RIPRESA ECONOMICA
Ma come è stato possibile? Le ragioni del ritorno sono principalmente due: la prima, vera conditio sine qua non, è la ripresa dell'economia nazionale. Fu proprio la difficoltà nel reperire i fondi a mettere in ginocchio un torneo nato nel 1988 e che in 26 edizioni ha raccolto un albo d'oro da brividi: tra le varie vincitrici, al Country Club si sono susseguite Mary Pierce, Barbara Schett, Sandrine Testud, Anastasia Myskina, Dinara Safina e tre delle nostre quattro grandi: Sara Errani, Flavia Pennetta e Roberta Vinci. Nel 2013, tuttavia, il torneo chiuse con un deficit di 80-100.000 euro. Consapevoli di non poter andare avanti, gli organizzatori chiesero un aiuto alla WTA, proponendo un affitto in modo da non perdere la licenza (dopo che Halle aveva messo sul piatto un milione di euro per acquistarla definitivamente, incassando un gentile rifiuto). E così si trovò la soluzione malese. Fu realizzato un contratto molto dettagliato, ma a poche ore dalla firma la FIT si fece avanti proponendo di rilevare il torneo alle stesse condizioni economiche. Pur essendo d'accordo, Palermo chiese gli stessi identici vincoli contrattuali (in effetti, piuttosto vantaggiosi per il club). Il suo principale referente, Sebastiano “Iano” Monaco (siciliano, all'epoca vicepresidente federale), gli disse che gli avvocati FIT avrebbero dovuto visionare il contratto prima di accettarlo, con ovvia necessità di tempo. Il tempo non c'era, così i soci optarono per la scelta di cedere a Kuala Lumpur. Il presidente FIT Angelo Binaghi si disse “stupefatto” della scelta del Country, ma la verità è che fu avvisato troppo tardi dell'imminente cessione. Il “grido di dolore” degli organizzatori palermitani andava avanti da tempo, ma certe notizie arrivarono a Binaghi soltanto a cose quasi fatte. Convocò un consiglio d'urgenza, varò una buona proposta, ma ormai non c'erano più i tempi tecnici per offrire le stesse garanzie. E così il torneo è volato in Malesia a una cifra tutt'altro che trascurabile: in sei anni, i malesi avrebbero versato 860.000 euro nelle casse del Country, partendo da 110.000 e con un aumento annuo del 10%.