13 March 2010

Ritratti - Mikhail Youzhny

Nel 2010 è andato in finale a Dubai e Rotterdam. Le origini del suo saluto e la carriera, a 28 anni suonati. Signore e signori, la storia del Soldatino...

Intro

 

di Fabio Bagatella - foto Ray Giubilo

 

Correva l’anno 1995 quando a Mosca gli Usa guidati da Pete Sampras si aggiudicavano la 31a Coppa Davis. Allo stadio Olimpico tra i giovani raccattapalle c’era anche un 13enne moscovita che sognava il grande tennis. Quindici anni dopo Mikhail (Misha per gli amici) Youzhny può dire di aver raggiunto il suo obiettivo. Il suo mito, Stefan Edberg, rimane inarrivabile ma alla soglia dei 28 anni per Misha potrebbero esserci ancora grandi soddisfazioni.

 

Sono i genitori di Youzhny, Mikhail Senior e Lubov grandi appassionati di tennis, a mettergli in mano la racchetta a sei anni. Il padre è militare di professione, Misha si allena così nei piccoli circoli di tennis dell’esercito russo ben lontano dalle rinomate ma dispendiose accademie frequentate da molti suoi coetanei. Il suo primo mentore è Igor Volkov che ricorda spesso il bel “caratterino” del piccolo Mikhail: “Abbiamo avuto diversi problemi con il temperamento di Misha. Suo fratello maggiore Andrei (anch’egli giocatore a livello Futures, ndr) e suo padre hanno lavorato moltissimo per condurre Mikhail  dove è adesso”. Youzhny ha grinta e talento da vendere ma un carattere complesso. Fatta eccezione per i famigliari più stretti solo Boris Sobkin, un docente universitario di Matematica con il pallino del tennis, sembra avere gli strumenti giusti per guidare il promettente Mikhail. La collaborazione Youzhny-Sobkin si fonda sul duro lavoro e su tante rinunce, Misha suda, fatica e alla fine viene premiato. Nel 1999 raggiunge la finale al torneo juniores dell’Australian Open e da lì inizia la sua avventura nel circuito maggiore nemmeno quattro anni dopo la finale di Davis moscovita.

 

Il 2002 costituisce una pietra miliare nella vita personale e tennistica di Youzhny. A metà luglio c’è il primo urrah nel circuito (a Stoccarda) e l’entrata tra i top 50, qualche giorno dopo rischia la vita in un incidente automobilistico. Non fa quasi in tempo a tornare a giocare che due mesi dopo, a settembre,  vede morire sotto i propri occhi il padre vittima di un attacco cardiaco. Chi forse più di tutti aveva fatto per lui se ne va improvvisamente. La reazione di  Misha è quella degli ossi duri: non c’è tempo per piangersi addosso, bisogna continuare il percorso che si è intrapreso, allenarsi e gareggiare perché papà avrebbe voluto così. Il Destino lo ricompensa alla fine dell’anno. Francia e Russia si giocano la Davis a Bercy, sul 2-2 il punto decisivo se lo contenderanno i due numeri due. Per i francesi Paul Henri Mathieu (36) e per i russi proprio Youzhny (32), in sostituzione di un Kafelnikov (27), stanco e sempre meno competitivo.

Sembra tutto facile per Mathieu che vince agevolmente i primi due set ma Misha riesce a trovare la forza e quel quid per non arrendersi e capovolgere le sorti dell’incontro. Papà Mikhail Senior non avrebbe potuto chiedere di più…

 

La carriera di Youzhny prosegue tuttavia in chiaroscuro. Oltre undici anni di onorato professionismo,  cinque titoli nel palmares su tredici finali disputate, la semifinale di Flushing Meadows 2006 e i quarti a Melbourne 2008 come suoi best negli Slam, cinque titoli di doppio in 8 finali e il riconoscimento della top 10 ATP sono risultati non trascurabili. Molti big escono sconfitti al cospetto del moscovita (Nadal ne sa qualcosa), ma altrettanti comprimari non faticano a superarlo quando la giornata è storta. Gli alti e bassi di rendimento, l’indole pugnace e forse troppo irruente, gli eccesivi sbalzi d’umore lo penalizzano spesso non consentendo a uno dei rovesci più belli del circuito di vincere quanto potrebbe. Celebre è l’episodio del terzo turno contro Almagro al Masters 1000 Miami di due anni fa. Dopo aver sbagliato in modo banale un punto fondamentale per l’esito dell’incontro, Misha si colpisce ripetutamente con la racchetta. La ferita tra fronte e capo è impressionante e costringe il giudice di sedia a sospendere il match. Youzhny vincerà la partita ma è l’ennesima riprova dei “limiti” caratteriali del russo.

