DUE ANNI PER METTERE ORDINE IN TESTA
Però c'è arrivato, a questo weekend: se l'era meritato battendo Dimitrov, si è ripetuto contro Diego Schwartzman in uno di quei match che valgono una carriera. Non capita tutti i giorni, a tennisti come loro, di giocarsi la Final Four di un torneo così importante. Pur senza brillare, l'olandese col papà tedesco si è imposto 4-6 6-3 6-3. “Ho giocato molti buoni match, soprattutto ieri contro Dimitrov – ha detto Haase – è difficile scendere nuovamente in campo e giocare allo stesso livello. Non l'ho fatto, ma ho portato a casa la vittoria perché ho lottato duramente. Eravamo stanchi mentalmente, avevamo battuto ottimi giocatori”. Nella sua lunga carriera, Haase aveva raggiunto un solo quarto di finale in un Masters 1000 (Monte Carlo 2012, perse contro Djokovic). “Dopo l'infortunio non sono più stato il giocatore di prima – ammette Robin – non ero più così veloce, ero insicuro, ho avuto altri problemi fisici. Tutto questo ti prova molto sul piano mentale. Puoi fare meglio, ma il corpo non te lo lascia fare. Ho avuto bisogno di un paio d'anni per mettere ordine nella mia testa”. Piano piano, tuttavia, Robin si è ripreso. Ha iniziato a crederci di più, il suo gioco è migliorato. “E finalmente quest'anno ho iniziato a vincere più partite di fila contro buoni giocatori. E allora ho capito che può succedere di nuovo”. L'argentino ha giocato con buona aggressività, ma Haase è stato più bravo di lui nello sprint finale. Riacchiappato sul 3-3 al terzo, ha perso soltanto 6 punti negli ultimi tre game.