CINQUE ANNI INTORNO AL NUMERO 20
Ha scelto di giocare a tennis, rischiando di più, investendo su se stesso. Gli è andata bene grazie a una forte motivazione e la capacità di mantenere i piedi piantati per terra. Se si guarda troppo al futuro, c'è il rischio di farsi travolgere dalle illusioni. Per questo, ha sempre pensato al presente. “Bisogna vivere ogni giorno al massimo – dice – senza guardare troppo avanti. In realtà il futuro non esiste, quindi ce ne preoccupiamo troppo. Le cose accadono nel presente: per questo bisogna sfruttare il proprio lavoro, quello che si fa giorno dopo giorno, dei momenti che trascorri con le persone che ami. Insomma, godere delle piccole cose. Sembra semplice, ma non lo è”. Per trovare questa consapevolezza, Bautista Agut si è rifugiato nel tennis. La sua routine gli ha dato una mano a dimenticare quello che succedeva fuori dal campo. “Concentrarmi sulle competizioni è stato un grande aiuto. Lo sport è la mia passione, l'ho sempre amato, e in certi momenti è stata la mia ancora di salvezza. Sono stato in grado di dimenticare i problemi personali, che in alcuni momenti sono stati molto forti. Il tennis mi ha aiutato ad andare avanti”. E allora, con il sostegno dello storico coach Pepe Vendrell (a cui si è aggiunto l'ex pro Tomas Carbonell), ha costruito una stagione di discreta qualità, la quinta di fila intorno alla ventesima posizione. È un peccato, perché quest'anno ci sarebbe stato spazio per attaccare i top-10, specie dopo l'ottimo inizio di stagione, con le vittorie ad Auckland e Dubai. Dopo la morte della madre ha giocato discretamente, forse per reazione emotiva, arrivando a giocarsi la finale a Gstaad contro Matteo Berrettini. Poi si è fermato fino allo Us Open e ha perso occasioni importanti, faticando a ritrovare la forma. Sembra averla raggiunta nell'ultimo torneo dell'anno: lunedì ha giocato una bella partita contro Steve Johnson e oggi cercherà di prolungare il suo 2018, rovinando la festa a Dimitrov. È in svantaggio 3-2 negli scontri diretti, ma ogni partita riparte da zero. E Roberto sa che bisogna pensare soltanto al presente.