di Fabio Bagatella - foto Ray Giubilo
E’ il 1999 l’anno che segna il passaggio del 17enne Mikhail Youzhny al professionismo. Si aggiudica 4 Futures (Bielorussia F1, Russia F2, Gran Bretagna F10 e F11) ed esordisce nel circuito ATP al torneo casalingo di Mosca grazie ad una wild card. L’impatto non è facile: raccoglie 5 games contro Vacek (46). Può comunque consolarsi con un ranking ATP (290), migliorato dall’inizio della stagione di oltre 700 posizioni.
Nel 2000 si avvicina ai top 100. A soli 17 anni esordisce in Coppa Davis. Il team russo guidato da Kafelnikov e Safin liquida la pratica Belgio nelle prime due giornate, Misha gioca a risultato acquisito sconfiggendo O. Rochus (327). S’impone nel Challenger di Samarcanda e rompe il ghiaccio anche nel circuito maggiore. Sull’erba di ‘s-Hertogenbosch supera Nestor (154) per poi cedere ad Escude (18). A Mosca è capace di battere Santoro (36) e T. Johansson (60) prima di arrendersi 7-6 al terzo a Rosset (35). Conclude la stagione al numero 113 della classifica mondiale.
Nel 2001 entra per la prima volta tra i top 100, con i primi 50 nel mirino. E’ l’anno dei primi Slam e riesce subito a mettersi in evidenza. All’Australian Open raggiunge un buon terzo turno (out contro Ilie, 49), a Wimbledon addirittura gli ottavi (fermato solo dal futuro finalista Rafter, 10), agli US Open ancora un terzo turno (stoppato da un altro futuro finalista Sampras, 10). Miglior risultato nel circuito la semifinale di Copenaghen dove è sconfitto da Vinciguerra (47). Chiude un’annata di transizione ma egualmente positiva al 58o posto del ranking ATP.
Il 2002 è un anno che rimarrà indelebile nella vita di Misha. Pochi mesi dopo l’improvvisa e dolorosa perdita del padre, consegna alla Russia la prima Davis della sua storia. Realizza una vera e propria impresa dando il 3-2 ai russi dopo aver rimontato due set a Paul Henri Mathieu (36) ed ammutolito il Palais Omnisport di Bercy che già pregustava il trionfo francese. Continuano i progressi iniziati l’anno prima: vittoria e primo titolo ATP sulla terra di Stoccarda (6-4 al quinto su Canas, 19), finale di San Pietroburgo (ko contro Grosjean, 7), semifinali di Casablanca e Monaco (murato sempre da El Aynaoui, 19) ed ancora una volta ottavi a Wimbledon (out contro Hewitt, 1). Conclude la stagione come 32o giocatore al mondo.
Il 2003 è una stagione di conferme ma senza l’acuto che ci si poteva attendere. Tre semifinali (Doha, Halle e Lione), quattro “quarti” (Monaco, Bastad, Stoccarda e San Pietroburgo) e gli ottavi all’Australian Open costituiscono un discreto bottino. Le prime vittorie su un top ten (Novak , 9 superato a Melbourne e sulla terra tedesca) un fatto non trascurabile. Per il moscovita, che deve incassare sempre in Germania un pesantissimo “cappotto”da Coria (7), un’annata nel complesso poco entusiasmante. A fine anno è numero 43 all’ATP.
Il 2004 conduce Youzhny molto vicino ai top ten grazie ad un ottimo rush finale. Sono i Giochi Olimpici ateniesi a fare da spartiacque alla stagione del moscovita. Fino alle Olimpiadi semifinale di Dubai, “quarti” a Milano ed Amburgo e tante eliminazione nei primi turni. Dopo Atene arrivano in rapida successione il terzo turno dell’US Open, la finale di Pechino, i “quarti” di Lione, la semifinale di Mosca, la vittoria sul veloce di San Pietroburgo e i “quarti” di Bercy. Sconfigge tra gli altri Nalbandian (9) negli USA ed Henman (8) a Parigi. La 45a posizione che occupava alla vigilia dei Giochi Olimpici si trasforma in un ottimo 16o posto al termine della stagione.
Il 2005 è un’annata incolore. Non riesce mai a superare i quarti di finale che comunque raggiunge ben sette volte (Duabi, Bastad, Kitzbuhel, Cincinnati Masters Series, Pechino, Mosca e San Pietroburgo). Fino a luglio, con pochi punti da difendere, vivacchia sulla classifica di fine 2004 senza tuttavia sfruttare il buon seeding in molti tornei. Dopo gli ottavi di Wimbledon (fuori contro Gonzalez, 20), si sveglia dal letargo per non perdere i punti guadagnati l‘anno prima. Arrivano comunque solo quattro “quarti” e la classifica non può che risentirne. Conclude la stagione al 44o posto. Può consolarsi con i primi sorrisi in doppio: vittoria a Mosca (con Mirnyi) e finali a Doha (con Pavel) e Pechino (con Tursunov).
