di vedere lo sport: cerco di aggiungere sempre qualcosa. Ho studiato diverse culture e mi sono ispirato a varie attività, come skateboard e parkour. Ma c’è anche dell’arte, perché uso il metodo tipico dei surrealisti: ridefinire gli oggetti e la loro funzione”. Ciò che fa sorprende il pubblico, ma anche i giocatori stessi, capaci di fare grandi cose con la racchetta, ma non nel senso reinventato dal lui. “Capita – racconta – che mi chiedano di insegnarli qualche segreto. A Marsiglia, per esempio, prima della finale contro Pouille, Karen Khachanov ha provato a imitare alcuni dei miei giochetti, mentre ogni volta che incontro i giocatori serbi mi chiedono di mostrargli qualcosa di nuovo. Djokovic compreso”. Difficilmente il tennis freestyle diventerà sport Olimpico, ma nel pacchetto “entertaining” dei tornei (sempre più importante) funziona eccome. Ma non è tutto, perché da buon insegnante di tennis quale è comunque rimasto, nel freestyle Bojic ci trova anche un aspetto formativo. “Credo sia un buon metodo di allenamento, per sviluppare la coordinazione e la percezione dello spazio. Soprattutto per i più piccolo, ma può funzionare anche nel circuito. Penso specialmente al tennis femminile, che punta tantissimo sulla potenza e ha un po’ smarrito il tocco. I giocatori lavorano tantissimo, ma in termini di coordinazione si possa fare ancora di più. Possono bastare quindici minuti al giorno. È una nuova sfida, che aggiunge un po’ di varietà al lavoro”. Vien difficile pensare a dei tennisti che si allenano col freestyle, ma negli anni i metodi di allenamento si sono evoluti in continuazione, abbracciando psicologia, crioterapia ed esercizi un tempo sconosciuti. Magari…
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