«SARÀ LA COPPA DAVIS E NON LA COPPA PIQUÉ»

Galo Blanco, direttore esecutivo di Kosmos Tennis, la società gestita da Gerard Piqué che organizzerà la prossima Coppa Davis e Albert Costa, direttore della fase finale, hanno parlato della nuova formula della Davis. E tirato una frecciatina a Roger Federer
Albert Costa, direttore della fase finale della Coppa Davis, e Galo Blanco, direttore esecutivo di Kosmos Tennis, la società gestita da Gerad Piqué
Galo Blanco è il direttore esecutivo di Kosmos Tennis, la società gestita da Gerard Piqué che organizzerà la prossima Coppa Davis e, se i risultati saranno incoraggianti, lo farà per i prossimi 25 anni. Albert Costa sarà invece il direttore della manifestazione e della fase finale, che si disputerà a Madrid dal 18 al 24 novembre. La coppia di ex giocatori spagnoli ha fatto visita alla redazione di Mundo Deportivo, quotidiano di Barcellona molto vicino alla squadra di calcio catalana (e quindi a Piqué) per illustrare la loro idea circa la nuova formula della Davis e fare il punto della situazione, ribadendo un concetto molto chiaro: «Questa resta la Coppa Davis, non sarà la Coppa Piqué». E a Roger Federer lanciano anche una frecciatina, sulla possibilità che sia assente a Madrid, ma non per sua scelta.

Vi aspettavate così tante difficoltà in questa avventura?
GB: Non vedo problemi che non si possano risolvere. Stiamo parlando con ATP, ITF, tornei dello Slam e giocatori e a Melbourne avremmo un incontro con tutti i capitani spiegando il formato e verificare eventuali dubbi. Quando si accorgeranno che è stata la scelta migliore per il tennis, accetteranno questo cambiamento. Era necessario per la sopravvivenza della Coppa Davis.
AC: Le federazioni sono il motore del movimento e necessitano di soldi per la promozione e lo sviluppo del gioco.

C’è spazio per due eventi a squadre come la Davis e l’ATP Cup?
AC: Sono due tornei ben distinti, anche se con un formato simile. Però la competizione ufficiale è la Coppa Davis. L’ATP Cup è un evento in più del calendario ATP nel quale i giocatori rappresenteranno se stessi. In Davis invece rappresenti il tuo paese: è diverso.

Roger Federer non sarà un vostro alleato?
AC: La Laver Cup l’hanno creata lui e il suo staff e gli auguriamo il meglio, ma non è un nostro concorrente.

La nuova Davis viene spesso chiamata Coppa Piqué: è un fatto negativo?
GB: Credo che questa etichetta l’abbia appicciata addosso Federer e dovreste chiedere a lui il motivo. Per noi è sempre la Coppa Davis.
AC: Bisogna ringraziare Piqué perché ha avuto questa idea e ci ha puntato forte. Vero, lui è il presidente di Kosmos, però lo era anche prima. È sempre la Coppa Davis.
Novak Djokovic dice che parteciperà all’ATP Cup, Zverev ha già annunciato che non sarà presente a Madrid. Altri si lamentano della data…
GB: La data è sempre quella, da sempre, della Coppa Davis. Non l’abbiamo cambiata. Se l’avessimo messa a settembre avremmo avuto altri problemi, come ad aprile o febbraio. Speriamo di arrivare ad un accordo con tutti.

Temete qualche rinuncia?
GB: Mi preoccuperei su qualcuno dei giocatori dei sei paesi già qualificati (Croazia, Francia, Spagna, Stati Uniti, Argentina e Gran Bretagna N.d.r.) avessero affermato che non verranno a giocare la fase finale. Però non è così. Dobbiamo rispettare le suqadre che si giocheranno gli spareggi a febbraio perché la Svizzera, anche dovesse schierare Federer e Wawrinka, non è certa di battere la Russia di Khachanov, Rublev e Medvedev. C’è il rischio che qualche grande giocatore non possa essere presente perché la sua nazione non si è qualificata. Perché la Coppa Davis è una competizione per nazioni.

