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Marco Caldara
07 October 2017

È arrivato il giorno di Simona!

Dopo tre tentativi andati male, il quarto è quello buono: Simona Halep centra la finale a Pechino e sarà la venticinquesima numero uno nella storia del circuito WTA. Non è la più forte, però meritava un premio per la costanza di rendimento mostrata negli ultimi anni. Quinta n.1 in meno di cinque mesi: un dato che fa riflettere, ma nel 2008 era andata anche peggio…
Magari da qualche parte era scritto che sarebbe andata così, e tutti i tentativi falliti sono serviti solo a rendere il traguardo ancora più gustoso. Certo, c’è da scommettere che Simona Halep avrebbe preferito salire in testa al ranking WTA abbracciando la Coupe Suzanne Lenglen sul Centrale del Roland Garros, invece che incassare delusioni su delusioni e guardare le altre raggiungerla, superarla e festeggiare prima di lei. Ma farcela dopo tre chance andate male, quando la sua opportunità sembrava sfumata, deve avere un gusto speciale, quello che la 26enne di Costanza ha finalmente assaporato conquistando la finale del Premier Mandatory di Pechino. Non c’è (ancora?) un titolo da cullare, ma stavolta conta zero. L’importante era vincere e lei finalmente ci è riuscita, raggiungendo l’ambita meta grazie al successo per 6-2 6-4 contro Jelena Ostapenko, la stessa che al Roland Garros le aveva negato in un colpo solo primo Slam e numero uno, travestendosi da fenomeno nella settimana sbagliata. La ventenne di Riga ci ha provato anche stavolta, ma la Halep ha dimostrato di aver imparato la lezione, e senza l’effetto sorpresa parigino il quarto tentativo è diventato quella buono, cancellando in un colpo solo quelli andati a vuoto. Era arrivata a un successo dal numero uno a Parigi, poi a Wimbledon, quindi a Cincinnati, ma aveva sempre fallito e da quella finale persa in 56 minuti con la Muguruza non aveva più vinto un match. Primo turno a New York, battuta dalla Sharapova. Primo turno a Wuhan, battuta dalla Kasatkina. Poi, di colpo, magia a Pechino a suon di rivincite, superando Sharapova, Kasatkina e quindi Ostapenko. Meglio di così non poteva andare.
GLI SPETTRI DI PARIGI SCACCIATI IN FRETTA
Nella semifinale più importante della sua carriera, per la Halep è filato tutto liscio fino al 6-2 3-2 e servizio, quando una Ostapenko sino a lì più fallosa che brillante ha tirato fuori un game di risposta in versione parigina. Ha sparato una cannonata dopo l’altra, il break è tornato indietro e la mente della Halep non può non essere volata proprio a quel sabato 10 giugno sul Philippe Chatrier, quando ha accarezzato il primo Slam della sua carriera ma poi se l’è lasciato sfuggire. Anche al Roland Garros era avanti di un set e un break, la rivale ha reagito e sappiamo come è andata. Un’esperienza che l’ha ferita, ma almeno le è tornata utile a qualche mese di distanza. Sapeva a cosa poteva andare incontro, l’aveva già provato sulla sua pelle, così ha reagito in maniera totalmente diversa rispetto a Parigi. Niente panico, ma solo determinazione. È rimasta appiccicata alla ventenne lettone, sul 4-4 ha accelerato di nuovo e a crollare è stata la Ostapenko, fresca di qualificazione per le WTA Finals di Singapore. Con un doppio fallo ha consegnato il 5-4, l’ansia di Simona è volata via e l’ultimo game è diventato un piccolo capolavoro, con due vincenti di qua e due errori di là a regalarle il traguardo sognato sin da ragazzina. In quella pallina scagliata lontano subito dopo la stretta di mano, nel sorriso sincero, in quel pizzico di incredulità o nelle lacrime a fine match, seduta sulla sua panchina, si è visto quanto Simona avesse cercato questo obiettivo negli ultimi mesi, fino a farlo quasi diventare un’ossessione. Perché sono tutti bravi, a parole, a dire di non pensarci, ma quando il traguardo si è avvicina è impossibile non guardarlo e fantasticare.
UNA VETTA MERITATA PER LA COSTANZA
Stavolta, finalmente, a salire in vetta tocca a lei, venticinquesima numero uno dalla nascita della Women’s Tennis Associaton (1973) e soprattutto prima rumena donna a condividere il traguardo con Ilie Nastase, numero uno nelle prime 40 settimane dalla fondazione del circuito ATP. “È davvero emozionante – ha detto nella cerimonia post-match – e credo sia la prima volta che piango in campo. È meraviglioso avercela fatta, e non scorderò mai questo giorno e questo torneo”. La Halep volerà al comando dopo Angelique Kerber, Serena Williams, Karolina Pliskova e Garbine Muguruza: fanno cinque numero uno del mondo diverse in meno di cinque mesi, dato che non giocherà a favore della credibilità del circuito WTA, ma negli ultimi mesi l’ha reso sempre più frizzante. E non è nemmeno record assoluto, visto che di avere cinque numero uno nella stessa stagione era successo già nel 2008, quando nell’arco di sole 17 settimane (3 mesi e 20 giorni) si susseguirono Justine Henin, Maria Sharapova, Ana Ivanovic, Jelena Jankovic e l’immancabile Serena. Nove anni fa si erano inserite addirittura le due serbe, non all’altezza di nessuna delle cinque numero uno del 2017, quindi in termini storici è andata anche peggio. Ma certi discorsi lasciano il tempo che trovano: oggi è lo “special day” (come l’ha definito lei stessa) di Simona Halep, che non diventerà una campionessa in grado di vincere Slam su Slam, ma negli standard attuali del Tour femminile meritava di salire almeno una volta in vetta, anche solo per la costanza di rendimento nelle ultime quattro stagioni. Non è mai stata la più forte, ma è lì da una vita. Gli dei del tennis, dopo qualche discussione, hanno voluto premiarla.
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