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Il nastro della rinascita

Miracolo di Simona Halep: contro Elina Svitolina va sotto 6-3 5-1 e sembra senza armi, ma l’ucraina mostra un cenno di debolezza e tanto basta a rimettere tutto in discussione. Simona cancella un match-point, vince il tie-break del secondo set grazie a un fortunoso nastro vincente e domina il terzo in appena 20 minuti. Vittoria decisiva per il titolo? Dipenderà anche da Karolina Pliskova.
Alle 15.17, quando Elina Svitolina conduceva per 6-3 5-1 il quarto di finale del Roland Garros contro Simona Halep, l’ex numero 1 del mondo Yevgeny Kafelnikov ha sparato la sua sentenza via Twitter: “sono quasi sicuro che sabato l’ucraina avrà la sua prima vincitrice Slam”. Ma sono bastati 24 minuti per obbligarlo a correggere il tiro: “Ho detto quasi”, ha precisato, mentre lo scettro del match si stava spostando nell’altra metà campo. Di scontato c’era poco alla vigilia e c’è ancor meno alla vigilia delle semifinali, dopo un duello all’apparenza (e non solo) già vinto da Elina Svitolina dopo un’oretta, e invece durato ancora a lungo, con quel tanto banale quanto corretto “non è finita fin quando non è finita” tornato d’attualità una volta di più, mentre Simona Halep ribaltava il confronto e la spuntava per 3-6 7-6 6-0. Gongola Darren Cahill, che aveva chiesto a Simona Halep un atteggiamento più combattivo e comunque andrà a fine il Roland Garros ha avuto la risposta che cercava, ma soprattutto gongola lei, la favorita numero uno, capace di trovare la forza per reagire quando aveva già un piede e mezzo al Charles de Gaulle. Da un match complesso ci erano passate un po’ tutto, compresa la stessa Svitolina contro la Martic, ma non lei: troppo forte fino a lunedì, troppo spenta nella riedizione della finale degli Internazionali d’Italia. A Roma aveva perso per un problema alla caviglia, mentre a Parigi stava perdendo per un tennis che proprio non ne voleva sapere di funzionare. Niente solidità, niente ritmo, niente anticipo, niente velocità, ma solo tanta sofferenza, contro una Svitolina alla quale funzionava tutto e tutto bene. La rumena sembrava aver trovato la marcia giusta alla fine del primo set, recuperando da 5-0 a 5-3 e gettando le basi per un buon secondo, invece si è subito trovata senza armi, sbattuta di nuovo da una parte all’altra del campo fino al 5-1. Cosa è successo dopo? Misteri del tennis.
MATCH DECISIVO PER IL TITOLO?
Nella testa della Svitolina si è rotto qualcosa quando ha perso il servizio sul 5-2, rispondendo alla tensione con la fretta e restituendo un pizzico di fiducia a una Halep esemplare. Ha deciso che perdere per perdere era ora di lasciare andare il braccio, e punto dopo punto si è rifatta sotto, si è riavvicinata al campo, ha recuperato energia e la voglia di crederci che sembrava scappata via già da un po’. Prima un game, poi un altro e un altro ancora, mentre la Svitolina litigava con quel diritto che l’aveva portata fino a lì, dando i primi segnali di debolezza. In un batter d’occhio la Halep l’ha riacciuffata sul 5-5, poi è salita 6-5 e si è conquistata addirittura quattro set-point, di cui tre consecutivi. Lì si è rivista la Svitolina del primo set, che ha ritrovato almeno l’orgoglio (e un’ottima difesa) per guadagnarsi il tie-break, e poi pure per salire sul 4-2 con rovescio magnifico e servizio vincente. È arrivato anche un match-point sul 6-5, ma la Halep l’ha giocato da campionessa muovendo la palla, spingendola fuori dal campo e colpendo un rovescio vincente a campo ormai sguarnito, e lì è finita la partita della Svitolina. Un rischioso diritto a sventaglio (largo) ha consegnato il set-point alla Halep, un beffardo nastro vincente l’ha fatto diventare set e tutte le sicurezze dell’ucraina sono volate via col vento. La fiducia si è fermata sul nastro, il diritto è rimasto al 5-1 del secondo set e il terzo si è consumato il 20 minuti di passeggiata, fin troppo scontata viste tutte le occasioni volate via in precedenza. Occasioni che uccidono l’animo della Svitolina, che ha gettato una semifinale Slam, ma fortificano la corazza di una Halep che ora da battere sarà sempre più difficile. La vittoria di oggi può diventare decisiva: se è riuscita a rimettere in piedi un match così può combinare qualsiasi cosa.
KAROLINA PLISKOVA INIZIA A FAR PAURA
Tuttavia, il vero pericolo per la Halep arriverà al prossimo turno, con una Karolina Pliskova che ha trovato a Parigi quella forma che le era mancata in tutti i tornei precedenti sulla terra battuta. Aveva vinto appena tre partite in quattro tornei, spiegando che di aspettative per il Roland Garros ne aveva ben poche, anche alla luce dei due soli match vinti in cinque partecipazioni. Invece è andata a prendersi la sua seconda semifinale Slam in carriera, mettendo insieme cinque successi in un colpo solo. L’ultimo l’ha strappato dalle mani di Caroline Garcia, in un match da scambi corti e poche occasioni, che l’ha vista più brava a gestire le varie situazioni delicate passate nel corso del duello del Philippe Chatrier. Le due giocano un tennis molto simile, con pochi pensieri e tante pallate, che lasciava aperto ogni genere di pronostico. Invece la ceca ha fatto valere la sua superiorità complessiva, lasciando sbagliare la rivale e riuscendo a giocare un match veramente solido per i suoi standard. Dalla sua Babolat sono usciti ben 25 winners, ma soli 13 gratuiti, e soprattutto è riuscita a perdere il servizio solamente una volta. L’ha fatto in un momento molto delicato, quando ha servito per il primo set sul 5-4, ma si è ripresa immediatamente, ha dominato il tie-break, e nel secondo set le è bastato accelerare sul 5-4 per conquistare la semifinale. Contro la Halep sarà durissima: ci ha vinto solamente una volta su cinque (e sempre sul cemento), ma nella logica illogica dello Slam più equilibrato dell’ultimo decennio (per non andare oltre) ora è tutto possibile. Anche che il primo titolo in un Major della Pliskova arrivi sulla terra battuta? Sì.

ROLAND GARROS – Quarti di finale femminili
Simona Halep (ROU) b. Elina Svitolina (UKR) 3-6 7-6 6-0
Karolina Pliskova (CZE) b. Caroline Garcia (FRA) 7-6 6-4
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