IL FENOMENO DEL FUTURO SARÀ SHAPOVALOV
Il suo titolo del cuore è quello del 1969, quando diede il via alla seconda campagna Slam. All'epoca si giocava a Milton Courts, Brisbane, in un impianto che oggi è intitolato a Roy Emerson. Laver vinse una semifinale-maratona contro Tony Roche. “Non c'era ancora il tie-break, e il quarto set terminò 24-22. Un solo set era equiparabile a un'attuale partita da cinque set. Quella partita durò quattro ore, eravamo entrambi mancini, il tennis era molto diverso da oggi”. Faceva un caldo maledetto, tipico del gennaio australiano. Non c'erano ancora le tecnologie di oggi, così i giocatori si bagnavano manualmente i cappelli per mantenerli freschi. Roche giocò, stoicamente, tutto il match senza berretto. Come detto, vinse Laver che poi avrebbe superato Andres Gimeno in finale. Come se non bastasse, si aggiudicò anche il doppio insieme a Roy Emerson. Sincero amico di Roger Federer, Laver è consapevole che l'epopea dei big di oggi sta per terminare. E allora si è esposto sul nuovo, possibile, fenomeno del futuro. Non ha dubbi: sarà Denis Shapovalov: “Tra 2-3 anni sarà molto vicino alla cima e vincerà alcuni dei più grandi tornei – dice Laver – gioca con grande fiducia, ha grinta e determinazione. Per lui prevedo un futuro da grande campione”. Onorato da una manifestazione tutta nuova a lui dedicata, la Laver Cup (che a settembre vivrà la seconda edizione a Chicago), il grande “Rocket” ipotizza che il 2018 segnerà un cambio della guardia. “Molto dipenderà dallo stato di forma di Djokovic e Murray, e se Rafa e Roger potranno mantenersi ad alti livelli. A 36 anni, Federer sta giocando bene come quando ne aveva 21. Sono stati aiutati dall'attrezzatura, le nuove racchette aiutano molto in termini di velocità e controllo. Il tennis ha sviluppato una notevole componente mentale”.