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Riccardo Bisti
04 November 2017

Road to Milan - DENIS SHAPOVALOV

Fra i giovani della Next Gen è l’ultimo arrivato, anche perché ha ancora tre anni da under 21, ma Denis Shapovalov è già il preferito di tanti. E col suo tennis così diverso, spettacolare e imprevedibile, e il viso angelico, mette d'accordo tutti. Da ragazzini ai grandi che sognano di vederlo diventare un campione: il tennis del futuro ha un bisogno enorme di gente come lui. L'hanno capito tutti.
DENIS SHAPOVALOV
Luogo di nascita: Tel Aviv (Israele)
Data di nascita: 15 aprile 1999
Classifica ATP al 1 gennaio: numero 250
Miglior classifica stagionale: numero 49
Miglior risultato: semifinale Masters 1000 Montreal

IL PERSONAGGIO
C’era il rischio che quel gesto, tanto scellerato quanto sfortunato, segnasse a lungo la carriera di Denis Shapovalov. Durante il match di Coppa Davis contro Kyle Edmund (che stava perdendo, e che avrebbe perso), il canadese ha scagliato violentemente una pallina dopo aver incassato l'ennesimo break. Non è stato fortunato: ha colpito in un occhio il giudice di sedia, il francese Arnaud Gabas. Ha rischiato di fare danni irreparabili, ma gli è andata bene. Talmente bene che ha incassato la comprensione di Gabas, si è lasciato alle spalle in fretta il “default” in mondovisione, e nei mesi seguenti ha fatto parlare di sé ancora di più, ma per i risultati in campo. È stato uno dei grandi protagonisti di fine estate: con una wild card è arrivato in semifinale a Montreal, battendo niente meno che Rafael Nadal, e allo Us Open ha vinto sei partite (dalle qualificazioni), centrando la seconda settimana con un tennis che ha fatto innamorare il pubblico, e acceso la curiosità sulla sua storia. È iniziata tanti anni fa a Toronto, dove la famiglia si è era trasferita quando lui aveva appena nove mesi. È lì che Denis ha iniziato a giocare: nonostante provenga da un paese all'avanguardia sul piano dei tecnici e delle strutture federali, a 13 anni ha rifiutato la proposta di recarsi al centro tecnico di Montreal. Meglio seguire la madre (ex n.301 WTA e maestra di tennis), che nel frattempo aveva fondato un club a Vaughan, circa 300.000 abitanti a nord di Toronto. Per anni, il suo coach è stato Adriano Fuorivia, canadese di origini calabresi che insegna da una vita ma non aveva mai allenato un giocatore così forte. L'avventura è terminata a fine 2016, in termini amichevoli. “Non è successo niente di particolare – ha rivelato Shapovalov – semplicemente, abbiamo pensato che fosse meglio prendere nuove strade. E ha supportato tutte le mie scelte”. Ambiziose: a dicembre ha svolto un periodo di prova con il team di Gunther Bresnik, al fianco di Dominic Thiem. A Tenerife c'erano anche Goffin e Kohlschreiber. Ha respirato il grande tennis, ma poi ha preferito restare a casa e affidarsi a Martin Laurendeau, già capitano del team canadese di Coppa Davis. “Sono numero 250 ATP, ma mi sento più vicino al 400 che al 100” diceva a inizio anno, ribadendo un concetto già espresso nel 2016: “Il tennis professionistico è duro perché tra il numero 100 ATP e il numero 500 il livello non si abbassa granché”. Come a dire che la testa conta più del gesto, o che i nervi sono più importanti di un bel dritto. Ma ha bruciato le tappe comunque.
LA TECNICA
Uno spettacolo. Laddove gli altri sono costruiti con lo stampino, Shapovalov è diverso. E' un giocatore brillante, imprevedibile, fa parte di una categoria quasi scomparsa: “completo a tutto campo”, di cui il massimo esponente è stato Pete Sampras (prima delle svolta di fine carriera, quando si è convertito al serve and volley). E poi c'è quel rovescio a una mano, costruito e fortemente difeso dalla madre. Un colpo elegante, secco, che ricorda un po' quello di Petr Korda. “Hanno provato a cambiarlo, a qualcuno non piaceva, ma io ho perseverato e adesso è uno dei miei colpi migliori” ci ha detto l'anno scorso, mentre era impegnato al Roland Garros Junior, salvo poi definire un quadro più completo del suo tennis “Credo di avere un ottimo servizio, il che mi aiuta ad avere un posizione di vantaggio con il colpo successivo, solitamente