Il 2006 registra il primo grande (e fino a oggi migliore) risultato in uno Slam assieme al ritorno verso i piani alti del ranking ATP. Dopo un buon inizio (quarti a Doha, Zagabria e semifinale in Dubai), un lungo passaggio a vuoto di sei mesi dove è degna di nota la sola semifinale di Kitzbuhel. E’ l’US Open a rilanciarlo prepotentemente. Vi arriva da numero 54 al mondo e supera nell’ordine Hrbaty (22), Massu (41) e i tre big spagnoli (Ferrer, 13, Robredo, 5 e Nadal, 2). Solo il beniamino di casa Roddick (10) gli nega la finale. Alla fine delle due settimane newyorkesi risale al 24o posto del ranking chiudendo l’annata due posizioni più avanti (22) non prima di aver dato il proprio contributo alla vittoria russa nella semifinale di Davis contro gli USA battendo Blake (9).
Il 2007 è una stagione decisamente positiva con il fiore all’occhiello del primo ingresso nei top ten. Dopo due anni di digiuno, trionfa sul duro di Rotterdam dove regola Berdich (12), Ferrer (15), Djokovic (14) ed in finale Ljubicic (8) che racimola solo 6 giochi. Raggiunge la finale a Dubai (dove si arrende a Federer, 1 dopo aver piegato Nadal, 2) e a Monaco (ko contro Kohlschreiber, 49). Semifinali a Zagabria, Amersfoort (Olanda) e San Pietroburgo, “quarti” a Doha, Marsiglia, Halle e Bercy. Fatta eccezione per il rovescio all’US Open con Kohlschreiber (38) sono sempre i due re dell’ATP Federer (1) a Melbourne e Parigi, e Nadal (2) a Londra, a sbarrargli la strada alla soglia dei quarti di finale. Il 13 agosto, anche se per una sola settimana, occupa la 10a posizione mondiale. Con un bilancio complessivo di ben 51 vittorie al cospetto di sole 23 sconfitte (30-14 sul veloce) e un ranking stagionale costante (sempre tra i top 20), Youzhny è la seconda forza russa tennistica dietro al solo Davydenko. Chiude l’annata 19o e torna a vincere anche nel doppio (Doha con Zimonjic e Monaco con Kohlschreiber).
Nel 2008 parte a razzo ma la sua corsa si ferma subito. L’inizio di stagione è eccezionale: sul cemento di Chennai domina ed incamera il quarto titolo in carriera schiantando in finale Nadal (2) con un impietoso 6-0 6-1; a Melbourne demolisce Davydenko (4) negli ottavi ma si arrende alla sorpresa e, futuro finalista, Tsonga (38). Il grande avvio gli permette di toccare il suo best ranking di sempre: ottavo al mondo per quattro settimane a febbraio. Tutto il resto dell’anno è sottotono: da segnalare solo due “quarti ” (a Marsiglia e Gstaad) e gli ottavi a Wimbledon dove Nadal (2) si vendica con gli interessi lasciandogli sette games. Un’infezione virale gli impedisce di partecipare all’US Open: la sua striscia di Slam consecutivi si interrompe a quota 23 ma ciò che più conta è che ne condiziona in negativo anche l’ultima parte dell’annata. Conclude la stagione relativamente lontano dai primi (32) ma con ancora buoni riscontri nel doppio (vittoria ad Halle e Tokyo sempre con Zverev).
Nel 2009 un’ultima parte in gran spolvero lo riporta a ridosso dei migliori dopo una stagione fino a quel momento difficile. Fino alla sconfitta contro Chiudinelli (161) al secondo turno di Flushing Meadows l’annata è magra: si salvano solo la finale di Monaco, la semifinale di Kitzbuhel e i “quarti” al Queen’s (dove supera Simon, 7). La classifica non può che risentirne: esce dai top 50 e precipita sino al 76o posto della classifica (aprile). L’ultima parte dell’anno è invece una gran bella cavalcata: 16 matches vinti in 20 incontri disputati, finale a Tokyo, trionfo a Mosca (il quarto sul veloce, cedendo solo un tie-break in tutta la settimana) e ancora finale a Valencia dove liquida Tsonga (9) e Davydenko (7) prima di inchinarsi a Murray (4). Il suo ranking torna a sorridere: a fine stagione rientra tra i primi 20 (19). Può vantare anche il prestigioso titolo nel doppio del Queen’s (in coppia con Moodie).
Il trend positivo iniziato lo scorso autunno si conferma anche nel 2010. All’Australian Open un problema al polso gli impedisce di giocare il terzo turno contro Kubot (86) ma lo spettacolo offerto al primo turno contro (52) rimane uno dei best match del Maior australiano. A Dubai è un guaio al ginocchio a fermarlo proprio nell’atto conclusivo contro Soderling (8) dopo aver piegato in semifinale Djokovic (2). Il serbo si rifà la settimana dopo in Dubai negandogli al fotofinish la gioia del sesto titolo ATP. Nell’ultimo weekend per il primo turno di Davis ha guidato la Russia nella facile vittoria contro l’India. Occupa attualmente la 13a posizione nel ranking mondiale.
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