 

Che Mikhail non sia solo un tennista ma anche un personaggio lo si evince pure dal particolarissimo saluto che rivolge al pubblico dopo i successi più impegnativi. Si tratta del saluto ufficiale militare. La mano sinistra posiziona la racchetta sopra la testa a mo’ di cappello perché è impensabile salutare formalmente con il capo scoperto mentre la destra è inclinata a livello della tempia. Il soldato Youzhny provvede così a congedarsi dagli astanti. Questo rituale, iniziato scherzosamente qualche anno fa, che Youzhny ripete ai quattro angoli del campo, ha reso il moscovita sempre più popolare. Per Misha, invece, rappresenta forse un modo unico e speciale per ricordare il padre e farlo partecipe delle sue vittorie più importanti.

 

Ora che con i suoi quasi 28 anni è entrato a far parte della categoria dei tennisti di una certa età e da poco più di un anno è marito felice di Yulia, sembra che Mikhail abbia messo un po’ la testa a posto. Dopo gli ottimi risultati di fine 2009 si è confermato all’inizio del nuovo anno con le finali di Rotterdam e Dubai. I top ten sono a un tiro di schippo, al soldato Misha non resta che caricare, puntare e... centrare il bersaglio! 

 

 


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A Miami, contro Almagro, Youzhny reagisce male a un rovescio in rete

Anno per anno

 

di Fabio Bagatella - foto Ray Giubilo

 

E’ il 1999 l’anno che segna il passaggio del 17enne Mikhail Youzhny al professionismo. Si aggiudica 4 Futures (Bielorussia F1, Russia F2, Gran Bretagna F10 e F11) ed esordisce nel circuito ATP al torneo casalingo di Mosca grazie ad una wild card. L’impatto non è facile: raccoglie 5 games contro Vacek (46). Può comunque consolarsi con un ranking ATP (290), migliorato dall’inizio della stagione di oltre 700 posizioni.

 

Nel 2000 si avvicina ai top 100. A soli 17 anni esordisce in Coppa Davis. Il team russo guidato da Kafelnikov e Safin liquida la pratica Belgio nelle prime due giornate, Misha gioca a risultato acquisito sconfiggendo O. Rochus (327). S’impone nel Challenger di Samarcanda e rompe il ghiaccio anche nel circuito maggiore. Sull’erba di ‘s-Hertogenbosch supera Nestor (154) per poi cedere ad Escude (18).  A Mosca è capace di battere Santoro (36) e T. Johansson (60) prima di arrendersi 7-6 al terzo a Rosset (35). Conclude la stagione al numero 113 della classifica mondiale.

 

Nel 2001 entra per la prima volta tra i top 100, con i primi 50 nel mirino. E’ l’anno dei primi Slam e riesce subito a mettersi in evidenza. All’Australian Open raggiunge un buon terzo turno (out contro Ilie, 49), a Wimbledon addirittura gli ottavi (fermato solo dal futuro finalista Rafter, 10), agli US Open ancora un terzo turno (stoppato da un altro futuro finalista Sampras, 10). Miglior risultato nel circuito la semifinale di Copenaghen dove è sconfitto da Vinciguerra (47). Chiude un’annata di transizione ma egualmente positiva al 58o posto del ranking ATP.

 

Il 2002 è un anno che rimarrà indelebile nella vita di Misha. Pochi mesi dopo l’improvvisa e dolorosa perdita del padre, consegna alla Russia la prima Davis della sua storia. Realizza una vera e propria impresa dando il 3-2 ai russi dopo aver rimontato due set a Paul Henri Mathieu (36) ed ammutolito il Palais Omnisport di Bercy che già pregustava il trionfo francese. Continuano i progressi  iniziati l’anno prima: vittoria e primo titolo ATP sulla terra di Stoccarda (6-4 al quinto su Canas, 19), finale di San Pietroburgo (ko contro Grosjean, 7), semifinali di Casablanca e Monaco (murato sempre da El Aynaoui, 19) ed ancora una volta ottavi a Wimbledon (out contro Hewitt, 1). Conclude la stagione come 32o giocatore al mondo. 

 

Il 2003 è una stagione di conferme ma senza l’acuto che ci si poteva attendere. Tre semifinali (Doha, Halle e Lione), quattro “quarti” (Monaco, Bastad, Stoccarda e San Pietroburgo) e gli ottavi all’Australian Open costituiscono un discreto bottino. Le prime vittorie su un top ten (Novak , 9 superato a Melbourne e sulla terra tedesca) un fatto non trascurabile. Per il moscovita, che deve incassare sempre in Germania un pesantissimo “cappotto”da Coria (7), un’annata nel complesso poco entusiasmante. A fine anno è numero 43 all’ATP.

