I PIEDI DENTRO IL CAMPO
Avendo affrontato solo destri (come Thiem, come gli altri semifinalisti), ha impostato ogni match con il dritto incrociato a cercare il rovescio dell'avversario (in linea di massima, il colpo più debole). Capita spesso che il bombardamento provochi l'errore altrui, ma se il palleggio resta vivo, Nadal non fa una piega e tira il vincente dall'altra parte. Si tratta di una strategia simile a quella di un pugile, ormai adottabile su ogni superficie. Sulla terra rossa, tuttavia, è ancora più semplice. Lavora ai fianchi l'avversario, poi lo mette al tappeto con un colpo da KO. Nei cinque match parigini, Rafa ha tirato 61 vincenti con il dritto. Di questi, il 72% (44) hanno infilato l'avversario alla sua destra. Facendo un'ulteriore selezione, 31 erano tipici dritti lungolinea (i restanti erano inside out a uscire). Insomma: tramortisce l'avversario con l'incrociato, poi lo punisce con il lungolinea. C'è poi da considerare il punto d'impatto: Nadal è noto per le se straordinarie doti difensive, ma la forza fisica non può essere quella di 10-12 anni fa. E allora, come ha rivelato Carlos Moyà, sta cercando di modificare il suo gioco per fare meno fatica, accorciare gli scambi e – di conseguenza – allungare la carriera. Per ora sta funzionando, poiché il 56% dei suoi dritti vincenti sono partiti da dentro al campo. Magari parte da dietro, ma al momento di spingere riesce a mettere i piedi dentro il rettangolo. Ma c'è di più: spesso il colpo decisivo arriva dopo uno scambio piuttosto lungo, ottimo per scippare energie all'avversario. Una specie di guerra di logoramento. Quando chiude con un dritto vincente, la media degli scambi è di 7 colpi. Se è l'avversario a punirlo con lo stesso colpo, in media avviene dopo uno scambio di 4,6 colpi. Se poi il palleggio si prolunga, l'esito sembra scritto: sopra i dieci colpi, Rafa ha chiuso per 16 volte con un dritto vincente. I suoi avversari soltanto due.