Rafa Nadal ha già confermato la sua presenza, anche se a novembre gli infortuni si moltiplicano.
GB: Ogni stagione ci sono più tornei e il tennis diventa più fisico e quindi si verificano più infortuni. Però noi abbiamo aiutato i giocatori accorciando la Coppa Davis da quattro a due o una settimana all’anno. E passando a match al meglio dei tre set. Qualcuno dice che con i tre set un match perde di epica, però quanti guardano per intero un incontro di sei ore? Bisogna anche proteggere gli atleti.
AC: Molti giocatori già dicono che questa formula è migliore e, con il tempo, tutti si renderanno conto che prima dovevano dedicare quattro settimane per conquistare la Davis, adesso una o due.

Alcuni top player non saranno sicuramente presenti a Madrid perché la loro nazionale non è abbastanza forte.
GB: Vero, anche se non possiamo sapere chi sarà nella top 10 il prossimo mese di novembre. Non sappiamo se continueranno a dominare Federer, Nadal e Djokovic, se ci sarà un cambio generazionale, se Murray e Wawrinka recupereranno. Anche Fognini potrebbe essere nella top 10.
AC: È una competizione a squadre, per quanto i singoli giocatori siano importanti. Dimitrov non ha chance di essere presente con la Bulgaria, così come Tsitsipas con la Grecia, perché non hanno una squadra all’altezza.
Essendo la finale a Madrid, non c’è il rischio di essere Nadal-dipendenti?
AC: È una gara a squadre e tutti i paesi cercheranno di avere a disposizione i migliori giocatori. Però non giocano Nadal e Djokovic, ma Spagna e Serbia.
GB: Quando si va a vedere il Barcellona, si va a vedere Messi. Però quando c’è il Mondiale, i tifosi guardano l’Argentina e non Messi. E lo stesso accade con Portogallo e Cristiano Ronaldo, o prima con Xavi, Iniesta e la Spagna. Crediamo che i tifosi verranno a vedere Nadal come a Carreno Busta, perché tiferanno per il loro paese. È un evento internazionale, arriveranno tifosi da tutto il mondo perché la Davis è trascinante.

È positivo che vi sia tanto dominio da parte di Federer, Nadal e Djokovic?
GB: Credo sia la miglior generazione nella storia del tennis. Sono talmente forti che nessuno è riuscito a scavalcarli e non succederà fin quando non si ritireranno. Però il tennis non finirà perché ci saranno altri campioni che diventeranno i nuovi Federer e Nadal.
AC: Sono tre fenomeni e hanno fatto la fortuna del tennis, però un giorno si ritireranno e il tennis avrà avanti. Così come il calcio andrà avanti anche quando non ci saranno più Messi e Cristiano. Ci saranno altre rivalità.

Ci sono ricambi di garanzia per i prossimi anni?
GB: Ancora mancano di maturità ma è questione di tempo. La salute del tennis è garantita perché ci sono grandi atleti e personaggi come Zverev, Thiem, Kyrgios, Khachanov e altri ancora più giovani come Shapovalov e Auger-Aliassime. E un giocatore spagnolo che diventerà forte, Alcaraz, anche se ha solo 15 anni. Ha molto talento.

Qual è l’aspetto migliore e quello peggiore di questa nuova Coppa Davis?
AC: Il meglio sarà vedere 18 paesi coinvolti in una sola città: penso sarà molto emozionante anche per i giocatori. In futuro, forse proverei a cambiare la data.
GB: Il meglio è stato cambiare una formula che non funzionava più e organizzare la fase finale in una sola città con una visibilità mondiale. Poi spero di incontrare ATP, ITF, Slams e giocatori e trovare un accordo fra tutti.

La nuova Davis avrà lo stesso valore di quella precedente?
AC: Ne avrà di più perché con 18 paesi presenti in una sola settimana sarà più difficile vincerla.
GB: L’anno scorso la Francia è arrivata in finale senza aver mai affrontato un top 40. Non accadrà più.
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