 

Il 2004 conduce Youzhny molto vicino ai top ten grazie ad un ottimo rush finale. Sono i Giochi Olimpici ateniesi a fare da spartiacque alla stagione del moscovita. Fino alle Olimpiadi semifinale di Dubai, “quarti” a Milano ed Amburgo e tante eliminazione nei primi turni. Dopo Atene arrivano in rapida successione il terzo turno dell’US Open, la finale di Pechino, i “quarti” di Lione, la semifinale di Mosca, la vittoria sul veloce di San Pietroburgo e i “quarti” di Bercy. Sconfigge tra gli altri Nalbandian (9) negli USA ed Henman (8) a Parigi. La 45a posizione che occupava alla vigilia dei Giochi Olimpici si trasforma in un ottimo 16o posto al termine della stagione.

    

Il 2005 è un’annata incolore. Non riesce mai a superare i quarti di finale che comunque raggiunge ben sette volte (Duabi, Bastad, Kitzbuhel, Cincinnati Masters Series, Pechino, Mosca e San Pietroburgo). Fino a luglio, con pochi punti da difendere, vivacchia sulla classifica di fine 2004 senza tuttavia sfruttare il buon seeding in molti tornei. Dopo gli ottavi di Wimbledon (fuori contro Gonzalez, 20), si sveglia dal letargo per non perdere i punti guadagnati l‘anno prima. Arrivano comunque solo quattro “quarti” e la classifica non può che risentirne. Conclude la stagione al 44o posto. Può consolarsi con i primi sorrisi in doppio: vittoria a Mosca (con Mirnyi) e finali a Doha (con Pavel) e Pechino (con Tursunov).

 

Il 2006 registra il primo grande (e fino a oggi migliore) risultato in uno Slam assieme al ritorno verso i piani alti del ranking ATP. Dopo un buon inizio (quarti a Doha, Zagabria e semifinale in Dubai), un lungo passaggio a vuoto di sei mesi dove è degna di nota la sola semifinale di Kitzbuhel. E’ l’US Open a rilanciarlo prepotentemente. Vi arriva da numero 54 al mondo e supera nell’ordine Hrbaty (22), Massu (41) e i tre big spagnoli (Ferrer, 13, Robredo, 5 e Nadal, 2). Solo il beniamino di casa Roddick (10) gli nega la finale. Alla fine delle due settimane newyorkesi risale al 24o posto del ranking chiudendo l’annata due posizioni più avanti (22) non prima di aver dato il proprio contributo alla vittoria russa nella semifinale di Davis contro gli USA battendo Blake (9).

 

Il 2007 è una stagione decisamente positiva con il fiore all’occhiello del primo ingresso nei top ten. Dopo due anni di digiuno, trionfa sul duro di Rotterdam dove regola Berdich (12), Ferrer (15), Djokovic (14) ed in finale Ljubicic (8) che racimola solo 6 giochi. Raggiunge la finale a Dubai (dove si arrende a Federer, 1 dopo aver piegato Nadal, 2) e a Monaco (ko contro Kohlschreiber, 49). Semifinali a Zagabria, Amersfoort (Olanda) e San Pietroburgo, “quarti” a Doha, Marsiglia, Halle e Bercy. Fatta eccezione per il rovescio all’US Open con Kohlschreiber (38) sono sempre i due re dell’ATP Federer (1) a Melbourne e Parigi, e Nadal (2) a Londra,  a sbarrargli la strada alla soglia dei quarti di finale. Il 13 agosto, anche se per una sola settimana, occupa la 10a posizione mondiale. Con un bilancio complessivo di ben 51 vittorie al cospetto di sole 23 sconfitte (30-14 sul veloce) e un ranking stagionale costante (sempre tra i top 20), Youzhny è la seconda forza russa tennistica dietro al solo Davydenko. Chiude l’annata 19o e torna a vincere anche nel doppio (Doha con Zimonjic e Monaco con Kohlschreiber).

 

Nel 2008 parte a razzo ma la sua corsa si ferma subito. L’inizio di stagione è eccezionale: sul cemento di Chennai domina ed incamera il quarto titolo in carriera schiantando in finale Nadal (2) con un impietoso 6-0 6-1; a Melbourne demolisce Davydenko (4) negli ottavi ma si arrende alla sorpresa e,  futuro finalista, Tsonga (38). Il grande  avvio gli permette di toccare il suo best ranking di sempre: ottavo al mondo per quattro settimane a febbraio. Tutto il resto dell’anno è sottotono: da segnalare solo due “quarti ” (a Marsiglia e Gstaad) e gli ottavi a Wimbledon dove Nadal (2) si vendica con gli interessi lasciandogli sette games. Un’infezione virale gli impedisce di partecipare all’US Open: la sua striscia di Slam consecutivi si interrompe a quota 23 ma ciò che più conta è che ne condiziona in negativo anche l’ultima parte dell’annata. Conclude la stagione relativamente lontano dai primi (32) ma con ancora buoni riscontri nel doppio (vittoria ad Halle e Tokyo sempre con Zverev).

