I PROTAGONISTI DELLA RISSA IN COPPA DELLE PROVINCE
Per chi non lo sapesse, la Coppa delle Province è una competizione giovanile per selezioni provinciali, che scatta su scala regionale e poi si allarga alla fase nazionale. Ogni incontro è composto da nove match: sei singolari e tre doppi. Quest’anno è aperta alle classi 2006, 2007 e 2008. Vuol dire bambini dagli 8 agli 11 anni, quell’età in cui il tennis deve essere solamente un gioco: senza pressioni, senza responsabilità, senza nemmeno guardare al punteggio. Invece è spesso il contrario, con genitori che credono di avere in casa il nuovo Federer (e sono tantissimi!) e che invece di starne fuori stanno… dentro, come è avvenuto nella sfida fra le rappresentative di Arezzo e Prato. Prima una palla chiamata “out” da un padre sugli spalti, poi qualche parola pesante con altri genitori, quindi spintoni, schiaffi e via con la rissa, ovviamente davanti ai ragazzini terrorizzati. Un grande esempio. Ah, giusto per dovere di cronaca: entrambe le squadre erano già promosse alla seconda fase, quindi lo scontro diretto non contava nulla. Chi è stato a dire che per diventare campioni è meglio nascere orfani?
IL DIETROFRONT DELLA FEDERTENNIS
Nel mese di febbraio, l’abolizione da parte della FIT del capitale di partenza nel metodo di calcolo delle classifiche federali per l’anno 2018 aveva fatto esplodere un vero putiferio, con un sacco di lamentele da parte dei giocatori, di seconda, terza e quarta categoria. In sintesi, togliendo il punteggio base assegnato di
default a ogni praticamente con classifica FIT, era aumentato notevolmente il numero di punti (e quindi di vittorie, e quindi di tornei da disputare) necessari per mantenere la stessa classifica dell’anno precedente o salire al gruppo successivo. Fortunatamente,
un mese più tardi è arrivato il dietrofront, per un presunto errore nelle tabelle – come è stato giustificato – o forse perché chi di dovere si è reso contro dell’enorme malcontento generato dalla decisione. Ma che sia la prima o la seconda, in fondo, poco importa. L’importante è essersi resi conto dell’errore, involontario o meno.
LE SEMIFINALI DEGLI OPEN BNL
Il successo dei tornei dei pre-qualificazioni per gli Internazionali d’Italia è uno dei più grandi motivi di vanto della Federazione Italiana Tennis. Dagli 884 della prima edizione, anno dopo anno il totale dei partecipanti è schizzato verso l’alto, e nel 2017 ha già superato quota 12.000. Un risultato raggiunto anche grazie alla saggia decisione di inserire un montepremi complessivo di quasi 500.000 euro, distribuiti in 24 tappe. Una scelta che ha incentivato anche i migliori seconda categoria italiani a partecipare agli Open BNL, tanto che è capitato che alcuni tennisti – attirati da dei montepremi che a livello nazionale non si sono mai visti, più che dalla possibilità di giocare al Foro Italico – partecipassero a più tornei anche se già qualificati, finendo per falsare la manifestazione. Per evitare il fenomeno, quindi, dal 2017 la FIT ha deciso di non permettere più ai giocatori già qualificati (vincitori e finalisti) di disputare i tornei successivi. Risultato? Più di una semifinale giocata ehm… diciamo… ehm… senza troppa voglia di vincere, per evitare di passare in finale e perdere la possibilità di giocare altri tornei. Fatta la legge, trovato l’inganno.