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Sascha tiene duro e va avanti nel segno di papà

Zverev rischia grosso contro Damir Dzumhur: il bosniaco si costruisce un mucchio di chance, arriva a matchpoint, ma il tedesco tiene duro con grinta e coraggio. “La notizia più importante è che ho dimostrato di poter vincere due match di fila di cinque set”. Sascha spiega perché nutre così tanta fiducia nel papà coach.

Una delle qualità più importanti è la capacità di fronteggiare le difficoltà a muso duro. Alexander Zverev ce l'ha: tra una rimonta e l'altra, sta diventando il protagonista del Roland Garros 2018. Già in svantaggio due set a uno contro Dusan Lajovic, si è trovato nella stessa situazione contro un altro giocatore balcanico, Damir Dzumhur. Ma stavolta ha davvero rischiato di perdere, in una mattinata piena di nuvole che è diventata pomeriggio lungo le 4 ore di partita. Si è complicato la vita, ha rischiato di impazzire contro il gioco imprevedibile del bosniaco, rapido negli spostamenti e preciso nel giocare con costanza la palla corta. Gli ha tolto ritmo, gli ha impedito di giocare come piace a lui, privandolo di certezze e punti di riferimento. A differenza di Lajovic, crollato nel quarto e nel quinto set, Dzumhur è arrivato a tanto così dal successo. Ha avuto un mucchio di chance nel quarto set, mentre nel quinto si è issato fino al matchpoint. Tuttavia, non ha avuto la capacità di dare l'affondo decisivo. Il punteggio finale dice 6-2 3-6 4-6 7-6 7-5, ma nel quarto e nel quinto è successo di tutto. Anche un accidentale scontro tra il bosniaco e un povero raccattapalle, che ha tenuto in apprensione per qualche secondo (il ragazzo si è ripreso, ma è subito uscito dal campo). Dzumhur è stato avanti 4-2 nel quarto, poi sul 4-4 si è trovato 0-40 sul servizio di Zverev. Come se non bastasse, ha servito sul 6-5. Nel momento del bisogno, non ha messo in campo neanche una prima palla. “Non ero pronto per vincere, ero un po' giù fisicamente – ha ammesso Dzumhur – lui ha giocato in modo molto intelligente”.

"I FRANCESI SONO RUMOROSI COME GLI ITALIANI"
Perso il tie-break, il bosniaco si è trovato in svantaggio nel quinto. Stavolta è stato lui a rimontare da 2-4 a 5-4, arrampicandosi fino al matchpoint. Lì Zverev ha servito bene e gli ha impedito di giocarsela. “Se devo avere un rimpianto, dopo il matchpoint ho sbagliato un rovescio facile da sopra la rete. Forse sarebbe andata diversamente. Quello è il punto che ricordo, penso che sia stata la mia più grande occasione”. Persa quella, Zverev si è preso gli ultimi game e ha tirato un sospiro di sollievo, prendendosi l'abbraccio del pubblico. “Adoro giocare a Parigi, il pubblico dà grande energia, è rumoroso, un po' come quello italiano. Io amo giocare in Italia”. Quando gli hanno chiesto cosa ha pensato nel corso del match, il tedesco ha ripetuto concetti già espressi. “A nulla. Anzi, ci sono stati momenti in cui ho pensato a cosa avrei mangiato a pranzo. Con il matchpoint a sfavore, non pensi a nulla. La notizia più importante è che ho dimostrato di poter vincere due match consecutivi in cinque set. Mi dà grande fiducia per il futuro”. Per lui è anche il primo successo in uno Slam contro un top-50 ATP. Ma le statistiche non possono interessare a Zverev. Uno come lui non può certo accontentarsi di un posto negli ottavi. Il suo prossimo avversario sarà il vincente di Pouille-Khachanov.

LA BRAVURA DI ALEXANDER SR.
Dopo il match, Sascha ha elogiato la figura del papà-coach, Alexander Sr. “Un grande allenatore è quello che legge il gioco quando hai 12-13 anni come quando ne hai 21. La cosa importante è che strutturi il gioco nel modo giusto. Io, per esempio, non sono mai stato numero 1 tra gli Under 14. Non sono mai stato “il” migliore, ma mio padre mi diceva che lo sarei diventato se avessi giocato in un certo modo. Ha capito queste cose quando avevo 12-13 anni, tra l'altro dopo aver insegnato a mio fratello, che è un giocatore molto diverso da me. Per far crescere due giocatori così diversi devi essere molto bravo”. Parole che sembrano allontanare l'arrivo di un nuovo membro nel suo team, a maggior ragione dopo il fallimento del progetto con Juan Carlos Ferrero, bruscamente interrotto a febbraio. “Il coach è la persona che ti dà fiducia quando ne hai bisogno. Vede su cosa devi lavorare e su cosa hai sbagliato. Mio padre lo fa da 20 anni, oltre a spiegarmi la tattica e seguire i match dei miei avversari”. Anche il padre di Dzumhur era un coach, ed è grazie a lui che Damir è diventato un giocatore. Ma tra i due ci sono oltre 20 centimetri di differenza, senza dimenticare che il bosniaco è cresciuto laddove c'erano le rovine della guerra. Zverev, al contrario, ha potuto crescere in Germania, nelle strutture migliori. Il suo sogno Slam può andare avanti.

ROLAND GARROS UOMINI, Secondo Turno
Alexander Zverev (GER) b. Damir Dzumhur (BIH)) 6-2 3-6 4-6 7-6 7-5

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