 

Nel 2009 un’ultima parte in gran spolvero lo riporta a ridosso dei migliori dopo una stagione fino a quel momento difficile. Fino alla sconfitta contro Chiudinelli (161) al secondo turno di Flushing Meadows l’annata è magra: si salvano solo la finale di Monaco, la semifinale di Kitzbuhel e i “quarti” al Queen’s (dove supera Simon, 7). La classifica non può che risentirne: esce dai top 50 e precipita sino al 76o posto della classifica (aprile). L’ultima parte dell’anno è invece una gran bella cavalcata: 16 matches vinti in 20 incontri disputati, finale a Tokyo, trionfo a Mosca (il quarto sul veloce, cedendo solo un tie-break in tutta la settimana) e ancora finale a Valencia dove liquida Tsonga (9) e Davydenko (7) prima di inchinarsi a Murray (4). Il suo ranking torna a sorridere: a fine stagione rientra tra i primi 20 (19). Può vantare anche il prestigioso titolo nel doppio del Queen’s (in coppia con Moodie).

 

Il trend positivo iniziato lo scorso autunno si conferma anche nel 2010. All’Australian Open un problema al polso gli impedisce di giocare il terzo turno contro Kubot (86) ma lo spettacolo offerto al primo turno contro (52) rimane uno dei best match del Maior australiano. A Dubai è un guaio al ginocchio a fermarlo proprio nell’atto conclusivo contro Soderling (8) dopo aver piegato in semifinale Djokovic (2). Il serbo si rifà la settimana dopo in Dubai negandogli al fotofinish la gioia del sesto titolo ATP. Nell’ultimo weekend per il primo turno di Davis ha guidato la Russia nella facile vittoria contro l’India. Occupa attualmente la 13a posizione nel ranking mondiale.

 


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La scheda

 

a cura di Fabio Bagatella - foto Ray Giubilo

 

Nome e cognome completo  

Mikhail Mikhailovich Youzhny

Data di nascita 

25 giugno 1982

Età 

27 anni

Luogo di nascita 

Mosca (Unione Sovietica)

Nazionalità 

Russa

Residenza 

Mosca (Russia)

Altezza 

183 cm

Peso 

73 kg

Professionista dal  

1999

Gioco 

Destro (rovescio a una mano)

Titoli ATP (singolo) 

5 (2002: Stoccarda; 2004: San Pietroburgo; 2007: Rotterdam; 2008: Chennai; 2009: Mosca)

Titoli ATP (doppio) 

6 (2005: Mosca con Mirnyi; 2007: Doha con Zimonjic, Monaco con Kholschreiber; 2008: Halle, Tokyo con Zverev; 2009: Queen’s con Moodie)

Finali ATP (singolo) 

9 (2002: San Pietroburgo; 2004: Pechino; 2007: Dubai, Monaco; 2009: Monaco, Tokyo, Valencia; 2010: Rotterdam, Dubai)

Finali ATP (doppio) 

3 (2005: Doha con Pavel, Pechino con Tursunov; 2008: Rotterdam con Kohlschreiber)

Attuale classifica ATP (singolo) 

No. 13

Miglior classifica ATP (singolo) 

No. 8 (28 gennaio 2008)

Attuale classifica ATP (doppio) 

No. 165

Miglior classifica ATP (doppio) 

No. 43 (11 settembre 2006)

Miglior risultato Australian Open (singolo)

 

Quarti di finale (2008)

Miglior risultato Roland Garros (singolo)

Quarto turno (2007)

Miglior risultato Wimbledon (singolo)

Quarto turno (2001, 2002, 2005, 2007, 2008)

Miglior risultato US Open (singolo)

Semifinale (2006)

Miglior risultato Grande Slam (doppio)

Quarti di finale in coppia con Friedl (2006)

Matches vinti/persi ATP+Grande Slam (singolo)

308/227

Matches vinti/persi

ATP+Grande Slam (doppio)

89/110

Matches vinti/persi Coppa Davis (singolo+doppio)

17/16

Allenatore

Boris Sobkin

Guadagni totali in carriera

$6,582,480

Nickname

Misha

Stato civile

Coniugato (con Yulia il 22 novembre 2008)

 

 


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