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"Silicon Valley? Grazie, ci provo con il tennis"

È stata la coraggiosa decisione di Kristie Ahn, 25enne americana dai genitori coreani. Studentessa alla Stanford University, dopo la laurea in scienze tecnologiche poteva entrare nel tempio dell'informatica, ma ha scelto il tennis. Protagonista a Charleston, è prossima all'ingresso tra le top-100.

Il match contro Samantha Stosur stava andando bene. Sfruttando le regole WTA, tuttavia, Kristie Ahn ha chiamato la sua allenatrice Shenay Perry. Dopo il coaching, le ha dato il pugnetto per un “fist bump”; tipico gesto all'americana. La Perry non si è accorta del gesto d'intesa, e all'americana di origine coreana non è rimasto che prenderla a ridere, sospirando “Mi odia” verso la telecamera. Alla fine, il siparietto è servito a rilassarla. È stato uno dei pochi errori nel 6-2 6-4 che l'ha spinta al secondo turno, in cui sfiderà (alle 16, diretta SuperTennis) Julia Goerges. Numero 107 WTA, 25 anni, la Ahn si è laureata alla Stanford University ed è amica di Danielle Collins, grande protagonista a Miami e da cui ha tratto ispirazione. O meglio, motivazione. Dottoressa in scienze tecnologiche, la Ahn è tra le poche tenniste con una laurea in tasca. Avrebbe potuto lavorare nella Silicon Valley, tempio dell'informatica mondiale, ma ha preferito tentare l'avventura con il tennis. Nel solo 2018, ha incassato circa 65.000 dollari lordi, ma in tasca le è rimasto più o meno la metà. I suoi genitori avrebbero preferito vederla sistemata. “Subito dopo la laurea ho detto loro che avrei tentato la via del professionismo... direi che non erano troppo entusiasti”. Tuttavia, vittorie come questa, in un palcoscenico importante, possono cambiare le prospettive. “Quando sei numero 900 del mondo, un genitore non può certo vantarsi – continua la Ahn – tuttavia, alla fine, penso che possano essere orgogliosi di me”. Il recente exploit di Danielle Collins ha un certo valore, dimostra che il college è in grado di formare buoni atleti, capaci di fare ottime cose anche nel tour.

DA BABY PRODIGIO A DOTTORESSA
“Io e Danielle abbiamo frequentato l'Università per tutti i quattro anni, e questo può fare la differenza sul piano mentale, quando inizi a domandarti cosa fare da grande. Oggi ho provato a fare come lei”. C'è riuscita alla perfezione fino al 6-2 4-0, contro un'avversaria in declino ma sempre a suo agio sulla terra battuta. “Ho cercato di essere aggressiva e, soprattutto, evitare che lei comandasse con il dritto perché è una delle più brave”. Difficile capire fino a dove potrà spingersi, anche se quest'anno sta iniziando a giocare con frequenza contro le migliori. A Sydney aveva battuto Carla Suarez Navarro, ma deve ancora abiturarsi a gestire certe situazioni. Per questo, ha rischiato di farsi riacchiappare nel secondo set. L'aiuto di Shenay Perry, con tanto di siparietto, le ha dato una grossa mano. “La conosco da quando avevo 16 anni e lei era ancora in attività. Poi un paio d'anni fa, durante la stagione invernale, Kathy Rinaldi l'aveva chiamata per un camp USTA e ci siamo ritrovate. Abbiamo lavorato insieme sul campo, doveva restare una settimana ma poi ne ha fatte due. Scherzando, le ho chiesto se avrebbe voluto diventare la mia allenatrice”. La collaborazione non è a tempo pieno, poiché la Ahn fa la spola tra Boca Raton e Orlando, ma le cose vanno a meraviglia. Certo, una decina d'anni fa aveva ambizioni diverse. Era ancora una ragazzina quando aveva superato le qualificazioni allo Us Open 2008. Fu sorteggiata contro Dinara Safina, allora numero 7 WTA, e perse con un onorevole 6-3 6-4. Qualcuno aveva pensato che la nuova stella del tennis americano in gonnella avesse gli occhi a mandorla. Ma lei aveva una visione lucida e corretta del cose, e già pensava di andare al college. Sono passati 10 anni e tra i banchi ha fatto quello che doveva. Adesso è sta per raggiungere un traguardo che resta un miraggio per migliaia di giocatori: l'agognato ingresso tra le top-100 WTA. Magari non arriveranno proposte dalla Silicon Valley, ma forse la scelta di Kristie non è stata del tutto sbagliata. Intanto ha rigiocato uno Slam a nove anni e mezzo di distanza. Mica male.

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