il dritto. Non credo di avere reali debolezze. Sto perfezionando il rovescio e lavorando sulla risposta e il gioco di volo. Nessun colpo è davvero perfetto, ma non mi sembra di avere reali debolezze. Il mio Slam più adatto? Wimbledon”. Nonostante abbia appena 18 anni (li ha compiuti lo scorso aprile), ha già mostrato di poter reggere i grandi palcoscenici. L'incognita riguarda la tenuta fisica. Non sembra d'acciaio, anche se il suo stile aggressivo dovrebbe aiutarlo a non logorarsi troppo. Secondo Adriano Fuorivia, la sua transizione da junior a professionista non è stata difficoltosa come per altri giocatori. “Lui aspira a diventare il numero 1 del mondo – ha detto – se tiene i piedi per terra e non trascura il lavoro quotidiano, penso che possa farcela”. Dura, ma i margini di miglioramento sono enormi e i suoi avversari, di oggi e di domani, non sono abituati ad affrontare uno col suo stile. Da parte sua, dovrà cercare di essere meno perfezionista. “A volte sono un po' troppo severo con me stesso” ammette il diretto interessato. Non ricordategli che, degli oltre 70 vincitori di Slam junior negli ultimi 25 anni, soltanto in cinque si sono ripetuti tra i professionisti.
LE PROSPETTIVE
Rispetto ad altri ragazzi della Next Gen, un po' anonimi, vanta alcune caratteristiche chiave. Intanto gioca benissimo e tanto è bastato a Nike e BioSteel (azienda di integratori) per metterlo sotto contratto. Anche l'ATP ne è consapevole, tanto da avergli messo una troupe alle calcagna subito dopo l'incidente di Ottawa (a Marsiglia, dove aveva ricevuto una wild card). Hanno realizzato un breve filmato, perfetto per riabilitarne l'immagine, così come l'articolo uscito sul sito ATP a inizio maggio. Hanno capito che Denis – più di altri – può essere una gallina dalle uova d'oro. E pensare che la sua famiglia non è così ricca. I bonifici sul conto corrente sono arrivati da un certo Andrzej Kepinski, uomo d'affari di chiara origine polacca, con una grande passione per il tennis (anni fa aveva organizzato un'esibizione tra John McEnroe e Bjorn Borg). È stato lui a dargli una mano, nella speranza di avere un tornaconto. È andata a finire che è diventato il suo manager. I media canadesi lo hanno bombardato di richieste dopo il successo a Wimbledon junior: dalle tante interviste, è emersa una storia affascinante. I genitori hanno abbandonato il paese natio quando si è sgretolata l'Unione Sovietica, spostandosi a Tel Aviv. In Israele sono nati Evgeniy e, tre anni dopo, Denis. “Ma pensavamo che non fosse troppo sicura per i nostri figli, allora siamo andati in Canada – racconta la madre – dove non conoscevamo nessuno: io parlavo poco l'inglese, mio marito Viktor per nulla. Due settimane dopo ho trovato lavoro come insegnante di tennis”. È rimasta per 10 anni presso il Richmond Hill Country Club, dove Denis ha iniziato a giocare. Ma la passione del figlio era vera, genuina, mai indotta. “Voleva giocare sempre, a ogni costo, con chiunque. E non voleva mai uscire dal campo. A fine giornata mi capitava di chiedere al suo fratello maggiore se volesse palleggiare con me, ma spesso era stanco e rifiutava. E Denis diceva: 'Io, mamma, io!'. Ma ben presto abbiamo scoperto che il tennis era costoso...”. E così, per trovare uno sponsor, si sono affidati a un video amatoriale su Youtube. L'hanno pubblicato il 23 dicembre 2007, quando Denis aveva 8 anni. Si vede lui, col suo stile già inconfondibile, palleggiare con la madre e proiettarsi a rete non appena c'era una chance. Speravano di attirare qualche potenziale investitore. Prima che arrivasse Kepinski c'è stata Tennis Canada, che lo ha fatto partecipare ad alcuni raduni. Ma l'insegnamento di gruppo non convinceva la signora Tessa, che ha pensato bene di riportarlo a Toronto. La storia è appena all'inizio, ma per ora sta dando ragione a lei. Con un passato così, il buon Denis ha tutto per diventare un grande personaggio. Non gli resta che sfondare con la racchetta. Ce la può fare.

Gli altri protagonisti delle Next Gen Finals:
BORNA CORIC
(Caldara)
JARED DONALDSON (Bisti)
HYEON CHUNG (Bisti)
DANIIL MEDVEDEV (Caldara)
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