GLI ESEMPI DEI CONNAZIONALI
Il suo punto di riferimento resta Estrella Burgos. “Mi offre i suoi consigli da molto tempo e mi capita spesso di parlare con lui. Anche Josè Hernandez (n.298 ATP) c'è sempre stato. Da qualche tempo, inoltre, viaggio spesso insieme a lui. È straordinario uscire dall'università e trovare due ragazzi con una buona classifica e una grande esperienza. Mi stanno guidando, e per me è stato un grande aiuto”. Con i suoi 32 anni di storia, il Challenger di San Luis Potosi è il secondo più longevo nella storia dei tornei della categoria. Sulla terra messicana, Cid Subervi ha vinto sette partite in sette giorni. Il match più complicato, manco a dirlo, è stato contro il connazionale Hernandez-Fernandez. In finale si è arreso a Marcelo Arevalo, esponente di un altro piccolo paese, El Salvador. “Contro José è stata una partita strana, volevo vincere ma allo stesso tempo non mi piaceva l'idea di batterlo. Gli auguro tutto il meglio”. Più che alla classifica, il dominicano punta a migliorare il rendimento e il livello di gioco. Come tutti, aspira a giocare nel circuito maggiore e magari insediarsi nei tabelloni degli Slam. “Però cerco di non pensare troppo alla classifica, perché sarebbe una distrazione e una notevole fonte di pressione. Sarebbe bello giocare lo Us Open, altrimenti il mio obiettivo è partecipare all'Australian Open 2019. È il mio traguardo sin dall'anno scorso”. Roberto ha un bel vantaggio: sa vincere le partite, perché il college lo ha preparato a convivere con pressioni e aspettative. Nel 2016, ultima stagione universitaria, ha completato uno splendido record di 25 vittorie e 3 sconfitte. “L'università è stata la chiave di tutto. Grazie al mio coach Matt Hill sono migliorato sotto tanti aspetti. Mi sono trovato bene e sono felice di aver portato tutto questo nel professionismo”. La scalata è appena cominciata.