MARRERO E L'ASSOLUZIONE DI DUE ANNI FA
Tra gli investigatori TIU c'è Mark Philips, il quale non si è detto sorpreso della segnalazione: i protagonisti del match in questione avrebbero una “lunga storia” di coinvolgimento in partite sospette. A suo dire, e a differenza del report del pannello indipendente pubblicato qualche mese fa, la corruzione può arrivare anche a livelli più alti. Come è noto, le ultime squalifiche riguardano gli argentini Nicolas Kicker e Federico Coria: quest'ultimo se l'è cavata con otto mesi (di cui sei sospesi), mentre il primo ha avuto una stangata: sei anni (di cui tre sospesi). L'ultimo caso, invece, ha colpito l'egiziano Karim Hossam. Ritenuto colpevole di 16 episodi di corruzione tra il 2013 e il 2017, è stato squalificato a vita. Detto che il reato di match-fixing (e tutto ciò che gli ruota intorno) è uno degli aspetti più odiosi del tennis, è altrettanto onesto segnalare che un flusso anomalo di scommesse non può essere in nessun modo prova di combine o corruzione. Può essere un indizio, una base per iniziare le indagini. Il match in questione è l'unico finito sotto l'occhio dei riflettori tra Roland Garros e Wimbledon, ma incuriosisce per la presenza di David Marrero: lo spagnolo era già stato sospettato nel gennaio 2016, quando perse al primo turno del doppio misto dell'Australian Open insieme a Lara Arruabarrena contro Kubot-Hlavackova. Partì un'indagine che si risolse con un nulla di fatto. In assenza di prove su qualsiasi attività di corruzione, non fu intrapresa nessuna azione contro i giocatori coinvolti. Intervistato a suo tempo, Marrero disse che la TIU aveva esaminato il suo telefono, così come quello degli altri tre giocatori, rispettando l'intera procedura. Adesso il suo nome torna alla ribalta, anche se non esistono prove ma soltanto un flusso anomalo di scommesse. Se da un lato la riservatezza della Tennis Integrity Unit può sembrare eccessiva, è vero che diffondere troppe notizie potrebbe essere troppo penalizzante per giocatori che poi risultano innocenti.