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Riccardo Bisti
24 November 2018

“Il calendario può ancora cambiare”

Il presidente ITF, presente a Lille per la finale di Coppa Davis, torna a parlare della riforma. A suo dire, sono in corso efficaci trattative con i giocatori per trovare una soluzione, magari con il varo di un'unica competizione. “Per ora le finali restano a novembre, ma il calendario può ancora cambiare”. E insiste: “Sono convinto che i migliori parteciperanno”.

Il pubblico di Lille non ha riservato particolare accoglienza ai vertici dell'ITF, tra i principali responsabili della riforma che dall'anno prossimo modificherà una delle manifestazioni più antiche dello sport. Seduti in prima fila, uno accanto all'altro, c'erano Dave Haggerty (presidente ITF) e Bernard Giudicelli (presidente FFT, dimissionario dal Board ITF). A pochi sedili di distanza, la presidentessa della Croazia Kolinda Grabar Kitarovic. Conosceremo meglio l'umore del pubblico di Lille quando sarà consegnato il trofeo nelle mani della squadra vincitrice: va detto che Yannick Noah aveva interrotto il clima solitamente ingessato della cena ufficiale dell'evento, rifilando un paio di stoccate a Giudicelli nella serata di martedì. Dopo un periodo di silenzio, Haggerty ha ripreso a parlare. La (potenziale) notizia, emersa dalle sue parole, è che non ci sarebbe ancora la certezza di giocare le Davis Cup Finals nella settimana attualmente fissata, dal 18 al 24 novembre. Sono in corso colloqui con tutte le istanze del tennis per arrivare a un accordo. “Ci siamo incontrati la scorsa settimana a Londra, la conversazione è stata costruttiva – ha detto Haggerty – ci vorrà del tempo, ma sono ottimista sul fatto che si possa lavorare con l'ATP. Ci sarà il turno di qualificazione a febbraio e il torneo finale a novembre: non abbiamo ancora trovato la soluzione per cambiare la data delle finali di Madrid. Tutto rimane aperto. Il calendario può ancora cambiare, perché ciò che conta è la salute dei giocatori. Per adesso, la fase finale è collocata a novembre”.

"SONO SICURO CHE I MIGLIORI GIOCHERANNO"
Il problema è la nuova ATP Cup, competizione dal format e dal montepremi simile, ma con un paio di vantaggi niente male: è meglio inserita in calendario e garantirà punti validi per la classifica mondiale. Quando hanno chiesto ad Haggerty se sarà un problema avere due manifestazioni simili in così poche settimane, si è arrampicato sugli specchi. “La Coppa Davis ha un'eredità di 118 anni. È diversa dagli altri eventi. C'è passione, i giocatori sono coinvolti. Parliamo con l'ATP e l'idea è costruire un'unica grande competizione a squadre. Da parte nostra, pensiamo che sarà la Coppa Davis”. Pensiero legittimo, ma rimane il fatto che l'ATP ha presentato la sua competizione meno di 48 ore dopo le conversazioni definite “positive” con ITF, tornei del Grande Slam e rappresentanti dei giocatori. Haggerty ha poi smentito che i migliori giocatori abbiano inviato una lettera all'ITF in cui manifestavano l'intenzione di non giocare la nuova Davis. Probabilmente è vero, visto che lo stesso Alexander Zverev (che pure è tra i più critici con la nuova manifestazione) ha detto di non aver ricevuto nessuna missiva da sottoscrivere. La partecipazione dei top-players, tuttavia, rimane argomento cruciale per la nuova Davis. Un bel parco giocatori era tra gli obiettivi della riforma, ma durante la presentazione dello scorso ottobre Gerard Piqué ne aveva minimizzato l'importanza, focalizzandosi sulle squadre e sul sostegno di Rafa Nadal (l'unico che sembra davvero d'accordo). “A gennaio ci incontreremo di nuovo con i giocatori – dice Haggerty – li consultiamo spesso. I migliori ci hanno assicurato che a febbraio difenderanno i colori dei loro paesi. E sono sicuro che, se si qualificheranno per le finali, giocheranno. Vogliono rappresentare il loro paese fino alla fine e avremo una fantastica finale a Madrid, con un'atmosfera simile a quella che stiamo vivendo a Lille”.

UNA RIFORMA BASATA SUL DENARO
Affermazioni da politico, basate su convinzioni personali ma molto discutibili. Per adesso, tutto lascia pensare che buona parte dei migliori non parteciperanno, anche tenendo conto della possibile mancata qualificazione di paesi come Serbia e Svizzera. Secondo Haggerty, a Madrid ci sarà una bella atmosfera perché “la maggior parte delle squadre in campo saranno europee, e sono sicuro che arriveranno tifosi da ogni parte del mondo. Ricordo che furono i giocatori a chiedere di giocare in un'unica settimana, in un solo posto. Abbiamo fatto questa riforma perché siamo responsabili dello sviluppo delle federazioni di tutto il mondo, ed è stata una bella opportunità. Le piccole federazioni non perderanno più denaro con la Coppa Davis: la Francia non ha problemi, ma già per la Croazia è diverso. I giocatori croati ricevono pochi soldi dalla loro federazione, mentre la nuova formula cambierà tutto. Questo è il cuore della riforma”. Appunto. Soldi, soldi, soldi. Qualcuno ha sussurrato che in una delle tante riunioni prima dell'assemblea di Orlando, i rappresentanti ITF abbiano pronunciato per decine di volte il termine “soldi”, mentre non si citava quasi mai il principio di “tennis”. Ciò che infastidisce, nelle argomentazioni di chi ha voluto la riforma, è il negare che il denaro sia stato il motore principale, tirando fuori ragioni tecniche poco credibili e un principio di spettacolarizzazione che è tutto da dimostrare.

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