Rivoluzione Djokovic: addio a Marian Vajda!

Nel bel mezzo della stagione sul rosso, il serbo dà il benservito allo storico coach dopo 11 anni di collaborazione. “Sento che è nuovo capitolo della mia vita: per la prima volta sto sperimentando un momento difficile”. Per adesso girerà senza coach: “Voglio prendermi il tempo necessario per trovare la persona giusta”.

L'ha chiamata “terapia d'urto”: con un annuncio a sorpresa, peraltro in un momento un po' particolare (a stagione su terra abbondantemente cominciata), Novak Djokovic ha cessato la collaborazione con il suo storico team, a partire da coach Marian Vajda. Come se non bastasse, dice addio anche al preparatore atletico Gebhard Phil Gritsch e al fisioterapista Miljan Amanovic. La decisione è stata presa dopo il Masters 1000 di Monte Carlo, secondo il sito ufficiale di Djokovic, “Dopo una dettagliata analisi del gioco, dei risultati ottenuti nell'ultimo periodo e dopo aver chiarito gli obiettivi privati di ciascun membro del team. Djokovic ha sentito di aver bisogno di un cambiamento e di introdurre nuova energia per elevare il suo livello di gioco”. Ecco le frasi di Nole, apparse sempre sul suo sito ufficiale: “Sarò per sempre grato a Marian, GG e Miljan per la loro amicizia, professionalità e impegno verso i miei obiettivi di carriera. Senza il loro sostegno non avrei potuto raggiungere queste vette professionali. Si sono completamente dedicati ad aiutarmi a raggiungere i miei obiettivi, e sono sempre stati la mia forza motrice e il vento sulla schiena. Non è stata un decisione facile, ma abbiamo pensato che ci fosse bisogno di un cambiamento. Sono grato e orgoglioso della nostra relazione e del legame inscalfibile che abbiamo costruito nel corso degli anni con reciproco amore, rispetto e comprensione. Loro sono la mia famiglia e questo non cambierà mai”.

ADDIO A SORPRESA
Fa impressione, soprattutto, la separazione con Vajda. Il coach slovacco, ex discreto giocatore degli anni 80-90, ha assunto l'incarico nel giugno 2006 ed è rapidamente diventato un punto di riferimento per Djokovic. L'importanza di Vajda è emersa tre anni fa, quando il serbo lo ha mantenuto nel team anche dopo l'ingaggio di Boris Becker. Non è esagerato definirlo un “secondo padre”. Al di là delle dichiarazioni di facciata, pare evidente che si sia rotto qualcosa dopo il successo dell'anno scorso al Roland Garros. Fu proprio Vajda, nel pieno dei festeggiamenti, ad ammonire: “Questo potrebbe essere l'ultimo grande successo di Novak”. Da allora, in effetti, non ha vinto più niente di importante (e un solo torneo degli ultimi dieci). La scelta di cambiare significa che nutre ancora ambizioni importanti. Ma sorprende che si sia “liberato” delle persone che avevano una certa autorità nei suoi confronti: prima Boris Becker, poi Marian Vajda. Per intenderci, lo slovacco era d'accordo con Becker quando manifestava perplessità sulla figura di Pepe Imaz, il “guru spirituale” che da qualche mese è sempre più importante nel clan Djokovic. In attesa di eventuali novità, in questo momento – Imaz a parte – la figura più importante rimane Dusan Vemic, ex doppista entrato nel clan in avvio di stagione.

NIENTE COACH, PER ORA
“Sento che questo sarà un nuovo capitolo della mia vita – ha detto Djokovic – la mia carriera è sempre stata protesa verso l'alto e in questo momento sto sperimentando com'è il viaggio in direzione opposta. Voglio trovare un modo per tornare al vertice. Ho molta fiducia in questo processo, per questo mi prenderò del tempo trovare la giusta persona con cui intraprendere un percorso professionale. Viaggio nel tour da abbastanza tempo per sapere come gestire la routine quotidiana e non voglio prendere decisioni affrettate. Ai tornei sarò da solo, con l'aiuto della mia famiglia e del mio gruppo gestionale. Vi informerò quando troverò la persona giusta”. Come detto, sorprende la tempistica: un cambiamento così importante, di solito, non si effettua a fine stagione, men che meno nel bel mezzo di un singolo step. Tra l'altro, da qui al Roland Garros avrà la bellezza di 3.600 punti da difendere (1.000 a Madrid, 600 a Roma e 2.000 a Parigi). Magari Nole ci sorprenderà, tornando a vincere a raffica, ma sembra che abbia intrapreso un percorso piuttosto pericoloso.

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