11 November 2015

Se si creano soltanto robot

Qualche settimana fa, abbiamo avuto l’occasione di passare un’intera giornata con Patrick Mouratoglou, grande tecnico e personaggio televisivo oltre che, ma questo credo lo sappiate in molti, coach di Serena Williams ... di MAX GRASSI

Se si creano soltanto robot

di Max Grassi - foto Panunzio
 
Novembre, ormai lo sappiamo, per il nostro mondo è il mese in cui si tirano le somme. Atp e Wta Finals, finali di Davis e Fed Cup, arrivano in blocco a darci gli ultimi verdetti di una stagione che - soprattutto per i nostri colori - ci ha regalato emozioni irripetibili. Qualche settimana fa, abbiamo avuto l’occasione di passare un’intera giornata con Patrick Mouratoglou (con me nella foto qui sopra), grande tecnico e personaggio televisivo oltre che, ma questo credo lo sappiate in molti, coach di Serena Williams. Passeggiando per le vie di una Milano illuminata dalla settimana della moda, ho scambiato con “Mou” qualche riflessione sulla direzione che sta prendendo il tennis. Opinioni che mi piace condividere con voi.
 
“Penso che l’Atp e la Wta debbano seriamente pensare a un modo di coinvolgere e attirare nuovo pubblico nel tennis. E non penso, l’ho detto anche ai diretti interessati ovviamente, che si stia andando nella direzione giusta”.
 
In che cosa si sbaglia secondo te?
“La volontà di incanalare tutto in certi binari può essere negativa. Troppe regole, spesso contro l’essenza stessa dello spettacolo. I giocatori vengono puniti se lanciano una racchetta, se dicono una parola fuori posto. Secondo me non è la via giusta, anzi penso che sia terribile per il tennis”.
 
Quale sarebbe la via giusta?
“Lasciare che i giocatori esprimano la loro personalità sul campo. Non devono essere ridotti a delle macchine che giocano e basta, dei robot. Certo che se parli di questa cosa con un appassionato di tennis, lui non la troverà un grosso problema. Ma proviamo ad allargare lo sguardo, mettiamoci nei panni di chi ancora non è un fan del tennis. Una persona che guarda per la prima volta in tv una partita, e non è ancora all’interno dei meccanismi che regolano il nostro mondo, per appassionarsi deve poter prendere le parti di un giocatore o di un altro”.
 
Sono d’accordo, e se sono tutti uguali non può succedere.
“Esatto: deve essere emozionalmente coinvolto. Come puoi farti prendere a livello emotivo quando i personaggi che vedi in campo o in tv si muovono come dei robot? Non è possibile. Perché uno dei migliori momenti del tennis è coinciso con personaggi come McEnroe e Borg? Perché persone diverse parteggiavano per personaggi diversi, uno l’opposto dell’altro. Avevi il fuoco e il ghiaccio, a qualcuno piaceva il ghiaccio e a qualcun altro piaceva il fuoco. Eri pazzo o dell’uno o dell’altro”.
 
Io sono, ad esempio, cresciuto con la fantastica dualità tra Ivan Lendl e John McEnroe.  Ora invece è tutto troppo “corretto”, se mi passi il termine...
“Già, mi chiedo perché ora vogliano a tutti i costi appiattire tutto. La vita reale non è così, c’è chi si comporta in un modo e chi in un altro. Un personaggio come Kyrgios, per esempio, è perfetto per il tennis. Non dico che a me piaccia come si comporta, anzi quello che ha fatto a Stan Wawrinka non mi è piaciuto per niente, ma il tennis ha bisogno di gente così. Così come ha bisogno di ragazzi come Federer, che invece è l’opposto”.
 
E voi cosa ne pensate? Se ne avete voglia, scrivetemi (max.grassi@tennisitaliano.it).
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